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Speciale Qatar – Attore chiave in Medio Oriente e non solo


Redazione Assadakah – Bellezze naturali che non hanno confronti, una storia millenaria, un prestigioso obiettivo ormai raggiunto per quanto riguarda il riconoscimento internazionale per ospitare i Campionati del Mondo di Calcio, a simboleggiare uno status acquisito a livello globale, ma il Qatar non è solo questo, soprattutto nell’attualità del Medio Oriente e dopo la presa del potere del Talebani in Afghanistan, condizione che ne fa il principale interlocutore fra i nuovi padroni di Kabul e il resto del mondo, almeno in via ufficiale.

La situazione, come si può ben capire, non è delle più rosee, e nonostante gli sforzi della diplomazia qatarina, i risultati stentano a mostrarsi, per la chiusura culturale e politica degli stessi Talebani.

“Siamo molto delusi dagli ultimi sviluppi in Afghanistan, che costituiscono un passo indietro nella tutela dei diritti umani”. Lo ha detto il ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, lanciando un appello affinché i Talebani applichino un modello di governo islamico più inclusivo.

La presa del potere da parte dei Talebani ha drammaticamente accorciato i tempi. Doha ha tenuto vivi i rapporti con i miliziani per anni e ora è ritenuto l’unico governo in grado di dialogare con i nuovi padroni dell’Afghanistan. Una scommessa rischiosa, che però nelle ultime settimane ha pagato enormi dividendi: il Qatar, infatti, ha svolto un ruolo fondamentale nell’aiutare gli Stati Uniti e altri Paesi a far uscire migliaia di persone dal Paese caduto nelle mani degli islamisti radicali. Il Qatar è diventato il punto di riferimento sia per chi cerca di guadagnare influenza in Afghanistan sia per chi vuole fuggire.

Nell’ultimo decennio, il Qatar ha ospitato la leadership politica dei Talebani nei negoziati di pace fra gli Stati Uniti, governo afghano e miliziani, ed è stato anche intermediario fra USA e i fondamentalisti durante i negoziati per il rilascio del sergente Bowe Bergdahl.

Immediatamente dopo che i Talebani hanno preso il controllo di Kabul, il mondo ha capito quanta influenza il piccolo Stato del Golfo avrebbe potuto esercitare: le immagini della presa del palazzo presidenziale di Kabul sono state date in esclusiva ad Al Jazeera, network statale qatarino che non ha bisogno di presentazioni. Ma sono state le operazioni di supporto alle evacuazioni – oltre il 40% degli americani che ha lasciato il Paese è transitato dal Qatar – a fare aumentare l’importanza del ruolo del Qatar nello scacchiere internazionale. Non a caso USA, Regno Unito e Olanda hanno deciso si spostare le rispettive ambasciate che operavano in Afghanistan proprio a Doha. Questo prestigioso ruolo di mediazione, ovviamente, comporta anche grandi rischi. Il problema numero uno che dovrà risolvere l’emiro Tamin bin Hamad Al Thani sarà se riconoscere o meno il governo talebano, una questione di estrema importanza nel percorso per aprire trattative ufficiali.

Il Qatar sta tentando di portare i miliziani al compromesso. Il ministro degli Esteri del Qatar ha dichiarato: “Non vogliono forze di sicurezza straniere, ma stiamo cercando di spiegare loro che per operare all’interno di standard minimi non basta controllare il perimetro di un solo aeroporto, sia pure internazionale”. Nel frattempo, sono in atto trattative anche con i governi dei Paesi occidentali: “Se i talebani formeranno un governo inclusivo e dimostreranno di non voler riportare indietro il Paese, bisognerà tenerne conto. I recenti linciaggi di cittadini afghani solo perché sorpresi a indossare bue jeans, l’annunciata esclusione delle donne dai ruoli governativi, il divieto di radersi per gli uomini, purtroppo sono segno che non promettono bene…Per il Qatar, la questione dei Campionati Mondiali di Calcio ha un’importanza determinante, a livello politico, economico e turistico, e anche questo delicato equilibrio potrebbe essere messo a rischio” ha concluso Al Thani.

Esiste poi un altro essenziale aspetto: le ingerenze straniere in Afghanistan. E’ noto che i Talebani abbiano contatti non ufficiali con Cina, Turchia e Russia, ed è a questo punto che si inserisce anche su questo piano il Qatar.

Il ruolo di Turchia e Qatar in Afghanistan, riguarda direttamente le relazioni con Cina e Russia, che hanno tenuto aperte le loro ambasciate a Kabul durante i drammatici eventi recenti. Altri tre Paesi che hanno contatti con il governo talebano (Pakistan, Arabia Saudita ed Emirati), sono anch’essi attori importanti nella nuova realtà nel paese dilaniato dalla guerra.

Pakistan, Arabia Saudita ed Emirati sono stati gli unici Paesi a riconoscere il governo talebano negli anni ’90, quando il gruppo ha tenuto le redini del potere a Kabul, poi hanno rapidamente interrotto i rapporti diplomatici ufficiali in seguito agli attacchi dell’11 settembre 2001.

A differenza della vecchia generazione, alcuni dei leader più giovani dei talebani vedono il Qatar e la Turchia come importanti mediatori e canali di comunicazione con il mondo esterno, e in particolare con l’Occidente. Non a caso i Talebani hanno affidato la ricostruzione dell’aeroporto internazionale di Kabul, a tecnici turchi e qatarioti.

Nel ristabilire necessarie relazioni con i Talebani, il Qatar fa affidamento su una lunga storia di facilitazione delle connessioni diplomatiche fra il gruppo militante e le potenze occidentali. Nel frattempo, i Paesi del Golfo e non solo cercano di usare la situazione attorno all’Afghanistan come moltiplicatore per i propri interessi internazionali, mentre Doha diventerà un riferimento diplomatico per diversi Paesi europei come l’Italia che vi sposteranno le ambasciate di Kabul.

Contemporaneamente, il Qatar cerca di internazionalizzare la questione per proporsi a tutti come interlocutore. Una strategia già marcata con il recente viaggio del ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Jassim Al Thani, in Turchia, Iran, Pakistan, Russia e Afghanistan.

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