(Agenzia Nova) - L'Alta autorita' elettorale indipendente (Isie) ha annunciato la lista definitiva dei candidati idonei alla presidenza della Tunisia. I tre candidati ammessi sono Kais Saied, presidente uscente che corre per un secondo mandato, Zuhair Maghzaoui, ex parlamentare e segretario generale del Movimento popolare, e Ayachi Zammel, ingegnere chimico e fondatore del movimento Azimoun, arrestato questa mattina all'alba per sospetta falsificazione delle sponsorizzazioni. Come anticipato nei giorni scorsi dal capo dell'ente, Farouk Bouaskar, Isie ha detto l'ultima parola sui candidati. Dopo aver esaminato le indicazioni del tribunale amministrativo e le sue motivazioni, nonche' le sentenze della magistratura, Isie non ha ammesso alcuni aspiranti i cui ricorsi erano stati accettati in appello dal tribunale amministrativo, ovvero quelli di Imed Daimi, Mondher Zanaidi, Abdellatif Mekki. Nelle scorse ore, la disputa tra tribunale amministrativo ed Isie aveva gia' alimentato il dibattito pubblico, con il foro che ha respinto una richiesta di ricusazione di alcuni suoi membri presentata dall'ente elettorale.
Kais Saied, 66 anni, nazionalista, professore di diritto e appassionato di letteratura araba, ha avviato durante il suo primo mandato un profondo processo di trasformazione del Paese nordafricano, iniziato con l'estromissione di governo e Parlamento il 25 luglio 2021 e culminata con la stesura di una nuova Costituzione approvata tramite referendum il 25 luglio del 2022, dando vita a una Repubblica presidenziale. In economia, Saied ha rifiutato un prestito del Fondo monetario internazionale (Fmi) di circa 2 miliardi di dollari, preferendo un percorso di riforme interne basato sulle risorse nazionali. Sul fronte migratorio, la Tunisia ha dichiarato una propria area Sar (ricerca e soccorso in mare) e avviato una stretta contro le "mafie" che gestiscono il traffico di esseri umani - in particolare subsahariani.
In Europa, alcune organizzazioni non governative e parte della stampa hanno espresso preoccupazioni sul mandato di Saied, in particolare per il suo stretto rapporto con la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni. Diversi gruppi, tra cui alcune forze politiche europee, l'opposizione tunisina e i movimenti islamisti, hanno messo in discussione il sostegno europeo a Saied, citando questioni relative ai diritti umani e presunte violazioni nei confronti dei migranti.
Zuhair Maghzaoui, 59 anni ex attivista sindacale e simbolo del nazionalismo di stampo nasserista, ha dichiarato che la sua candidatura rappresenta un'opportunita' per trasformare la Tunisia nei prossimi cinque anni, proponendo un programma elettorale basato su una visione scientifica e non su illusioni. "Ora viene la parte piu' difficile da fare, per costruire un futuro migliore per la Tunisia. Le elezioni presidenziali sono un'opportunita' per trasformare il Paese nei prossimi cinque anni e passare dagli slogan e alla concretizzazione degli obiettivi in realta'. La Tunisia non puo' piu' sopportare di perdere tempo nella lotta contro i mulini", ha dichiarato poco dopo l'accettazione della sua candidatura.
Ayachi Zammel, ingegnere chimico e direttore generale del gruppo Ayachi attivo nell'agroalimentare, e' un ex parlamentare e fondatore del movimento Azimoun, che propone un "patto sociale nazionale per una nuova Tunisia". Laureato alla Facolta' di Scienze a Tunisi, Zammel ha acquisito competenze economiche gestendo un progetto agricolo collettivo. Candidato alla presidenza con 10.457 raccomandazioni popolari, si oppone a Saied e critica il governo, promuovendo idee social-liberali e difendendo le liberta' democratiche. In passato, e' stato deputato del partito secolarista Tahya Tounes e ha difeso gli imprenditori tunisini dalle accuse di corruzione aggiungendo che, secondo lui, sarebbero in realta' le prime vittime di quello che ha definito "il processo individualista avviato dal 25 luglio".
Zammel e' stato prelevato questa mattina dagli agenti della Guardia nazionale per essere nuovamente interrogato in relazione a quattro denunce presentate contro di lui per sospetta falsificazione delle raccomandazioni popolari.
Le elezioni presidenziali in Tunisia si svolgono in base alle disposizioni della Costituzione del 25 luglio 2022 che ha introdotto nuovi criteri di ammissibilita' per i candidati e della legge elettorale adottata da Isie. La legge elettorale che disciplina le elezioni presidenziali presenta delle novita', ritenute controverse dall'opposizione, per quanto riguarda l'eta', la nazionalita' e il godimento dei diritti civili e politici. In particolare, l'articolo 89 della suddetta Costituzione prevede che il diritto di eleggibilita' alle elezioni presidenziali e' un diritto riconosciuto a qualsiasi uomo o donna tunisina, che non possieda una nazionalita' diversa da quella tunisina, genitori e nonni paterni e materni tunisini: di fatto, sono esclusi dalla competizione non solo i detentori del doppio passaporto, ma anche chi, ad esempio, e' tunisino da una generazione.
L'articolo 90 prevede invece che il presidente della Repubblica sia e letto per un mandato di cinque anni a suffragio universale, libero, diretto e segreto, a maggioranza assoluta dei voti espressi negli ultimi tre mesi del mandato presidenziale. Se nessuno dei candidati ottiene la maggioranza assoluta al primo turno di votazioni, si tiene un secondo turno nelle due settimane successive alla comunicazione dei risultati finali del primo turno. Al secondo turno si presentano solo i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti al primo turno.
In seguito all'elezione, davanti alle due Camere riunte in sessione congiunta, il presidente eletto presta il seguente giuramento: "Giuro su Dio Onnipotente di preservare l'indipendenza della Patria e la sua integrita', di rispettare la Costituzione e la legislazione dello Stato e vigilare scrupolosamente sugli interessi della Patria". Se questo giuramento non puo' essere prestato davanti alle due camere, qualunque sia il motivo, il presidente della Repubblica lo presta davanti alla Corte costituzionale, che tuttavia non e' stata mai istituita. La mancata istituzione rappresenterebbe secondo la Corte africana, a cui il Paese aderisce, una lacuna nel sistema giurisdizionale interno e conseguentemente una violazione da parte della Tunisia dell'art. 7(1)(a) della Carta africana, che garantisce l'accesso alla giustizia, in combinato disposto con l'art.26 della gia' menzionata Carta, che sancisce il principio di indipendenza della funzione giurisdizionale. Un elemento di non poco conto soprattutto alla luce dello scontro tra Isie e il tribunale amministrativo, divenuto de facto garante dell'intero processo elettorale.
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