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Lega Araba: chiesto mandato di arresto per Netanyahu

Assadakah Cairo - La Turchia torna a prendere parte a una riunione della Lega Araba dopo 13 anni e il presidente Recep Tayyip Erdogan mira a compattare il mondo islamico contro Israele.

A rappresentare la repubblica turca alla 162a sessione della Lega Araba, è il ministro degli Esteri, Hakan Fidan.

Da un lato il risultato del lento processo di normalizzazione che ha visto negli ultimi anni la Turchia riallacciare i rapporti con Paesi come Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto; dall'altro la leadership acquisita da Erdogan, gli appelli e i tentativi di superare le divisioni che da sempre caratterizzano il mondo islamico, per creare un fronte compatto contro Israele.

Appena tre giorni fa, il presidente turco ha messo in guardia contro "la minaccia dell'espansionismo israeliano", contro cui è necessario opporre "un’alleanza dei Paesi islamici". Per Erdogan l'unica soluzione al conflitto è la nascita di uno Stato di Palestina entro i confini del 1967. Un'ipotesi ancora molto lontana, ma che per essere rilanciata ha bisogno di un fronte ampio.

Si tratta della prima partecipazione di un rappresentante del governo turco dopo 13 anni, notizia che arriva mentre Ankara lancia appelli all'unita del mondo islamico per fermare la guerra a Gaza. La partecipazione di Fidan è anche il risultato del processo di normalizzazione voluto negli ultimi tre anni dal presidente Recep Tayyip Erdogan, e portato avanti dallo stesso Fidan negli ultimi 15 mesi come ministro degli Esteri, ma anche in precedenza in veste di numero uno dell'intelligence. Dopo aver riattivatoi rapporti con gli Emirati Arabi Uniti, il governo Erdogan si è riavvicinato anche all'Arabia Saudita. Ankara ha dovuto normalizzare anche i rapporti con il Bahrein, che ha protestato duramente in seguito alla decisione di stabilire una base turca in Qatar.

Ultimo Paese a riallacciare i rapporti con Ankara è stato l'Egitto, dopo l’interruzione delle relazioni bilaterali per la presa del potere da parte di Abdelfettah Al-Sisi nel 2013. Ne sono seguiti 10 anni di accuse e polemiche, terminate nell'ultimo anno e mezzo. Erdogan ha compiuto un viaggio al Cairo lo scorso febbraio, Sisi ha ricambiato la visita la scorsa settimana. Erdogan aveva rotto le relazioni anche con la Siria del presidente Bashar Al-Assad. Negli ultimi due mesi segnali di apertura sono però giunti sia dal presidente turco che dal leader siriano, entrambi hanno offerto la propria disponibilità a voltare pagina e portare a termine una normalizzazione fortemente voluta dalla Russia, che ha più volte offerto la disponibilità a mediare.

In base a quanto riportano i media turchi lo stesso presidente siriano Assad ha dato un decisivo via libera alla partecipazione di Fidan.

Negli ultimi anni la Lega Araba ha ripetutamente criticato la Turchia per le interferenze in Libia, per la presenza in Somalia, e per le operazioni nel nord della Siria. Critiche che si sono attenuate fino a cessare, nel documento finale dell'ultimo summit. Il governo turco ha infatti preso una posizione decisa contro il governo israeliano e le operazioni militari a Gaza, rilanciando la propria leadership all'interno del mondo islamico.

Inoltre, notizia estremamente importante e grande passo decisionale della stessa Lega Araba, nello scenario attuale del Medio Oriente, i ministri degli Esteri dei Paesi arabi riuniti al Cairo hanno ufficialmente chiesto alla Corte Penale Internazionale (CPI) di emettere mandato di arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del suo ministro della Difesa, Yoav Gallant, come dichiarato dal rappresentante palestinese, Muhannad Abdul-Karim al Aklouk.

La Procura della CPI aveva già sollecitato nello scorso maggio i mandati di arresto contro Netanyahu e altri alti dirigenti politici e militari israeliani per crimini di guerra e lesa umanità, così come contro tre leader di Hamas.

La Corte aveva tuttavia deciso di rimandare la decisione in merito, dopo un ricorso della Gran Bretagna (atto di vassallaggio nei confronti di Washington e Tel Aviv) in cui si contestava la giurisdizione della stessa CPI in materia, ricorso non ancora risolto.

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