Assadakah News Agency - Un viaggio in un girone infernale, uno scenario desolante, con oltre 53mila vittime, centinaia di migliaia di sfollati, danni difficili da quantificare, una terra devastata. Altrettanto difficile avere un quadro preciso della tragedia che ha colpito la zona di confine fra Siria e Turchia con due potenti scosse, alle 4.18 e alle 15.24 del 6 febbraio 2023. Mentre si cerca di fare pervenire aiuti umanitari in una zona difficile a causa di attriti interni e conflitti non ancora risolti, i ricercatori e gli scienziati cercano di capire, per trarre insegnamento, spingendosi oltre le inevitabili domande, fra le quali anche quella che riguarda la possibilità di arrivare a prevedere certi disastri. Indagare, raccogliere dati, aggiungere elementi che possano far comprendere la storia del pianeta, analizzando e interpretando i segnali che arrivano dalle viscere della Terra.
Secondo quando affermano i dati scientifici, la placca anatolica è in costante movimento verso sud-ovest, spostandosi di circa 2 cm all’anno rispetto alla placca della penisola arabica. Fra placca anatolica e placca araba, è determinante l’attrito, che nel corso dei millenni accumula una enorme quantità di energia cinetica, fino a formare un vero e proprio quantitativo esplosivo che ha la forza di scatenare una inimmaginabile potenza nel giro di pochi secondi, e che si propaga grazie alle faglie presenti, la cui frizione genera le onde sismiche. Gli strumenti a disposizione della scienza hanno determinato uno spostamento di circa 7 metri per la prima scossa, con una magnitudo di 7.8 gradi Richter, e di circa 8,3 metri per il secondo sisma, di magnitudo 7.5. Nell’area, altro elemento non certo trascurabile, che si aggiunge ai precedenti, è invece determinato dall’uomo, e riguarda la condizione geopolitica, che purtroppo incide negativamente.
Gli Stati che investono maggiormente in ricerca scientifica sono quelli più all'avanguardia nello studio dei terremoti e nell’adottare le misure più adeguate volte a proteggere la popolazione e le infrastrutture. Nel caso specifico, la Turchia vanta una lunga tradizione nell’ambito della geologia e della geofisica e forma eccellenti ingegneri. Indipendentemente dalle condizioni geopolitiche, già di per sé critiche, le aree colpite hanno una cultura e una comunità scientifica di tutto rispetto.
Le caratteristiche della zona geografica, per la quale è assolutamente necessario un costante monitoraggio, comprendono poi Libano, Giordania, Israele, Cipro e la penisola greca, in bilanciamento con la zona che comprende Algeria, Tunisia e Marocco. Il terremoto del 6 febbraio ci insegna ancora una volta che le accelerazioni sono state più forti del previsto. In alcune zone l’accelerazione del suolo ha addirittura superato quella della forza di gravità.
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