Assadakah Roma News, con Agenzia Nova, sono state fra le prime a battere e divulgare la notizia dello storico accordo concluso a Khartoum, fra le autorità per la transizione, le opposizioni e la giunta militare, per procedere alla formazione di un governo civile e portare il Paese verso la transizione democratica. L’annuncio è stato dato dal membro del Movimento di Liberazione Popolare del Sudan (Igad), Yasir Arman, e confermato dalle autorità del Governo di Transizione del Sudan.
L’accordo è stato siglato nel quadro di una riunione ministeriale di alto livello convocata a Khartoum dall’Igad ed è stato firmato da Forze per la Libertà e il Cambiamento (Ffc), Fronte Rivoluzionario Sudanese, Partito del Congresso Popolare (Pcp), Partito Unionista Democratico e da altri gruppi della società civile. L’accordo è stato preceduto dall’incontro fra i rappresentanti dell’Unione Africana (AU), delle Nazioni Unite e delle parti interessate non statali che non fanno parte dell’accordo di pace, che è comunque criticato da altre parti civili, fra cui la coalizione Sudan’s People Call.
Molte agenzie internazionali hanno diffuso la notizia, riportando gli avvenimenti delle ultime ore, che hanno condotto all’accordo, fondamentale per il raggiungimento della pace, dopo un drammatico periodo di lotte intestine.
Adnkronos ha pubblicato che il regime militare e le principali autorità di Movimento per la Libertà e il Cambiamento, hanno siglato un accordo per formare un governo di coalizione esclusivamente civile, per portare il Paese alle elezioni e a un futuro basato su valori democratici. Dopo due tentativi falliti, l’accordo è stato firmato dai due generali al governo, Abdel-Fattah Burhan e Mohammed Hamdan Dagalo, e dai leader del più grande gruppo pro-democrazia, al Palazzo Presidenziale di Khartoum. Sono invece rimasti fuori, decidendo di boicottare l'accordo, diversi gruppi, come il Comitato di Resistenza che si è sempre rifiutato di negoziare con i generali.
L’agenzia Agi-Afp a sua volta a divulgato l’informazione, secondo cui l’accordo ha un valore fondamentale per un ritorno alla transizione e un governo civile, a un anno dalla crisi innescata dal colpo di stato militare di un anno fa. Nell'ottobre 2021, il capo dell'esercito Abdel Fattah al-Burhan ha preso il potere, interrompendo la già difficile transizione verso un governo civile, iniziata dopo un precedente colpo di stato, nel 2019, che ha deposto il dittatore Omar al-Bashir. Dall'inizio dell'anno scorso, proteste e scontri di strada hanno causato 120 vittime, una crisi economica vertiginosa e un aumento della violenza etnica in diverse regioni anche periferiche. Le divisioni fra i gruppi civili si sono approfondite dopo il colpo di stato, e alcuni gruppi continuano a sostenere l’accordo con i militari, mentre altri insistono sull'escludere qualsiasi dialogo. L'accordo si basa su una bozza di Costituzione transitoria, proposta dall'Ordine degli Avvocati del Sudan lo scorso settembre. Non affronta però i dettagli su questioni politiche più spinose, come il sistema giudiziario di transizione e l'attuazione di riforme nell'esercito. Il documento menziona specificamente le Forze di Supporto Rapido, tuttavia non sono stati forniti ulteriori dettagli su come o quando queste riforme saranno attuate: molti degli emendamenti sono stati promessi in un accordo del 2020 che ha visto il precedente governo di transizione del Sudan riappacificarsi con diversi ribelli nelle province più lontane del Paese.
Anche diversi ex leader dei ribelli, che hanno formato un proprio blocco politico, hanno respinto l'accordo, sostenendo che serve solo gli interessi dei militari e delle Forze della Libertà e del Cambiamento. Secondo quanto emerge dalla bozza, l'accordo prevede che i militari sudanesi facciano un passo indietro dalla politica e che le "forze rivoluzionarie" che hanno firmato l'accordo decidano un nuovo primo ministro per supervisionare una transizione di due anni, un periodo di 24 mesi che inizierà dopo la nomina del primo ministro. In risposta alla firma, i leader del Comitato di Resistenza pro-democrazia hanno indetto manifestazioni di protesta.
L’agenzia LaPresse/AP, ha posto l’accento sulle condizioni del Sudan e il caso regnante da quando il generale Burhan, ha organizzato il colpo di stato di ottobre 2021 che ha capovolto la precedente transizione democratica del Paese, seguita a tre decenni di governo autocratico di Omar al-Bashir, ex leader rovesciato ad aprile 2019 a seguito di una rivolta. L'inviato speciale delle Nazioni Unite per il Sudan, Volker Perthes, ha assistito alla firma dell’accordo e successivamente, durante un discorso nel palazzo, ha definito l’evento come "di proprietà sudanese e guidato dal Sudan". L'intesa giunge dopo mesi di negoziati, facilitati da un gruppo di mediazione composto da quattro parti (USA, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Gran Bretagna), ed è stato evidenziato anche come negli ultimi mesi, la carenza di pane e carburante, causata in parte dalla guerra in Ucraina, è diventata una tragica routine in Sudan.
Askanews ha posto l’accento a sua volta sulla crisi che affligge il Paese africano dal colpo di stato di poco più di un anno fa e ha ricordato che l'accordo fa parte di un processo politico in due fasi, e arriva dopo il colpo di stato del generale Abdel Fattah al-Burhane del 25 ottobre 2021, che ha fatto deragliare la transizione al governo civile. Ansa-Afp e agenzia Dire diffondono a loro volta la notizia, evidenziando che una delle principali forze politiche del Sudan ha firmato un accordo con la giunta militare al potere per una transizione verso un governo civile che dovrebbe durare alcune settimane. L'intesa è comunque stata rifiutata da diversi partiti e dalla quasi totalità dei grandi movimenti della società civile sudanese.
Secondo quanto riporta l'emittente Radio Dabanga citando Jaafar Hasan, portavoce del consiglio centrale delle Forze per la Libertà e il Cambiamento (Ffcc), la firma dell'intesa dovrebbe avvenire oggi e non dovrebbero essere previste posticipazioni ulteriori, come invece suggerito dai media sudanesi, che riferiscono di richieste in tal senso da parte di altri partiti promotori del patto. I negoziati che hanno portato a questo avvicinamento con i militari sono stati mediati da un meccanismo trilaterale composto da Nazioni Unite, Unione Africana e Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad). E’ previsto che sia questo stesso organismo a supervisionare la firma del documento finale. Secondo quanto riporta Radio Dabanga, l'accordo prevede una fase "quadro" e poi una "definitiva", che dovrebbe essere suggellata fra un mese.
Per la BBC il documento deve stabilire i termini per una nuova costituzione, che dovrebbe poi fornire il contesto per il ritorno a un governo civile. In questo primo documento però potrebbero risultare assenti i riferimenti ad alcune delle questioni ritenute chiave dalla società civile, come la riforma delle forze armate e la giustizia transizionale.
Euronews a sua volta annuncia che i leader militari del Sudan e il principale gruppo pro-democrazia del Paese hanno firmato, un accordo per la formazione di un nuovo governo civile e che con questo patto il Sudan spera di ottenere aiuti internazionali per far fronte ad una crisi economica e umanitaria allarmante. Il ritorno dell'esercito al potere in seguito al colpo di stato dell'ottobre 2021 aveva causato il congelamento dei fondi della Banca Mondiale, che coprivano il sostegno alimentare di circa l’80% della popolazione. L'accordo potrebbe porre fine a un lungo periodo di tumulti, iniziato con il colpo di stato attuato dal generale al-Burhan nell'ottobre 2021, che aveva interrotto un altro tentativo di transizione democratica.
Africarivista.it riporta l’agenzia nazionale SUNA e annuncia l’accordo ed evidenzia la soluzione che pone fine alla situazione di stallo innescata da un colpo di Stato guidato dall’esercito nell’ottobre 2021. Evidenzia poi che pone l’accento su un esercito nazionale professionale unificato, e che si impegnerà a criminalizzare i colpi di Stato militari. L’accordo quadro adotterà anche una politica estera equilibrata che serva gli interessi del Sudan. Il documento ha inoltre fissato il periodo transitorio a due anni dal momento della nomina del primo ministro. L’accordo amplierà i poteri del primo ministro durante questi 24 mesi.
Secondo l’accordo quadro, citato da focusonafrica.info, i vertici dell’esercito e delle Forze di Supporto Rapido (Rsf) si ritireranno definitivamente dall’azione politica, ma parteciperanno attraverso il Consiglio di Sicurezza e Difesa, i cui compiti e poteri saranno determinati dalla Costituzione transitoria. Il Consiglio sarà presieduto da un primo ministro civile. L’accordo prevede inoltre che il capo dello Stato sia una figura civile che presieda anche le forze armate e le forze di supporto rapido, e proibisce inoltre la formazione di milizie militari o paramilitari. Non sufficientemente chiarito resta il problema dei gruppi islamisti che si oppongono all’accordo.
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