Lorenzo Utile - E’ il Continente Nero, così lo si conosce storicamente, dove secondo le ricerche ufficiali è nata la vita, e oggi considerato il vero Eldorado, specialmente dal punto di vista dell’industria dell’energia, gas e petrolio prima di tutto, e a seguire una lunga lista di risorse naturali, fra cui fosfati, oro, diamanti, coltan, ecc. e non certo ultimo, l’oro bianco, l’acqua che è già motivo di contesa se non di conflitto.
A causa delle non poche situazioni di crisi, tuttavia, gli investimenti nel settore petrolifero ed energetico sono in fase di rallentamento, almeno dal 2014, il che suggerisce un più che probabile imminente aumento dei prezzi, a causa delle politiche energetiche di molti Paesi, fra cui l’Italia con l’ormai noto Piano Mattei.
Le grandi società multinazionali, però, hanno una tale disponibilità da permettersi di non rallentare negli investimenti, in particolare esplorazione e successiva trivellazione, estrazione e via via tutto il processo fino allo scatto dell’interruttore della luce o all’accensione dell’automobile. Così l’attenzione delle grandi firme si sta concentrando su aree nuove e più promettenti, molte delle quali in Africa, dove in diversi Paesi è in atto un profondo processo di conversione verso l’utilizzo di idrogeno verde e fonti rinnovabili.
All’inizio di marzo, la francese Total Energies ha dichiarato che volere acquisire il 33% di un blocco di esplorazione al largo del Sudafrica, e la società partner Qatar Energy ha già acquisito il 24% del blocco. Parte del programma di esplorazione si svolgerà anche nella vicina Namibia, con il Bacino Orange in condivisione con il Sudafrica, per volumi in grado di competere con la Guyana e un potenziale dichiarato di circa 5 miliardi di barili. Sono poi state confermate altre 15 scoperte di volumi commerciali di idrocarburi in 17 pozzi di esplorazione dal febbraio 2022, la maggiore delle quali è stata fatta da Total Energies con il giacimento Venus al largo della Namibia, con riserve stimate di 3 miliardi di barili. Oltre a Total Energies e Qatar Energy, anche la canadese Africa Oil Corp ha acquisito porzioni dello stesso Bacino Orange, con un potenziale di circa 4 miliardi di barili di greggio.
Un’altra società di Houston ha raggiunto l’accordo per l’acquisizione dell’operatore svedese Svenzka Petroleun Exploration in Costa d’Avorio con una partecipazione del 27% nel giacimento Baobab, con circa 4.500 barili lordi di petrolio al giorno, e piani di espansione a lungo termine.
Nel settore Liquified Natural Gas l’Europa è entrata fra i grandi acquirenti da due anni, con grande impulso all’esplorazione. Il progetto Greater Tortue Ahmeyim LNG, ad esempio, sta per entrare nel terzo trimestre, al confine tra Senegal e Mauritania, guidato da BP in collaborazione con Kosmos Energy e le compagnie energetiche statali dei due Paesi, e con una capacità annua iniziale di 2,3 milioni di tonnellate, da espandere a 10 milioni in tre fasi.
Anche in Tanzania esistono progetti LNG per sfruttare le risorse di gas offshore del Paese, con investimenti per circa 45 miliardi di dollari da parte di Equinor, Exxon e Shell, per una produzione di almeno 10 milioni di tonnellate all’anno.
L’esplorazione di petrolio e gas in Africa è in piena espansione, in parte perché il continente contiene molte delle riserve globali di idrocarburi non ancora scoperte e in parte perché i governi locali sembrano aperti all’idea di una nuova economia.
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