Hussein Khrais (Assadakah Damasco) - La Siria torna all’attenzione internazionale, non che in precedenza la guerra fosse finita, e le conseguenze si sono viste. Con la cacciata di Assad, cominciano le agghiaccianti scoperte di oltre mezzo secolo di dittatura, fra cui 150 fosse comuni che conterrebbero oltre 75mila corpi di detenuti e scomparsi dalle carceri del regime, in un'area, corrispondente alla zona di Al-Husseiniyah, nella campagna di Damasco, dietro il quartiere del Palazzo dei Congressi.
Ciascun fosso è profondo 20 metri, sopra il quale sono stati rinvenuti i corpi dei detenuti, fra cui un primo carico, probabilmente giunto in camion frigoriferi, interrato, poi un altro, a strati, e coperto di terra, e così fino a riempire la fossa e poi passare a un’altra. Ognuna è stata utilizzata a pieno, in alcune restano circa 3 o 4 metri non ancora riempiti. Almeno 150 quelle completamente riempite di terra e corpi. L'area del cimitero è stimata in chilometri e comprende i resti di decine di migliaia di detenuti. Le stime iniziali parlano di almeno 75mila.
La maggior parte di essi risale al periodo dei grandi omicidi nei centri di detenzione, che vanno dall’inizio del 2012 fino al 2015 e al 2016. Sono molte le testimonianze che parlano di circa 400 corpi al giorno solo in quest’area.
La Siria ha bisogno dell'aiuto delle organizzazioni delle Nazioni Unite per aprire questo grosso dossier, e rivelare quale fine hanno avuto le decine di migliaia di detenuti e scomparsi, dei quali decine di migliaia di famiglie aspettano anche una sola notizia.
Questo cimitero deve essere custodito e bisogna attendere che le organizzazioni internazionali lo controllino. Si devono prevenire iniziative individuali o atti vandalici contro ogni traccia.
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