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Solidarietà Italia-Libano

MM - Lucia De Conno, dermatologa in pensione, da anni combatte, insieme ad alcuni colleghi, della 2nd Generation Aid Onlus per ridare la speranza a quelle persone in Libano che non hanno i mezzi per potersi curare. Sono oltre un milione. Per risvegliare le coscienze, a Roma si è tenuto un incontro culturale con cena, patrocinato dall’Ambasciata del Libano e dell’Associazione Italo Araba Assadakah rappresentata all’incontro da Talal Khrais e da MM.

Attualmente la grave crisi economica di questo paese, un tempo considerato la Svizzera del Medio Oriente, è stata ulteriormente aggravata dalla guerra in Ucraina, maggiore fornitore di grano del Libano. Alla carenza di elettricità e di medicinali essenziali, si aggiunge dunque la carenza di farina, il cui prezzo aumenta di giorno in giorno, a fronte di una riduzione inenarrabile dei salari e di un’inflazione galoppante. E mentre il Ministro degli Esteri Saudita si rivolge alla comunità mondiale chiedendole di “assumersi la responsabilità che ha verso il Libano”, al convegno sono intervenuti quegli italiani che nel silenzio lo fanno già da anni, come il giovane colonnello Marco Licari, comandante del 66esimo Reggimento stanziato a Forlì. Ha illustrato come l’esercito italiano con il contributo dei cittadini virtuosi della città romagnola abbia potuto devolvere beni per oltre 80 mila euro al Libano, tra cui molti pannelli solari e fotovoltaici. La povertà di una gran parte della popolazione libanese ha portato anche l’agronomo Giuliano D’Antonio, riservista ufficiale a collaborare con l’UNIFIL. Al convegno ha presentato due progetti realizzati in Libano con il denaro non dei contribuenti, bensì di donatori privati. Progetti presi a modello dall’ONU. Gli sono bastati 25.000 dollari per creare e realizzare due fattorie nel Libano del sud, dove l’agricoltura sostenibile consente a due piccole comunità locali l’autarchia alimentare e dove i soldati italiani, impegnati in Libano, hanno dedicato il loro tempo libero a costruire, riciclando legno e plastica, mobili e quant’altro per rendere vivibile la vita di queste persone indigenti, ma dignitose, di cui raramente la comunità internazionale sempre voler prendere nota.

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