Assadakah News - Almeno 100 vittime e decine di feriti, un bilancio che potrebbe aggravarsi e include già molte donne, anziani e bambini. È la portata dal massacro avvenuto il 4 giugno a Wad al-Noura, villaggio nello Stato di Gezira, portato dai paramilitari ribelli della Rapid Support Force, comandati da Mohamed Hemeti Dagalo, che hanno assediato e bombardato con artiglieria pesante, accanendosi sulla popolazione.
L’eccidio di Wad al-Noura è l’ultimo capitolo di una guerra innescata per il controllo di Khartoum, e i numeri dell’allarme umanitario sono devastanti.
L’Alto Commissariato ONU per i rifugiati registrava a inizio giugno un totale di oltre 9,2 milioni di persone costrette ad abbandonare la propria abitazione, con oltre 7 milioni di sfollati nel perimetro del Paese e oltre 1,8 milioni in fuga oltre i confini. Più di 600mila sono defluiti oltre la frontiera con Ciad e altri 500mila hanno virato sul nord, in Egitto. La crisi umanitaria è più acuta della media nel Darfur, lo stato sud-occidentale che aveva già vissuto sulla sua pelle i bagni di sangue della guerra dei primi anni duemila.
Human Rights Watch ha imputato alle RSF una nuova ondata di massacri contro la popolazione locale nel «contesto di una campagna di pulizia etnica contro i Masalit e altre popolazione non arabe»,un déjà vu rispetto agli spettri di genocidio di inizio millennio. Mini Minawi, governatore del Darfur occidentale, ha pubblicato sulla piattaforma X un video dopo appare una distesa di cadaveri, attribuendo l’eccidio ai paramilitari sotto la guida di Hemetti. Minawi parla di «150» vittime e lancia un appello alla comunità internazionale: «Cosa si aspetta il mondo da queste milizie - si legge nel post -e cosa si aspettano i paesi sostenitori da queste milizie?». Le notizie sono statea confermate dal governatore di Al-Jazira Al-Tahir Ibrahim Al-Khair, citato dall'agenzia ufficiale Sudan News Agency, rilanciata dalla turca Anadolu. Al-Khair ha affermato che le "brutali violazioni" commesse dalle RSF a Wad Al-Noora e nei suoi dintorni costituiscono un crimine di guerra. Le immagini condivise sui social media - presumibilmente nel villaggio attaccato - mostrano più di 100 persone sepolte in una fossa comune.
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