Roberto Roggero – I Paesi Arabi stanno percorrendo la via della pacificazione, per dare al Medio Oriente una meritata condizione di pace, fra problemi ancora da risolvere come la Questione Palestinese e la Siria. Su questa strada, una prova tangibile del riavvicinamento di molti Paesi, e stato il recente incontro fra il presidente siriano Bashar Al Assad e il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi, Abdullah bin Zayed.
Un incontro di fondamentale importanza storica e politica, che in Occidente è passato praticamente sotto silenzio. Dopo una guerra che ha segnato gravemente la Siria e coinvolto diversi Paesi vicini e non, in Medio Oriente si respira una nuova aria, soprattutto da quando gli Stati Uniti hanno allentato la stretta sulla regione. I colloqui fra Siria ed Emirati fanno ben sperare per una soluzione definitiva, evidenziata in particolare non solo dall’incontro Assad-Bon Zayed, ma anche dalla comunicazione ufficiale inviata dalo stesso ministro degli Esteri emiratino all’omologo iraniano Hussein Amir Abdollahian tramite l’ambasciatore a Teheran, principe Al Zaabi, il quale ha incontrato a sua volta il ministro Abdollahian per porre solide basi per una ripresa delle relazioni fra i due Paesi. Sulla scia di questa importante iniziativa da parte degli Emirati Arabi, altri hanno cominciato a fare passi fondamentali, ad esempio con l’incontro che sarebbe avvenuto in Brasile lo scorso 2 gennaio fra Sayed Mohammad Husseini, vicepresidente iraniano per gli affari parlamentari, e Faisal bin Farhan, ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, in occasione della cerimonia ufficiale per l’insediamento del presidente Lula Da Silva.
Per quanto riguarda ancora la Siria, altrettanto fondamentale è stato l’incontro dei ministri degli Esteri di Damasco e di Ankara a Mosca, con la mediazione russa, per risolvere in particolare sia i rapporti bilaterali, sia la crisi che ancora affligge Siria e Turchia sulla questione curda. Gli analisti internazionali spiegano che il presidente turco Erdogan non avrebbe alcuna convenienza nello scatenare una nuova e logorante guerra su vasta scala contro i Curdi, tuttavia la questione è estremamente difficile, in quanto la Turchia sta da tempo combattendo in questo senso, e per questo sarebbe estremamente convenente per Erdogan uscire dalla più che critica situazione, ovviamente cercando di salvare la faccia. A tale proposito si vocifera sulla creazione di una zona neutra lungo il confine turco-siriano, con presidio misto siriano e di formazioni pro-Ankara, proposta avanzata da Mosca.
Se l’idea venisse presa in considerazione, potrebbe essere la base per un incontro diretto fra i presidenti Erdogan e Assad. Da non dimenticare anche la stretta di mano fra il presidente egiziano Abdle Fattah Al Sisi e lo stesso Erdogan (e quindi di un riavvicinamento anche fra Egitto e Turchia) nel corso di un incontro in occasione dei Mondiali in Qatar.
Una delle difficoltà sulla strada del riavvicinamento fra i Paesi arabi e la soluzione della crisi siriana, rimangono comunque gli Stati Uniti, che non vedono positivamente una normalizzazione dei Paesi arabi con il governo siriano, come ha dichiarato il segretario di Stato USA, Anthony Blinken: “Washington si oppone alla ricostruzione della Siria e alla normalizzazione dei rapporti tra questa e altri Paesi”, e cerca di trovare pretesti per allontanare la pacificazione in Siria. Ma sono gli stessi Paesi arabi che potranno mettere in minoranza gli Stati Uniti, e scegliere autonomamente il proprio destino, all’insegna di una nuova convivenza, come tutti (o quasi) si augurano, della pace.
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