Roberto Roggero* - Il 18 novembre si è celebrata la54a Giornata Nazionale del Sultanato dell’Oman, evento che celebra la gloriosa storia del Paese all’insegna del rinnovamento. Per la speciale occasione, il sultano, S.A. Haitham bin Tarik Al Said ha presenziato alla parata militare, culmine delle celebrazioni, con doversi membri della famiglia reale, ministri, presidenti del Consiglio di Stato e del Consiglio della Shura, consiglieri, comandanti delle Forze Armate, capi del corpo diplomatico dei Paesi arabi e stranieri accreditati presso il Sultanato dell'Oman, giudici, delegati della Procura, sceicchi e i dignitari.
Oggi il Sultanato dell’Oman è quanto mai un Paese fondamentale per i delicati equilibri dell’area del Golfo e non solo, protagonista del dialogo strategico, e lanciato verso un futuro di grandi commerci e investimenti, energia pulita e istruzione, scienza e cultura.
Il sultano ha ricevuto messaggi di congratulazioni per l'occasione da sovrani e capi di governo, organizzazioni e alti funzionari di Paesi amici. Messaggi, aggiunge ancora l'agenzia, che includono l'auspicio di una crescita progressiva, sviluppo continuo rinascimento globale.
Gli Stati membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo, o GCC, si sono distinti negli ultimi anni per aver bilanciato con successo le loro relazioni con le potenze mondiali in concorrenza tra loro, e posizionarsi al meglio nell’emergente mondo multipolare.
Fra tutti, l’Oman ha sfruttato al massimo la tradizione di solida neutralità, distinguendosi in una Regione caratterizzata dall’instabilità, e rendersi così un partner straordinariamente prezioso sia per le potenze mondiali che per quelle regionali.
In particolare, il continuo ricorso a Muscat come canale vitale per i colloqui indiretti con Teheran, ne ha fatto uno dei pilastri della politica estera dell’Oman a livello regionale, e l’ha resa centrale nello scenario di confronto in continuo peggioramento per via della crisi tra Israele e Iran.
La neutralità del piccolo Stato del Golfo è ciò che ha contraddistinto la politica estera durante i 50 anni di regno del sultano Qaboos Bin Saied, portata avanti dal sultano Haitam Bin Tariq quando è salito al trono nel febbraio 2020.
A margine del vertice per il Dialogo e la Cooperazione Asiatica, che si è tenuto a Doha lo scorso 3 e 4 ottobre, i ministri degli esteri del GCC e dell’Iran hanno tenuto discussioni informali preoccupati che le tensioni regionali potessero minacciare le loro industrie petrolifere. Alla riunione, i ministri del GCC hanno rassicurato Teheran, promettendo il mantenimento della loro neutralità nel braccio di ferro Iran-Israele.
L’Oman ha anche resistito alle pressioni dei suoi alleati del Golfo che gli chiedevano di abbandonare la sua neutralità durante la guerra tra Iran e Iraq tra il 1980 e il 1988, a sostegno di Saddam Hussein. Anche durante i successivi periodi di tensione che hanno coinvolto la Regione, Muscat e Teheran hanno continuato a cooperare su questioni come il mantenimento della stabilità nello strategico stretto di Ormuz, vitale per il transito del petrolio e gas esportati.
La neutralità dell’Oman in zone di conflitto cruciali come Yemen e Siria lo hanno reso un partner basilare, non solo per l’Iran, che ha influenza e interessi in entrambi i Paesi, ma anche per la Russia, che dal 2011 ha dato appoggio militare al presidente siriano Bashar al-Assad.
Oltre al suo ruolo di mediatore, l’Oman è anche una meta promettente e strategica per il commercio russo. Lo scorso primo ottobre, il capo del Consiglio della Shura dell’Oman, Khalid Al-Maawali,ha fatto una visita di tre giorni a Mosca, dove ha incontrato importanti dirigenti russi, tra in quali anche il Ministro degli Esteri Lavrov, e ha presentato l’Oman come destinatario privilegiato per gli investimenti del settore privato russo.
La visita è proseguita con la partecipazione dell’Oman al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, dove entrambe le parti hanno rafforzato la loro cooperazione in settori come la logistica e la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare. Anche gli investimenti dell’Oman hanno cominciato a fluire in Russia. Un esempio. Nel 2022 il fondo di investimento statale dell’Oman Southern Sea ha acquisito una partecipazione nella società commerciale con sede a Mosca, Demetra Holding, uno dei maggiori esportatori russi di grano.
Lo spostamento di attenzione della Russia verso l’Oman arriva dopo le pressioni fatte da Washington sugli altri alleati del Golfo, in particolare gli Emirati Arabi Uniti, a prendere le distanze da Mosca.
L’Oman, comunque, anche se orientato asfruttare questi benefici economici, cerca di affrontare con concretezza anche i rischi politici che possono nascere per questo avvicinamento a Mosca.
Oltre a svolgere un ruolo fondamentale nella politica di sicurezza regionale, Muscat ha assunto un ruolo chiave nella diplomazia statunitense, soprattutto durante l’Amministrazione Obama. All’epoca, Washington iniziò a fare sempre più affidamento sulle capacità diplomatiche dell’Oman mostrate durante la guerra civile dello Yemen (2014), e nell’intermediazione, discreta ma fondamentale, nei negoziati che hanno portato nel 2015all’accordo nucleare multilaterale con l’Iran.
Secondo gli analisti, il ruolo dell’Oman è insostituibile nel facilitare il dialogo, molto più di un semplice mediatore, una posizione resa possibile solo dalla sua rigorosa neutralità e dalla capacità di controllare o gestire le tensioni più grandi in Medio Oriente.
Più in generale, l’Oman esemplifica come le potenze mondiali che cercano di aumentare la loro influenza in Medio Oriente non possano farlo senza il tramite degli Stati del GCC.
(*Direttore responsabile Assadakah News)
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