Assadakah News Agency – Come confermano le dichiarazioni del nunzio apostolico Hubertus van Megen, l’arrivo di papa Francesco in Sud Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo ha un valore senza precedenti. In un territorio ancora preda si scontri intestini e di interessi stranieri, indipendente dal 2011, il 3 febbraio arriva il pontefice, dopo una lunga e meticolosa preparazione, e naturalmente fra misure di sicurezza estreme. Nonostante le immense ricchezze naturali, la popolazione vive nella povertà, e questo non stupisce. Guerre tribali, interessi terzi, una guerra civile che ha causato oltre 400mila vittime in sei anni, sfollati e crisi umanitaria.
Lo stesso pontefice, già nel 2019, diede un forte impulso alla pacificazione di quest’area, con l’incontro fra i massimi vertici nazionali, e un accordo di pace fra il presidente Salva Kir e i designati dell’opposizione, fra cui Riek Machar.
Papa Francesco chiese di rimanere nella pace, lavò loro i piedi con un gesto mai dimenticato che, dopo la delusione della mancata visita del luglio scorso, rimandata per consentire al papa di effettuare terapie al ginocchio, oggi lo accolgono, assieme all’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby e al moderatore della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields. La comunità internazionale si aspetta un forte incoraggiamento, e un grande passo verso la pacificazione.
Il popolo del Sud Sudan ha sofferto e non solo recentemente, ma da anni, si potrebbe dire che dall'indipendenza del Sudan dagli inglesi, o poco dopo, già si erano avuti i primi scontri con il Nord, con il governo di Khartum. Una guerra civile con tanti morti. Il popolo è veramente stanco, aspira alla pace, ogni persona vorrebbe vivere una vita in pace, per questo si spera nell’arrivo del papa. Gli sfollati in Sud Sudan sono milioni, direi quasi che ogni famiglia ha almeno qualche membro, se non tutta la famiglia, che è sfollato.
Molti sud sudanesi hanno dovuto lasciare il loro villaggio, la loro città, per andare in un altro posto nel Paese a causa della guerra, del conflitto. Inoltre, ultimamente, ci sono state inondazioni, per cui non è solo più il conflitto la causa, ma anche i disastri naturali, ecologici, che pesano su questa nazione, e allora si è pensato che sia molto importante per il papa di poter incontrare questa gente che vive nei campi sfollati attorno a Juba e alle altre grandi città del Sud Sudan, per poter avere un'impressione della loro sofferenza e anche della loro speranza, la grande forza, direi quasi, del continente africano. In qualche modo devono continuare a vivere, e questo mi sembra forse l’incontro più importante per il papa, quello con questa gente, per sentire le loro storie, le loro testimonianze.
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