Assadakah News - L'aeroporto di Damasco torna a essere operativo dopo la chiusura a seguito del rovesciamento di Bashar Assad da parte dei ribelli siriani. Il primo volo proveniente dal Qatar, dopo 13 anni di collegamenti interrotti, è atterrato all'aeroporto internazionale della capitale siriana.
Un volo della Syrian Airlines diretto a Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, è decollato intorno alle 11:45 locali (le 9.45 italiane), segnando il primo volo commerciale internazionale dall'aeroporto dall'8 dicembre. Nelle stesse ore è arrivato a Damasco il primo volo da Amman, in Giordania, e questo in corrispondenza con la visita nel regno hascemita dei ministri siriani della Difesa e degli Esteri. Poco prima era arrivato a Damasco, da Riad, in Arabia Saudita, un aereo cargo con aiuti umanitari sauditi.
La missione dei ministri del governo provvisorio siriano ad Amman è mirata a raccogliere garanzie da parte dei paesi arabi del Golfo del sostegno politico e finanziario alla gestione del potere incarnato dal comandante Ahmad Al-Sharaa, da un mese nuovo leader siriano.
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Con la Siria riaperta al mondo esterno, si comincia ad elaborare una nuova veste per il Paese.
Quale tipo di soluzione, sia nazionale che regionale, potrebbe adattarsi alla Nuova Siria? Il nuovo leader Ahmed Hussein Al-Sharaa ha intanto annunciato la smilitarizzazione delle formazioni combattenti, che insieme, sotto la bandiera di Hayat Tahrir Al-Sham, hanno concorso al crollo del regime di Assad, e ha assicurato che entro il prossimo marzo verrà formato il governo di transizione, per portare il Paese alle elezioni entro un tempo massimo di quattro anni, per poi procedere alla stesura di una nuova Costituzione.
È certo vero che la guerra civile siriana era diventata un conflitto armato interno, a carattere internazionale, ma le truppe che da Idlib hanno marciato su Damasco sono prevalentemente composte da siriani, mentre la resistenza in tutto il nord, nonché la sconfitta dello Stato Islamico, sono state coordinate da truppe curde-siriane.
Non sono molte le soluzioni che si adatterebbero al nuovo corso: laicità di governo, forma liberal-democratica federale; rispetto dei diritti umani e abolizione della pena capitale; condivisione delle risorse energetiche, con particolare attenzione al fatto che in Siria vivono non solo gruppi con fedi diverse (sunniti, sufi, sciiti, alawiti, drusi, yazidi e varie forme di cristianesimo, ma anche diversi gruppi etnici e linguistici.
Notevolmente importante la nomina di una donna, Aisha Al-Dibs, alla direzione dell’Ufficio Affari Femminili, ma altrettanto importante la necessità di dare nuova forma a ogni ministero.
Un paese che per oltre mezzo secolo è stato governato da una minoranza che, oltre a terrorizzare la popolazione, si è impossessata della totalità delle risorse economiche, deve pianificare una condivisione delle principali risorse.
Per uscire da anni di dittatura in cui la tortura, malgrado la ratifica della Convenzione ONU, era la norma, e dove le persone sparivano in conseguenza di arresti arbitrari e sistematiche esecuzioni extragiudiziarie, occorrono segnali di discontinuità. Infine l’abolizione della pena di morte e il riconoscimento della giurisdizione della Corte Penale Internazionale, sarebbe un indubbio segnale per un nuovo inizio.
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