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Sudan - Assadakah condanna uccisione governatore West Darfur

Assadakah News Agency - Ancora una volta i reparti paramilitari noti come Rapid Support Force, hanno dimostrato la loro opposizione a che il Sudan possa giungere a una pacificazione e a una ripresa e rinascita di uno Stato libero e indipendente.

L’associazione italo-araba Assadakah apprende con costernazione e tristezza la notizia del rapimento e della barbara uccisione di Khamis Abdullah Abkar, governatore della provincia occidentale del Darfur, ancora una volta territorio insanguinato dalla violenza di un gruppo, l’RSF, che dovrebbe essere inserito nella lista delle organizzazioni terroriste più pericolose, da parte dei governi di tutto il mondo.



Questo crimine allontana la speranza della popolazione sudanese, di trovare un equilibrio e una giusta via che finalmente possa portare il Pase africano a vivere una pace che merita da troppo tempo. Assadakah esprime la propria solidarietà al popolo del Sudan e ai legittimi rappresentanti delle forze armate nazionali e del governo del Sudan.

Khamis Abkar, poche ore prima di essere sequestrato e ucciso, aveva ritenuto queste forze responsabili di violazioni commesse nella regione Stato, soprattutto nella principale città, El Geneina, e aveva condannato ufficialmente, e con grande fermezza, le violenze compiute dalla milizia ribelle.

Il governatore Abkar è stato uno dei protagonisti dell'accordo di pace di Juba con il governo nel 2020, passo importante per porre fine al conflitto nella regione durato quasi due decenni.

Il governatore Abkar così si era espresso: “Abbiamo bisogno di un intervento decisivo da parte della comunità internazionale per proteggere la popolazione di questa regione da violenze che costituiscono un autentico crimine contro l’umanità".

I combattimenti hanno ucciso più di 1.800 persone, secondo l'Armed Conflict Location and Event Data Project (ACLED), ma il numero effettivo di vittime potrebbe essere molto più alto, secondo le agenzie umanitarie e le organizzazioni internazionali. Stando ai dati delle Nazioni Unite, il conflitto ha causato lo sfollamento di circa due milioni di persone, di cui oltre 900mila fuggite dalla capitale a causa della violenza e oltre 475mila che hanno cercato rifugio nei Paesi vicini.

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