Assadakah News Agency - Il presidente del Consiglio di Sovranità del Sudan, Abdel Fattah Al-Buhran, si è rivolto alla comunità dei sette stati dell’IGAD, l'Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo, organizzazione internazionale politico-commerciale formata dai paesi del Corno d'Africa, fondata nel 1986, e ha parlato della attuale situazione del proprio Paese che dallo scorso 15 aprile è sconvolto dalla guerra iniziata dalla Rapid Support Force, le truppe ribelli, eredi dei famigerati Janjaweed già responsabili del genocidio del Darfur, comandati dal generale Dagalo, già vice dello stesso Al Buhran.
Al-Buhran ha dichiarato che la firma della Dichiarazione di Principi Umanitari di Jeddah è stata un'opportunità reale e tempestiva per porre fine alla crisi in modo pacifico se i ribelli avessero aderito a quanto firmato: “È stato dimostrato al di là di ogni dubbio che la ribellione non aveva alcuna volontà politica di fermare la guerra contro lo Stato e i cittadini. Siamo pienamente convinti che la IGAD possa svolgere un ruolo fondamentale in Sudan come l'organizzazione più vicina a comprendere la realtà del Paese e la realtà di ciò che sta accadendo attualmente. Nonostante gli attacchi barbarici che la nostra storia contemporanea non ha mai conosciuto prima, da parte delle milizie ribelli di Sostegno Rapido, non abbiamo chiuso la porta a soluzioni pacifiche e abbiamo accolto con favore ogni sforzo che porti a fermare lo spargimento di sangue e la distruzione del nostro Paese. Abbiamo affrontato positivamente tutti gli sforzi dell'IGAD, dei paesi vicini e della piattaforma Jeddah. La questione dell'esistenza di un unico esercito nazionale che monopolizzi l'uso della forza militare è una questione che non può essere ammessa. Il continuo arrivo di mercenari da alcuni paesi vicini, vicini e lontani, che porta a prolungare la guerra e a commettere ulteriori atrocità. La nostra priorità è il cessate il fuoco, il raduno delle forze ribelli nelle aree concordate, la rimozione di tutto ciò che ostacola la fornitura di aiuti umanitari urgenti e la restituzione dei beni saccheggiati ai cittadini, seguiti dall'avvio di un processo politico globale basato su una pura volontà nazionale di raggiungere un consenso nazionale. Portare armi e fare la guerra contro lo Stato non può essere un mezzo per ottenere privilegi politici immeritati. Il principio di responsabilità funziona e l'impunità per le atrocità senza precedenti degli insorti è l'unico modo per evitare che si ripetano”.
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