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Speciale Giordania - Il Paese alle urne

Assadakah Amman - I cittadini aventi diritto del regno hashemita di Giordania, sono chiamati oggi al voto, a quasi un anno dall'inizio del conflitto che scuote il Regno di Abdallah II e l'intera regione mediorientale.

Degli 11 milioni di cittadini, oltre 5 milioni quelli chiamati alle urne.  La sfida è particolarmente importante per i giovani, il 45% dell'elettorato, e le donne al 52,6%. Si voterà col nuovo piano di riforma costituzionale della normativa politica approvato nel 2021, e si eleggeranno in via diretta 138 deputati su 1.623 candidati. Il Parlamento del Regno hashemita resterà in carica per quattro anni.

In questi mesi molti i cittadini scesi in piazza in solidarietà con Hamas: il 66% in un sondaggio pubblicato dal Washington Institute ha approvato l'attacco del 7 ottobre contro Israele, nonostante l'organizzazione islamista radicale fosse stata espulsa dal Regno nel 1999. Tuttavia la crisi e le proteste hanno rinvigorito i partiti di opposizione, in particolare le fazioni islamiste in aperta critica con le scelte governative sia sul trattato di pace del Regno con Israele, che per chiedere la ripresa dei contatti ufficiali con Hamas. Solo ieri un cittadino originario di Udhruh a est della meravigliosa Petra, ha colpito al confine di Allenby uccidendo tre israeliani prima di essere a sua volta neutralizzato. Il valico è stato riaperto solo oggi, non senza le feroci critiche da parte del premier Netanyahu.

Secondo gli esperti il voto giordano è atteso come "un indicatore importante dello stato della politica interna di questo importante alleato regionale''. La Giordania è riuscita in questi mesi a bilanciare la rabbia pubblica e lo sfruttamento politico di questa rabbia, portando il populismo delle dichiarazioni a favore della questione palestinese a non minare l'impegno con gli Stati Uniti e i principali alleati nella politica estera. Una delle prove più visibili è stato il ruolo di Amman nei negoziati e nell'operazione difensiva per intercettare i missili sparati dall'Iran contro Israele nella primavera scorsa. Tuttavia la popolazione avverte la sicurezza e il vicino sciita come minacce significative per la stabilità del paese. La guerra colpisce l'economia, già provata da debolezze strutturali e dall'impatto della pandemia da COVID-19. Poi è arrivato il calo nel turismo -10% nel primo trimestre del 2024 - e del commercio - 20% della movimentazione ad Aqaba, l'unico porto della Giordania, a causa degli attacchi da parte degli Houthi nel Mar Rosso.

Il piano di riforma

I giovani sono i più colpiti dalle conseguenze economiche della guerra con il 46,1% di disoccupazione. Un dato significativo se si considera, come ha reso noto la Commissione elettorale indipendente (Iec), che circa il 45 per cento degli elettori ha meno di 35 anni e il 21,9 per cento ne ha meno di 25. Circa 600mila (l'11,54 per cento) votano per la prima volta.

Il piano di riforma prevede un processo graduale in tre cicli elettorali che culminerà in un Parlamento composto da almeno il 65 percento di membri di partiti politici. Propone inoltre misure per aumentare la partecipazione di giovani, donne e minoranze e fornisce suggerimenti relativi al governo locale. La rapida approvazione da parte del parlamento uscente di nuove leggi elettorali e sui partiti politici nel 2022 riflette la priorità accordata a questi cambiamenti dalla corte reale.

Alcune delle modifiche chiave includono la creazione di un sistema ibrido che combina una lista nazionale con liste distrettuali, abbassando l'età minima per i candidati da 30 a 25 anni e aggiungendo posti obbligatori per donne e giovani nelle liste dei partiti.

Queste elezioni rappresentano la prima fase del piano, con il 30% dei seggi (41 su 138) riservati ai partiti, 31 in lizza divisi in tre grandi gruppi. Gli islamisti dominati dall'Islamic Action Front, fondato come braccio politico dei Fratelli Musulmani nel 1992, il partito più consolidato e meglio organizzato della Giordania, che ha dominato la scena politica dal 1989 e che via via ha perso potere. La sinistra è un'amalgama di fazioni socialiste e nazionaliste arabe, molte delle quali estensioni di partiti e movimenti panarabi transnazionali.  Terzo gruppo è quello che comprende i partiti conservatori e istituzionali, ex funzionari governativi e figure tribali, che se prima erano indipendenti, con il nuovo piano devono creare partiti politici.

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