Lorenzo Utile - L’incontro fra l’inviato del governo cinese Wang Kej-jan e il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, che ha dato ufficialità al riconoscimento di Pechino, è avvenuto a Doha, in Qatar, e non a caso. Doha riconferma il ruolo determinante nella mediazione nelle trattative fra l’organizzazione di resistenza palestinese e gli israeliani guidati niente di meno che dal capo del Mossad, Dvid Barnea, e adesso anche in presenza della Cina. Wang e Haniyeh si sono scambiati opinioni sul conflitto di Gaza e su altre questioni, evidenziando la necessità di fermare rapidamente aggressione e massacri indiscriminati, e raggiungere gli obiettivi politici e l'aspirazione di uno stato palestinese indipendente.
A Doha sono ore cruciali per i negoziati indiretti, dopo il gelo delle scorse settimane: David Barnea è rientrato a Tel Aviv per aggiornare il proprio governo, mentre Hamas accusa Israele di voler sabotare negoziati.
Bliken in Arabia
A sostenere la ripresa dei negoziati è giunto anche il segretario di Stato USA Anthony Blinken, nel suo sesto viaggio diplomatico nella regione. Prima tappa Arabia Saudita, poi Egitto. L’obiettivo resta un accordo che garantisca una pausa temporanea nei combattimenti e il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. Blinken ha detto che porterà avanti anche le conversazioni sugli accordi per la governance, la sicurezza e la riqualificazione della Gaza post-bellica.
Nuovi raid nella Striscia
Nel frattempo, l’esercito israeliano continua a operare da Khan Yunis a Rafah, e anche al nord dove a Jabalya, secondo fonti palestinesi, ci sono stati otto morti, fra cui anche dei bambini. L'emittente Al Jazeera ha riferito poi che altre 23 persone sarebbero morte in un raid contro la rotonda Kuwait della città di Gaza, luogo di distribuzione di aiuti umanitari.
Il bilancio delle vittime palestinesi nella Striscia dal 7 ottobre è di almeno 31.820 morti e 73.935 feriti, secondo il Ministero della Sanità locale gestito da Hamas.
Durante la riunione, verranno esaminate alcune delle proposte e controproposte avanzate a Doha, con lo scopo di capire l’opinione del governo israeliano sulle idee avanzate dai mediatori. La notizia della riunione segue quella del rientro di Barnea in Israele, arrivato ieri nella capitale qatariota per tenere dei colloqui con i mediatori qatarioti ed egiziani nella speranza di raggiungere un accordo per sospendere i combattimenti per sei settimane e garantire il rilascio di almeno 40 ostaggi ancora nelle mani di Hamas.
Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al Ansari, ha riferito che esistono buone speranze che si giunga a un accordo, per la comune volontà delle parti. Il portavoce del dicastero ha spiegato che i colloqui si concentrano sulla questione dell’ingresso degli aiuti umanitari e il raggiungimento di una tregua temporanea a Gaza, evidenziando la necessità che Israele sia ritenuto responsabile della sicurezza dei civili e delle strutture sanitarie nella Striscia.
Nella serata di ieri, 19 marzo, a Doha è stata tenuta una riunione per lo scambio fra ostaggi e prigionieri. A guidare la delegazione israeliana ancora David Barnea, che ha discusso un piano diviso in tre fasi proposto da Hamas per porre fine alla guerra, che prevede il rilascio di tutti gli ostaggi catturati durante l’attacco in Israele del 7 ottobre 2023, in cambio di 1.500 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.
Un’altra delegazione israeliana è a Washington per discutere le preoccupazioni degli Stati Uniti riguardo i suoi piani per l’invasione di Rafah, dove ieri sera almeno 15 persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite. Il presidente americano, Joe Biden, ha tentato nuovamente di dissuadere Netanyahu dal lanciare un’invasione terrestre.
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