Assadakah News - Un altro problema che si presenta nella nuova Siria del dopo Assad riguarda la seconda etnia del Paese, i Curdi parte della patria siriana, oppressi dal regime di Bashar Al-Assad.
La promessa fatta da Abu Mohamed al Jolani, leader dei ribelli siriani che hanno cacciato Bashar al Assad da Damasco, è fare tornare il popolo curdo siriano nelle zone finora dominate dalla Turchia e dai ribelli filo-turchi, perché "se Allah vuole, i curdi saranno parte integrante dello Stato. Tutti riceveranno i loro diritti secondo la legge, ha detto in un video il leader jihadista, che ha promesso le elezioni.
Afrin, nel nord della Siria, è stata occupata dai turchi e dai ribelli pro Ankara dell'Esercito Nazionale, a scapito dei curdi che gestivano l'autoproclamata Amministrazione Autonoma della Siria del Nord e dell'Est (Rojava).
Con la caduta del regime tutti si augurano che venga costituito uno stato democratico, perché i siriani, e in particolare i Curdi, sanno cos’è la democrazia. Uno stato dove vengano rispettati e tutelati i diritti di tutte le culture. Da anni i Curdi chiedono uno Stato federale.
La gente parla dei contrasti in seno alle fazioni presenti nella sola Damasco, che prima non volevano riconoscere i Curdi, e ora vogliono ripulire la loro immagine di fronte alla comunità internazionale, ma è ormai una immagine offuscata. Comunque i Curdi mantengono l’intenzione di preservare le proprie aree e di salvaguardare la situazione economica. Lo stato curdo comunque sostiene l’insurrezione popolare che ha deposto Assad, ma non si può negare che ci sia preoccupazione. I timori riguardano soprattutto la ingerenza della Turchia, e i combattimenti ancora in corso a Mambij e Kobane.
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