Elisabetta Pamela Petrolati (Assadakah News) - Padre George Paolo Jallouf, francescano, viceparroco della comunità cattolica ad Aleppo, ha raccontato come si sono svolte le celebrazioni cattoliche nella città siriana. “Abbiamo potuto allestire gli addobbi e le luminarie e realizzare un grande albero di Natale - ha riferito il sacerdote francescano - insieme al presepe, senza alcun timore”. Per precauzione la Messa di Natale del 24 dicembre, peraltro affollatissima, è stata anticipata alle 18:00 per consentire ai fedeli di rientrare nelle proprie case entro le 20:00, ma non è stata revocata come accaduto in altri Paesi mediorientali. Invece la Messa del 25 dicembre è stata all’insegna del Giubileo. Celebrata da monsignor Hanna Jallouf, vicario apostolico di Aleppo, è stata animata da un coro di bambini, simbolo di speranza per un futuro pacifico della Siria. Campane in festa hanno annunciato la nascita di Gesù e, al termine della Funzione, la statuetta del Bambinello è stata portata in processione e deposta dal parroco nella mangiatoia mentre le trombe degli scout risuonavano gioiosamente.
Nel presepe si è deciso di non riprodurre i simboli della guerra e della distruzione, bensì di inserire simboli di speranza giubilare come il modellino della basilica di San Pietro. Alla realizzazione del presepe hanno concorso i cristiani cattolici, i cristiani delle Chiese ortodosse e orientali e giovani musulmani. Esperienza comune toccante e significativa.
Lunedì 30 dicembre i patriarchi e i capi delle Chiese in Siria hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si sono rivolti all’opinione pubblica con parole di amore e speranza. I capi delle Chiese cristiane in Siria si sono appellati ai cristiani per ricordare il loro importante ruolo in questa nuova fase in cui è necessaria la responsabilità spirituale, morale e nazionale che impone di difendere la dignità umana in ogni circostanza e a sostenere il cammino della democrazia, della libertà, dell’indipendenza e della pace. I patriarchi hanno affermato che la Siria è chiamata oggi a ripristinare il suo ruolo di membro effettivo della comunità internazionale e deve rafforzare la sua appartenenza all’ambiente geografico e arabo più ampio. Di qui hanno ribadito la necessità di un dialogo nazionale globale che includa tutte le componenti interne del Paese per riformulare l’identità nazionale siriana sulla base di valori comuni quali la cittadinanza, la dignità, la libertà e la convivenza. Gli alti prelati hanno espresso la necessità di rafforzare la fiducia tra i siriani attraverso progetti di sviluppo comunitario che contribuiscano a ricostruire il tessuto sociale e a rafforzare il senso di appartenenza comune a un unico Stato. Hanno chiesto, inoltre, che vengano revocate le sanzioni economiche che hanno colpito i cittadini, poiché hanno affermato che questo blocco economico ha colpito la comunità locale in Siria e ha avuto un impatto negativo sulle comunità vicine che soffrono gli effetti della migrazione. I capi ecclesiastici hanno ribadito la necessità della stesura di una nuova Costituzione che rappresenti le aspirazioni dei siriani in chiave della costruzione di uno stato democratico moderno, secondo un processo globale e inclusivo al quale possano partecipare tutte le varie e diverse componenti della società siriana. Il loro appello si è concluso con la richiesta rivolta ai cristiani di non aver paura, di non isolarsi, ma di partecipare attivamente alla sfera pubblica, ispirati allo spirito del Vangelo affinché possano essere partner nella costruzione della nuova Siria.
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