Roberto Roggero* - Padre Ibrahim Faltas, vicario francescano della Custodia di Terra Santa, ha definito il nuovo leader siriano, Abu Mohammed Al-Jawlani, oggi Ahmad Al-Shaara, come profondo conoscitore della cultura cristiana, con una profonda e sincera ammirazione per Papa Francesco, che desidera incontrare quanto prima. Parole certamente incoraggianti, che fanno ben sperare per un futuro di convivenza, in un Paese che bisogna ricostruire all’insegna della cooperazione.
Nato nel 1981 nella provincia di Daraa, in Siria, cresciuto nella zona di Idlib, in gioventù ha frequentato spesso i cristiani della provincia, poi ha iniziato la militanza armata e oggi, dopo il crollo del regime di Assad, esce da una trasformazione radicale e cerca di rimuovere l’etichetta di estremista per presentarsi come leader moderato, dopo avere professato una rigida interpretazione della legge islamica. Se non si dubita della sincerità di questa conversione, tuttavia è legittimo domandarsi se nella nuova Siria sia possibile percorrere la strada della riappacificazione e della fattibilità di tale programma.
Le preoccupazioni aumentano anche a causa della mancanza di trasparenza nel processo decisionale, perché finora, le promesse rimangono sulla carta, anche con gli elogi a Papa Francesco e la garanzia che i cristiani saranno considerati parte integrante della Siria.
Il vescovo Georges Abou Khazen, leader cattolico di Aleppo, mostra cautela: “Le parole sono importanti, ma servono azioni concrete per ricostruire la fiducia”.
Intanto, la comunità internazionale è divisa: da un lato c’è il desiderio di stabilizzare la Siria, dall’altro la paura di legittimare un leader con un passato controverso.
Nel complesso mosaico geopolitico della Siria, nessuna mossa di Ahmad al-Shaara avviene a caso, e la sua ascesa e trasformazione non possono essere comprese senza esaminare i rapporti con le potenze regionali, in particolare Turchia, Russia, Iran e i Paesi del Golfo.
Non rimane che sperare e avere fede nella sincerità della nuova Siria e nelle parole di padre Ibrahim Faltas: “Credo che Al-Shaara sia sincero. Sarebbe troppo paradossale pensare il contrario. Più volte ha espresso il desiderio di incontrare il Papa, e ha ufficialmente promesso che sia i curdi che i cristiani saranno parte integrante della Siria, e ha esortato tutti i siriani, musulmani, cristiani e di altre confessioni, a tornare nel Paese. All’incontro con i responsabili delle comunità religiose mi è apparso sincero, ha parlato liberamente e con calma, si è dimostrato molto aperto e con buone intenzioni. Conosce l’importanza dei cristiani della Siria e sa quali siano state le sofferenze della popolazione in questi ultimi 14 anni. La gente ha accolto il cambiamento in modo positivo, pensando che nulla potrà mai essere peggio di prima. La Siria oggi ha bisogno di apertura verso tutte le comunità che compongono il Paese e Al-Shaara vuole un Paese aperto, e vuole essere un leader per tutti, giusto e moderato”.
(*Direttore responsabule Assadakah News)
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