Talal Khrais - Un incontro cordiale, amichevole, quello avuto con S.E. Sayed Altayeb Ahmed, ambasciatore della Repubblica del Sudan in Italia, comunque su un argomento molto importante a livello internazionale: la situazione nella quale versa il secondo Paese più esteso dell’Africa dopo l’Algeria, in questo giorni preso in una situazione di emergenza, fra forze contrapposte che si sfidano apertamente, e una popolazione che vuole un Paese pacifico, dopo i passati conflitti durati per decenni. Poche domande dirette, risposte altrettanto chiare e decise, che sono lo specchio di una realtà purtroppo ancora attuale.
Ambasciatore quale sono i motivi che hanno causato questo conflitto in atto nel suo Paese?
“Il 15 aprile è avvenuta una insurrezione illegale del gruppo paramilitare RSF, Rapid Support Force, guidato dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, chiamato Hemeti, legato a interessi internazionali, contro il legittimo Stato rappresentato dal generale Abdel Fattah al Burhan, capo del Consiglio sovrano che guida il Paese. Si tratta quindi di una ribellione contro le istituzioni ufficiali di uno Stato sovrano.
Hemeti voleva compiere un vero e proprio colpo di Stato, assassinando il generale Abdel Fattah al Burhan, iniziando ad attaccare le postazioni delle Forze Armate Sudanesi, le quali hanno legalmente reagito come era normale che facesse, per difendere il governo legalmente riconosciuto, che stava per altro portando il Sudan verso il processo di transizione. Le Forze Armate del Sudan sono nate oltre cento anni fa, sono un esercito addestrato e professionale, che agisce rispettando il diritto internazionale umanitario, in primo luogo per proteggere la popolazione che infatti è vittima innocente di questa drammatica situazione, anche perché gli scontri sono stati all’interno dei quartieri abitati. Ecco perché il conflitto si sta allungando, e le Forze Armate non hanno potuto determinare la situazione a loro favore, perché hanno dovuto tenere nella giusta considerazione le vite dei civili”.
Come sono considerate oggi in Sudan le Forze di Supporto Rapido?
“Per quello che hanno fatto nei confronti del Paese sono considerati soltanto ribelli fuorilegge ed è stato detto anche dal comandante delle Forze Armate, Abdel Fattah al Burhan. Abbiamo concordato più spesso delle tregue che questi ribelli hanno puntualmente violato, non hanno rispettato nemmeno una tregua per motivi umanitari. Usano la gente come scudi umani per rallentare l’offensiva dell’esercito regolare e non è più possibile che questa forza paramilitare continui ad opporsi all’esercito nazionale, perché la legge prevede che nel Paese esista una sola forza armata ufficiale dello stato”.
Esiste il rischio che l'evacuazione delle ambasciate possa isolare ancora il Sudan dal Mondo?
"Ci sono due risposte. La prima gli Stati che hanno ambasciate a Khartoum hanno preso la decisione di evacuare i loro cittadini dalla capitale per la loro incolumità. Hanno chiesto di evacuare il personale diplomatico e i connazionali, e le Forze Armate hanno collaborato per questa missione, perché ci teniamo alla loro vita. Sono rimasti alcune organizzazione umanitarie che hanno liberamente scelto di non abbandonare il Sudan, fra cui i missionari Salesiani, i volontari di Emergency e di Music for Peace”.
La seconda risposta è che le Nazioni Unite e l’Unione Europea non hanno abbandonato e continuano lavorare da Port Sudan. Il Sudan oggi non sarà mai più isolato, Paesi come gli Stati Uniti, l’Unione Europea, l’Unione Africana e la Lega Araba hanno dichiarato che non abbandoneranno il Sudan. Non c’è dubbio che l’assenza della rete diplomatica rallenti il ritmo delle relazioni. Facciamo un appello alla comunità internazionale, perché rimanga in sostegno delle legittime autorità del Sudan, e che i ribelli siano denunciati alla Corte Internazionale, per le violenze contro il popolo del Sudan, per crimini contro l’umanità, per le aggressioni compiute contro le sedi diplomatiche, in violazione del Diritto Internazionale e dei diritti umani. Colgo l’occasione anche per fare un appello a tutti gli amici del Sudan, per l’invio di materiale sanitario, che al momento è una priorità urgente”.
Ambasciatore, ha avuto incontri con le Autorità italiane in questo periodo?
“Ho avuto diversi incontri con autorità italiane, c’è una grande e profonda comprensione in Italia, la situazione è molto ben conosciuta. I rapporti con l’Italia risalgono a 3000 anni fa, quindi abbiamo relazioni molto ben consolidate, e frequenti, per la cooperazione e soprattutto per la pace. Ringrazio soprattutto le organizzazioni umanitarie italiane che hanno scelto di rimanere a fianco del nostro popolo”.
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