Lorenzo Utile - Oltre 8 milioni di persone sono sparse fra Sudan, Niger, Repubblica Centrafricana, Chad, Sahel e Corno d’Africa, in condizioni disastrose a causa dei conflitti della Regione. Il Sudan sta vivendo la situazione più drammatica a causa della rivolta della Rapid Support Force del generale Mohamed Hamdam Dagalo contro l’autorità riconosciuta a livello internazionale, guidata dal generale Abdel Fattah Al-Buhran.
Dalla metà di aprile 2023 stanno mettendo a ferro e fuoco il Sudan, compresa la capitale Karthoum, con una crisi umanitaria devastante, sulla quale la comunità internazionale sta tergiversando, per ovvi interessi terzi e altre situazioni di crisi come Medio Oriente e Ucraina. Guerra, carestia, siccità, stanno provocando la diffusione di epidemie, pochissimi ne parlano, perché l’attenzione è catalizzata su altre aree geopolitiche.
I colloqui in Arabia Saudita non hanno portato risultati, sono subentrati interessi di attori regionali e internazionali, anzitutto la Russia con Dagalo per il controllo delle miniere di oro e altre risorse naturali.
La possibilità di un accordo resta remota, la crisi del Sudan è molto grave ma l’instabilità regna in tutta l’area. Se la crisi non si risolve, ci saranno conseguenze negative in Eritrea, Etiopia, Sud Sudan e anche in Egitto, specie per la questione profughi e sfollati. Se il confine con l’Etiopia è chiuso, le merci per l’Eritrea arrivano dal Sudan, ma la guerra sta ostacolando questo flusso e sta interrompendo un rapporto commerciale forte.
Ci sono poi gli interessi americani sicuramente, e la questione della base russa sul Mar Rosso, dove gli Houthi attaccano le navi mercantili. Nello Yemen di fatto si sta ancora combattendo, mentre esiste il rischio che la guerra divampi ancora di più per la tensione fra Etiopia e Somalia sulla questione del Somaliland.
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