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Sudan - A rischio ospedale di Emergency

Assadakah News - Nella mattinata di ieri, 16 ottobre, le schegge provocate da due attacchi aerei avvenuti a distanza di mezz’ora uno dall’altro, a poche centinaia di metri dal compound dove sorgono il Centro Salam di cardiochirurgia e l’ambulatorio di pediatria di Emergency a Soba Hilla (sud di Khartoum) hanno raggiunto l’ingresso della struttura. Il rischio che pazienti e staff potessero essere colpiti da schegge vaganti ha obbligato la sospensione delle attività pediatriche, già riprese nella giornata di oggi.

A Khartoum da giorni i combattimenti tra forze governative, Sudanese Armed Forces (SAF), e forze paramilitari ribelli, Rapid Support Forces (RSF), si sono intensificati.

“Dall’inizio della guerra è stato l’episodio più vicino a noi e abbiamo deciso di prendere immediatamente delle precauzioni, racconta Giovanni Tozzi, responsabile del programma Emergency in Sudan. Nessun paziente o membro dello staff è stato ferito, ma abbiamo ritenuto opportuno sospendere momentaneamente le attività della clinica pediatrica, ora già riprese, e limitare i movimenti all’esterno perché davanti ai cancelli dell’ospedale giungono sempre molti pazienti durante la giornata e la sala d’attesa della pediatria è all’aperto. Per noi è fondamentale tutelare la sicurezza di pazienti e colleghi”.

Emergency, presente nel Paese dal 2003, prosegue le sue attività nella capitale Khartoum con il Centro Salam di cardiochirurgia e con un ambulatorio pediatrico; a Port Sudan, nello stato del Mar Rosso dove stanno affluendo migliaia di profughi, con un altro centro pediatrico. A Nyala, in Sud Darfur, ha dovuto chiudere il centro pediatrico, ma continua ad assistere i pazienti cardiaci. Ha aperto, inoltre, una clinica per pazienti cardiaci ad Atbara nel nord-est del Paese. “Dall’inizio della guerra lavoriamo in condizioni difficili – conclude Tozzi –, ma non abbiamo mai sospeso le nostre attività che proseguiamo continuando a monitorare la situazione del Paese e gli sviluppi del conflitto. Chiediamo alle parti in guerra di rispettare le strutture sanitarie ancora operative e di garantire il proseguimento delle attività umanitarie in supporto alla popolazione sudanese”.

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