Roberto Roggero - Oggi conosciuta con il nome di Jerash, la antica Gerasa risale all’epoca Neolitica, e fu la principale città dell'omonima regione, nel nord del Paese, a circa 30km dalla capitale Amman. Sorge sulle rive del Wadi Jerash, parte del bacino idrografico del Giordano, ed un territorio fertile, prevalentemente coltivato a terreno agricolo. Fin dai tempi antichi, durante l’Età del Bronzo, e del Ferro, fu costantemente abitata, soprattutto in epoca romana. Il primo rilevante insediamento fu realizzato dai Greci, dopo la conquista di Alessandro Magno, la Gerasa divenne importante in particolare durante l’impero romano, dopo la conquista della regione da parte di Pompeo, nel 64 a.C. e annessa alla provincia di Siria.
Gerasa fece parte di un circuito commerciale e militare, con altre nove città, e per questo denominato Decapolis. Nei due secoli successivi, strinse rapporti con i Nabatei e, grazie ai profitti del commercio e alle ricchezze dell'agricoltura, divenne molto ricca. Nel 1° secolo d.C. fu ridisegnata e assunse il classico aspetto del modello romano, con una strada principale affiancata da un lungo (cardo massimo) intersecata da due strade secondarie (decumani).
Dopo che l'imperatore Traiano, nel 106, incluse il regno nabateo nei possedimenti romani, a Gerasa affluirono molte ricchezze, e diversi edifici furono abbattuti, per fare posto a nuove lussuose e imponenti costruzioni. Anche l’imperatore Adriano dedicò particolare attenzione a Gerasa, e in occasione della sua visita, nel 129, venne eretto un Arco di trionfo. In quel periodo, Gerasa era abitata da circa 20mila persone. Raggiunse il culmine della fama all'inizio del 3° secolo, quando le fu conferito il titolo di colonia, fino al graduale decadimento, iniziato con la distruzione di Palmyra, nel 273, e con il graduale abbandono delle vie carovaniere, dovuto allo sviluppo del commercio marittimo. Sotto l'imperatore bizantino Giustiniano (527-565) furono erette sette chiese, anche se si fece uso in buona parte delle pietre provenienti dai templi e santuari romani.
Successivamente giunsero i Sasanidi provenienti dalla Persia, nel 614, quindi la conquista araba del 636, che accentuarono la decadenza di Gerasa, fino al devastante terremoto del 747, che ne determinò il declino definitivo. Nel 12° secolo fu occupata dai Crociati, poi fu completamente abbandonata, fino al 16° secolo.
Vicino alla porta meridionale della città di trova il Foro, con una insolita forma ellittica, per la necessità di collegare l'asse del Tempio di Zeus con quello del Cardus Maximus, ed è contornato da 56 colonne ioniche e lastricato con pietre di calcare di finissima qualità, che dal centro verso l’esterno diventano sempre più grandi. Dal Foro una scalinata con rilievi di tralci e melograni conduce alle rovine del Tempio di Zeus, con un cortile costruito su un porticato a volta per compensare la conformazione del terreno. In questo luogo si tenevano i sacrifici. Gli scavi hanno riportato alla luce fregi ispirati alle espressioni artistiche dei Nabatei.
Accanto all'arco di Adriano, costruito tra il 1 e il 3° secolo, si trova l’ippodromo, con una capacità di circa 15mila spettatori, dove tenevano gare di atletica e di corse di bighe.
Le mura di Gerasa furono costruite in quello stesso periodo, ma con l'espandersi della città il perimetro fu ampliato nei secoli successivi.
L’anfiteatro, alle spalle del tempio di Giove, fu costruito tra l'81 e il 96 e poteva ospitare circa 5.000 spettatori su due piani. Il palcoscenico, a due livelli, comprende eleganti decorazioni, e l’acustica è ancora oggi di notevole effetto.
A seguire, vi sono il Cardo Massimo, il Macellum, i Tetrapilon meridionale e settentrionale. La grande strada colonnata è la via principale della città, lunga 800 metri, e conserva ancora la pavimentazione originale. Le 500 colonne ai lati della strada avevano altezze diverse per adattarsi alle facciate dei palazzi che sorgevano alle loro spalle.
Nei due punti dove il cardo incrociava i decumani sud e nord furono costruiti altrettanti tetrapyla. Quello meridionale era formato da quattro basamenti che sorreggevano, ciascuno, quattro colonne, sormontate da un piano con sopra una statua. Vi sono poi tre chiese costruite una a fianco dell'altra, nella parte alta della città: San Giorgio, edificata nel 530; San Giovanni Battista, edificata nel 531; e
la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, consacrata nel 533, con mosaici sono ancora in buone condizioni e la pavimentazione con figure zoomorfe e simboli medici. La cattedrale fu eretta nella seconda metà del IV secolo, sul sito dove sorgeva un tempio di Dioniso del II secolo, a sua volta costruito al posto di un tempio nabateo dedicato al dio Dushara.
Dietro alla chiesa, si vedono i resti di un bacino quadrangolare, il Ninfeo, al centro di un piccolo atrio, che veniva chiamato il cortile della fontana dove, in epoca bizantina, veniva commemorato il miracolo delle nozze di Cana, quando Cristo, trasformò l'acqua in vino.
Il Tempio di Artemide fu costruito tra il 150 e il 170, fiancheggiato da 12 colonne corinzie e rivestito di marmo come i pavimenti. Durante il periodo bizantino fu trasformato in bottega di terraglie e utensili da cucina e dopo la conquista araba venne fortificato, ma i Crociati lo distrussero quasi completamente.
Il teatro settentrionale, costruito nel 165, è più piccolo del teatro meridionale, ed era destinato a ospitare assemblee politiche più che spettacoli.
Gerasa aveva due terme, quelle occidentali, situate vicino al cardo massimo, costruite nel 2° secolo, erano molto grandi, una struttura quadrata sormontata da una cupola, mentre quelle orientali, più piccole erano situate nella parte bassa della città.
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