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Speciale Giordania - La magia di Wadi Rum

Roberto Roggero - Il viaggio di Assadakah alla scoperta della meravigliosa terra di Giordania continua con l’escursione nel deserto di Wadi Rum, un vero e proprio mondo a parte.

Dal 2011 patrimonio Unesco, noto anche come Wadi Qamar (Valle della Luna), è una vasta vallata che il tempo e la natura hanno modellato nei millenni, a circa 60 km da Aqaba, unico sbocco a mare della Giordania, ed è caratterizzato da un paesaggio sabbioso, inframezzato da montagne di roccia granitica.

La parola Wadi infatti significa “elevato”, anche se alcune fonti la riferiscono a Iram, la Città delle Colonne, sebbene la popolazione locale la riferisca invece alla vetta più alta del territorio, il Jebel Rum, di 1.755 metri, o al Jebel Umm Al-Dami, monte che sorge poco più a sud, di circa 1.830 metri, che è anche il monte più alto del Paese.

Le prime tracce di attività umana nel Wadi Rum risalgono ad almeno 8.000 anni, in epoca preistorica, quando la zona era appunto chiamata Iram, e prova di questo sono le circa 30mila incisioni rupestri che decorano le pareti di arenaria. Sono incisioni realizzate dalle tribù Thamudeni provenienti dal sud della penisola arabica, e successivamente dei Nabatei giunti nell’area nel 6° secolo a.C. che si fusero con i Thamudeni e che adoravano gli stessi dei, in particolare Dushara, presente anche nelle incisioni rupestri di Petra.

Al tempo in cui la Giordania era parte della sfera di influenza greca e poi parte dell’impero romano, la zona era ricca di vigneti (oggi scomparsi), il cui prodotto era molto apprezzato. Oggi il territorio è popolato dai beduini Zalabiyya e Zuweida, e recentemente è stato anche il set cinematografico del film “The Martian” con Matt Damon.

Nella stori più recente, il deserto di Wadi Rum è stato teatro di una fra le più celebri imprese del colonnello Thomas Edward Lawrence, che in questa zona aveva il proprio comando e che attraversò alla guida delle tribù arabe che conquistarono Aqaba, in mano ai turchi ottomani, con un inaspettato attacco alle spalle, proprio attraverso il deserto, mentre la città era fortemente difesa a fronte mare.

Ciò che stupisce di Wadi Rum sono le varie colorazioni del paesaggio, che cambiano a seconda della posizione del sole, spaziando dal bianco, al giallo, rosso, arancione, marrone, e gli stupefacenti archi naturali di roccia e le formazioni a forma di fungo, plasmate dal vento e dalla erosione, nel corso dei millenni.

Non mancano flora e fauna tipiche del luogo, fra cui la presenza dello stambecco, del lupo grigio, della volpe rossa, del gatto delle sabbie e della antilope del deserto, recentemente reintrodotta in quanto dichiarata estinta nel 1972. Vi son poi arbusti di rara bellezza come l’anemone rosso, fiore nazionale del Paese, e piante che i Beduini utilizzano da secoli per le più svariate funzioni medicinali.

Il territorio è particolarmente tutelato, oltre che da organizzazioni internazionali, soprattutto dalla Royal Society for Conservation of Nature, istituzione voluta dalla regina Noor di Giordania, con un piano di conservazione che raggruppa gli abitanti del luogo per occuparsi del mantenimento dell'area, sotto l'Autorità Economica Speciale di Aqaba, con la cooperazione di una équipe italiana dell’Università di Firenze. Oggi il Wadi Rum ospita strutture organizzate, integrate nel paesaggio, che offrono opportunità imperdibili di soggiorno, con escursioni sulle antiche piste delle carovane beduine, e opportunità di godere dell’imperdibile fascino della notte nel deserto, spettacolo difficilmente descrivibile a parole.

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