Roberto Roggero - Il continente africano è nuovamente scosso da avvenimenti che fanno fare passi indietro sulla strada della pace e della cooperazione internazionale, soprattutto perché a rimetterci è la popolazione, la gente della strada. A prescindere da motivazioni politiche e schieramenti di parte, il colpo di stato in Niger sta sconvolgendo il Paese. Il presidente Mohamed Bazoum è stato rimosso dall’incarico da una giunta militare, come annunciato alla tv nazionale, insieme all’avviso di coprifuoco notturno come immediata misura di emergenza. In sostanza, visti i precedenti e la situazione in corso in Sudan, è immaginabile, anche se certo non auspicabile, una probabile ulteriore crisi umanitaria, o quanto meno bisognerebbe che la comunità internazionale sia preparata a tale eventualità. Intanto, la giunta militare del Niger, che si definisce Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria, o CLSP, ha decretato la chiusura dei confini nazionali.
La guardia armata presidenziale ha circondato il palazzo di Niamey, la capitale, residenza di Bazoum, alleato chiave dell’Occidente nel contrasto delle milizie estremiste islamiche nella regione, che aveva emesso un ordine di destituzione del comandante della stessa guardia presidenziale, generale Omar Tchiani. Bazoum è stato destituito e tenuto sotto sorveglianza, con immediata richiesta ufficiale di rilascio da parte di Washington, che prevede una escalation di tensione, anche riguardo ai diritti umani. Il Niger ha inoltre un valore strategico per la stabilità del Sahel, e anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato di seguire personalmente l’evolversi della situazione. Anche la Francia ha richiesto ufficialmente il rilascio di Bazoum e della famiglia, ma gran parte dell’esercito nazionale sta appoggiando gli autori del colpo di stato, contando anche la presenza del presidio francese di circa 1500 uomini, accusati di avere violato la chiusura del confine per avere fatto atterrare un aereo militare all’aeroporto di Niamey.
Nei fatti, il capo di stato maggiore, generale Abdou Sidikou Issa, a nome dell’esercito del Niger ha deciso di appoggiare il colpo di stato della guardia presidenziale, guidata dal generale Omar Tchiani.
La giunta militare guidata dal colonnello maggiore Amadou Abdramane con il discorso fatto alla televisione di stato ORTN ha spiegato le motivazioni, accusando Bazoum dell’estrema insicurezza nella crisi economica che attanaglia il Niger, la cui capitale oggi è presidiata da mezzi blindati.
Mohamed Bazoum, democraticamente eletto nel 2021, nel maggio scorso aveva anche denunciato interferenze del Gruppo Wagner nel Paese, dove alcuni esponenti politici erano stati arrestati per la troppa vicinanza a Mosca, ma il rischio è che, dopo Mali, Guinea, Burkina Faso e Sudan, l’influenza dei russi si stia allargando. In ogni caso, accertate cause, precedenti e situazioni attuali, prepararsi a eventuali drammatiche conseguenze per la popolazione e la stabilità, con particolare attenzione al Chad, preso fra due fuochi, il Niger a est e il Sudan a ovest…
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