Assadakah News - Dopo più di un anno di guerra, nella capitale sudanese restano solo scheletri dei palazzi, grattacieli e grandi mercati. Tra le rive del Nilo gli scontri armati continuano con violenza, ma c’è chi è deciso a rimanere Il mercato dell’oro è un cimitero di macerie e cadaveri sbranati dai cani. La sede della tv di stato è diventata un luogo di tortura. L’archivio cinematografico nazionale è stato sventrato durante una battaglia, e i suoi tesori ingialliscono al sole. I colpi d’artiglieria sorvolano il fiume Nilo e vanno ad abbattersi su abitazioni e ospedali. C’è chi seppellisce i morti davanti alla porta di casa. E chi marcia in gruppi ordinati, per andare a unirsi alle milizie cittadine. In un silenzioso reparto per pazienti malnutriti, neonati affamati lottano per la sopravvivenza. A intervalli di pochi giorni ne muore uno. A causa della guerra in Sudan, milioni di persone hanno dovuto lasciare la capitale Khartoum, fuggendo in cerca di un posto sicuro. Tra loro, migliaia di donatori di sangue che ci permettevano di garantire i rifornimenti della “blood bank” del Centro Salam: parenti dei pazienti, abitanti delle comunità vicine…
Un anno di conflitto e bombardamenti ha distrutto Khartoum, oggi spettrale e praticamente deserta. Ha reso pericoloso spostarsi e sempre più difficile trovare donatori di sangue, specie per i gruppi sanguigni più rari.
“Oggi ogni singola donazione fa la differenza, in un contesto già messo a dura prova da continui limiti logistici e di approvvigionamento” racconta Elisabetta dal Salam. È grazie alla generosità dei parenti di pazienti e delle persone della vicina comunità di Soba, che si presentano spontaneamente per donare il sangue, che riusciamo a proseguire le attività. Un atto di generosità indispensabile per assicurare trasfusioni tempestive e scorte di emocomponenti per il nostro ospedale”.
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