Palmira, la Sposa del Deserto - Foto di Sergio Pessolano
Patrizia Boi (Assadakah News) - Palmira (Tadmor in aramaico e arabo) è un antico sito archeologico situato nel cuore del deserto siriano, a circa 215 km a nord-est di Damasco e 160 km a sud-ovest di Eufrate, nel Governatorato di Homs. Per secoli, fu una delle città più importanti dell'antica Siria, divenendo un crocevia strategico per le rotte commerciali che collegavano l'Oriente e l'Occidente lungo la Via della Seta.
Palmira fu abitata fin dal II millennio a.C. e menzionata già nei testi assiri e babilonesi. La città, chiamata Tadmor, che significa "palma", deve probabilmente il suo nome alla presenza di oasi di palme nel deserto circostante. Grazie alla sua posizione strategica, divenne un punto di riferimento per il commercio delle spezie, della seta e delle merci preziose.
Nel I secolo d.C., Palmira entrò sotto il controllo dell'Impero Romano, sviluppandosi come una città-stato autonoma con una ricca élite mercantile. Raggiunse il suo massimo splendore nel III secolo d.C. sotto la regina Zenobia, la Regina Guerriera (in aramaico Bat-Zabbai, in greco Ζηνοβία, e in arabo Zaynab bint Amr), una figura carismatica e potente che governò Palmira trasformando la città in un impero capace di sfidare la potenza di Roma. Celebre per la sua bellezza, intelligenza e capacità militare, è ricordata come una delle donne più influenti dell'antichità.
Sotto il governo di Zenobia, Palmira si estese rapidamente. Tra il 269 e il 271 d.C., la regina conquistò l’Egitto, parte dell’Asia Minore e della Mesopotamia, creando un impero che si estendeva dal Mediterraneo orientale al Golfo Persico. Zenobia si proclamò Augusta e dichiarò l'indipendenza di Palmira, emettendo monete con il proprio ritratto e quello del figlio, una sfida diretta al potere di Roma.
La Regina Guerriera Zenobia a Palmira, Siria
La sua audace ribellione attirò l'attenzione di Aureliano, imperatore romano deciso a ristabilire l’autorità imperiale in Oriente. Nel 272 d.C., Aureliano marciò contro Palmira, sconfiggendo l’esercito palmireno nella battaglia di Emesa (odierna Homs). Zenobia tentò di fuggire verso la Persia, ma fu catturata sulle rive dell’Eufrate e portata a Roma.
Il destino finale di Zenobia è avvolto nel mistero. Alcune fonti romane raccontano che fu portata a Roma per sfilare nel trionfo di Aureliano, mentre altre sostengono che le fu concessa la vita e che trascorse il resto dei suoi giorni in una villa a Tivoli, vicino a Roma.
Zenobia è diventata un simbolo di resistenza, indipendenza e forza femminile. La sua figura ha ispirato poeti, storici e artisti nel corso dei secoli, rappresentando l’orgoglio e la grandezza di Palmira. La sua capacità di unire popoli diversi sotto un'unica bandiera e la sua determinazione nel difendere la sua città rendono la sua storia una delle più affascinanti dell'antichità.
Durante il suo regno, Palmira divenne un centro culturale e politico di enorme rilevanza. La città si arricchì di templi, teatri e strutture pubbliche che combinavano elementi architettonici romani, greci e orientali. Le rovine di Palmira testimoniano ancora oggi la grandezza di quell’epoca, rendendo Zenobia una figura indissolubilmente legata alla storia di questa città straordinaria.
Architettura e Monumenti
Palmira, soprannominata la Sposa del Deserto, è rinomata per i suoi straordinari resti archeologici, un esempio straordinario di fusione culturale tra Oriente e Occidente, con monumenti che raccontano secoli di storia e mescolano stili architettonici romani, greci e orientali.
Il Tempio di Bel a Palmira - Foto di Sergio Pessolano
Il Tempio di Bel, costruito nel 32 d.C. e consacrato al dio mesopotamico Bel, equivalente al dio Baal, era il cuore spirituale di Palmira. Si ergeva su un’ampia piattaforma, circondata da un cortile rettangolare lungo circa 200 metri e largo 100 metri. Colonne corinzie alte e maestose, circondavano il tempio con capitelli decorati da foglie di acanto.
Nel Santuario centrale (cella) venivano celebrati i riti religiosi. La cella era divisa in due camere principali, una dedicata a Bel e l’altra alle divinità associate, come Yarhibol e Aglibol.
Le pareti interne presentavano rilievi raffiguranti processioni sacre e motivi vegetali, mentre iscrizioni in greco, aramaico e palmireno ne decoravano l’ingresso.Nonostante la devastazione subita nel 2015 per mano dell’ISIS, i resti del tempio continuano a evocare la grandezza di Palmira come centro religioso.
Il Grande Colonnato a Palmira - Foto di Sergio Pessolano
Il Grande Colonnato è una delle strade monumentali più impressionanti del mondo antico. Lunga circa 1,2 km, attraversava la città da est a ovest, collegando il Tempio di Bel con il Campo di Diocleziano.
Le Colonne scanalate sono realizzate in calcare locale e si sviluppavano in file parallele, alte circa 9 metri e sormontate da capitelli corinzi.
I Portici laterali proteggevano i passanti dal sole e dalla sabbia del deserto, ospitando botteghe e spazi pubblici.
Gli Archi monumentali situati lungo il percorso, segnano i punti cruciali della strada, come l'Arco di Trionfo, eretto per celebrare la conquista di nuove terre sotto Roma.Questa strada non era solo un’arteria commerciale, ma anche il fulcro della vita pubblica, dove si svolgevano cerimonie e processioni.
Il Teatro Romano a Palmira - Foto di Sergio Pessolano
Il Teatro Romano, costruito nel II secolo d.C., è un esempio magnifico di ingegneria teatrale romana adattata al contesto locale.
La Cavea semicircolare poteva ospitare fino a 5.000 spettatori ed era divisa in tre settori orizzontali per separare le diverse classi sociali.
L’Orchestra era l’area circolare dove si svolgevano le rappresentazioni teatrali e musicali.
Scaenae frons, la facciata del palco era decorata con colonne e nicchie per statue, creando un effetto scenografico imponente.Il teatro non era solo un luogo di intrattenimento, ma un simbolo dell’integrazione culturale tra Palmira e l’Impero Romano.
Il Tetrapilo a Palmira - Foto di Sergio Pessolano
Il Tetrapilo era una struttura imponente che marcava uno degli incroci più importanti della città. Costruito nel III secolo d.C., consisteva in quattro gruppi di colonne, ciascuno composto da quattro colonne monolitiche in granito rosa importato dall’Egitto.
Le colonne erano sormontate da raffinati capitelli corinzi, mentre le basi presentavano decorazioni geometriche.
Questo monumento aveva una Funzione simbolica, non serviva solo a segnare un punto cruciale del Grande Colonnato, ma celebrava anche l’urbanizzazione e la prosperità di Palmira sotto l'Impero Romano e, pur danneggiato durante il conflitto siriano, rimane un emblema della grandiosità architettonica della città.
I Bagni di Diocleziano a Palmira - Foto di Sergio Pessolano
I Bagni di Diocleziano, costruiti durante il regno di Diocleziano (284-305 d.C.), rappresentavano uno spazio essenziale per la vita sociale e politica.
Frigidarium, tepidarium e calidarium, come in tutte le terme romane, erano posizionati in modo da seguire il tradizionale percorso dal freddo al caldo, con vasche e stanze riscaldate.
Le pareti e i pavimenti erano decorati con mosaici raffiguranti scene mitologiche e motivi geometrici, mentre le fontane e i giardini interni creavano un ambiente lussuoso e rilassante.Le terme non erano solo un luogo per la cura del corpo, ma anche un centro di discussioni politiche e affari commerciali.
Le Tombe di Palmira - Foto di Sergio Pessolano
Le Tombe di Palmira riflettono una tradizione funeraria unica, combinando elementi architettonici locali con influenze romane e persiane.
Le Tombe sotterranee, spesso scavate nella roccia, erano arricchite da nicchie per urne e sarcofagi, decorate con rilievi di scene familiari o divine.
Le Tombe a torre, alte fino a 20 metri, erano costruite per le famiglie più ricche e presentavano interni divisi in più livelli, con celle funerarie e raffigurazioni scolpite dei defunti.
Le Torri funebri, come la Tomba di Elahbel, mostrano influenze persiane nei rilievi e nell'uso di colonne, esprimendo la ricchezza e l’importanza delle famiglie di Palmira.Queste tombe, distrutte in gran parte durante l’occupazione dell’ISIS, erano una testimonianza della vita ultraterrena che gli abitanti di Palmira immaginavano per i loro cari.
L’architettura di Palmira rappresenta un equilibrio armonioso tra tradizioni locali e influenze straniere, dimostrando come questa città fosse un vero e proprio ponte tra culture diverse. Ogni monumento, dai templi alle tombe, racconta una storia di grandezza e multiculturalità, rendendo Palmira una delle gemme più preziose dell’antichità.
Ricostruzione di Palmira come doveva essere prima della distruzione
Distruzione e Devastazione
Durante la guerra civile siriana, Palmira è stata teatro di violenze e distruzioni. Nel 2015, il sito è caduto nelle mani del gruppo terrorista Stato Islamico (ISIS), che ha sistematicamente demolito alcuni dei monumenti più iconici, tra cui il Tempio di Bel, il Tempio di Baalshamin e diverse tombe a torre, oltre a decapitare Khaled al-Asaad, l’archeologo che aveva dedicato la sua vita alla protezione del sito.
Nel 2016, l’esercito siriano, con il supporto di forze internazionali, ha riconquistato Palmira, avviando iniziative di recupero e restauro, anche se il danno inflitto rimane inestimabile. Le autorità siriane e l'UNESCO stanno lavorando per preservare ciò che resta e ricostruire parte del patrimonio distrutto.
Palmira è stata inserita nella lista dei Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO nel 1980 per il suo valore culturale, storico e architettonico. La sua bellezza e la sua importanza continuano a ispirare studiosi e visitatori, anche se le ferite del conflitto hanno lasciato segni indelebili.
Passeggiando tra le rovine di Palmira - Foto di Sergio Pessolano
La città moderna di Tadmur, situata vicino al sito archeologico, ospita una popolazione principalmente dedita all’agricoltura e al turismo. Nonostante la devastazione, Palmira rimane simbolo della resilienza culturale della Siria e della sua straordinaria eredità storica, un luogo che continua a raccontare la storia di millenni di civiltà.
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