Roberto Roggero - Descrivere Petra in poche parole non è assolutamente facile, anzi, diciamo pure impossibile, vista la grande quantità di testimonianze e la vastità del sito, per esplorare il quale è necessaria almeno un’intera giornata, poiché Petra non è solo la facciata del Tempio del Tesoro pubblicizzato sui manifesti e cataloghi di mezzo mondo, ma un percorso dal fascino incredibile. In ogni caso, è indubbio che ne valga la pena, e per tale motivo proprio a Petra si conclude il viaggio di Assadakah attraverso le meraviglia della Giordania.
Non è ancora stato accertato il periodo in cui venne edificata Petra, ma è certo che raggiunge particolare importanza durante il regno dei Nabatei, nel 1° secolo a.C. quando divenne il centro del commercio di incenso, specie e della ricercatissima mirra. Fu parte dell’impero romano e continuò ad essere un importante centro commerciale, finché il terremoto del 4° secolo ne decise il progressivo declino e abbandono, rimanendo luogo frequentato dalle tribù di Beduini che la custodirono come un luogo segreto e lontano da ingerenze straniere, finché l’esploratore svizzero Johannes Burckhardt riuscì ad arrivarci, travestito da arabo. Fu l’inizio della rinascita di Petra, soprattutto a livello turistico, quando divenne famosa come la “Città Rosa”, a causa della intensa colorazione delle rocce nelle quali sono scolpiti la maggior parte dei monumenti e in particolare le grandi facciate.
I Nabatei usarono Petra principalmente come sito sepolcrale, ma la stranezza è il non avere ritrovato tracce di resti umani in nessuna delle numerose tombe presenti. E’ provato che Petra fu abitata per circa 10mila anni, fatto confermato dai numerosi ritrovamenti, e appare come ideale connubio fra aspetti culturali, naturali, archeologici e geologici.
Nell’itinerario è possibile contemplare i grandi Blocchi di Djinn, monumenti di forma quadrata, la Tomba dell’Obelisco di epoca nabatea, sormontata da quattro piramidi (“nafesh”) e una nicchia con un bassorilievo che ritrae le cinque persone sepolte. Vi è poi il Triclinio e una sala per i banchetti cerimoniali, sovrastata da una incisione con la scritta “Abdomanchos”, che indica una sorta di tomba di famiglia, risalente all’epoca del re Malichus, intorno al 50 a.C. I Nabatei realizzarono poi la cosiddetta Diga, utilizzata per fare defluire le acque del Wadi Musa, del Siq Al-Whadi e del Wadi Al-Mataha, un canale lungo circa 90 metri scavato nella roccia, che testimonia la profonda conoscenza dei Nabatei per quanto riguardava l’ingegneria idrica.
Il Siq, la gola, è la via che conduce verso il Tesoro, ed è una spaccatura naturale della roccia, lunga oltre 1 km. Lungo il Siq si notano diversi interventi, fra cui alcuni tratti dove vi è ancora la strada romana, la Stazione di Sabinus Alexandrus e le Pietre Nabatee.
Al termine del Siq, si apre Al-Khazen, il Tesoro, la più famosa facciata di Petra, alta 40 metri e decorata con capitelli corinzi, fregi, figure e diversi altri elementi, sormontati da una grande corona e da un simulacro di urna funebre. Secondo la leggenda, è all’interno di questo luogo che sarebbe nascosto il mitico Tesoro del Faraone, ma la vera funzione dell’edificio, scavato all’interno della montagna nel 1° secolo a.C. rimane ancora oggi un mistero.
Alla sinistra del Tesoro si apre Strada delle Facciate, la fila di tombe dei Nabatei scavate nella roccia, fra cui una particolarmente ampia, probabilmente usata come deposito per gli utensili dei lavoratori, poi la Tomba Matrimoniale, e un’altra che rappresenta un monumento funebre con gradini scolpiti, che portano al luogo del culto sacrificale, che domina l’intero sito.
Il Teatro offre un colpo d’occhio decisamente stupendo, ai piedi della Collina del Sacrificio, con tre doversi ordini di file e sette scalinate, con una capienza di circa 4.000 persone. Unico teatro al mondo scolpito direttamente nella roccia.
Lungo la via che scende alla sinistra del Tesoro, si apre la strada delle Tombe Reali. Fra le altre, spiccano la Tomba dell’Urna, risalente al 70 d.C. con un ampio cortile e porticato, e una serie di nicchie con piccole camere funerarie.
Vi è poi la Tomba di Seta, così chiamata per i colori della facciata di roccia nella quale è scolpita, quindi la tomba Corinzia, siile al Tesoro, con elementi Nabatei e stile classico fusi insieme, e quindi il Monumento del Palazzo, del 2° secolo, con facciata a cinque piani. Vi è poi il Ninfeo, fontana pubblica semicircolare e punto di raccordo fra Wadi Musa e Wadi Al-Mataha, con colonne Nabatee e con un albero di Pistacchio di circa 500 anni.
A seguire, la Chiesa bizantina del 5° secolo, la Strada Nabatea delle Colonne, il Grande Tempio che occupa una superficie di circa 7.000 metri quadrati, il Castello della Ragazza, il Tempio dei Leoni e il Monastero, del 2° secolo, uno dei più grandi monumenti di Petra, voluto da re Rabel II.
Comments