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Siria - Elezioni parlamentari

Assadakah Beirut - Grande attesa per il responso delle elezioni parlamentari tenute ieri, lunedi 15 luglio, in Siria, nelle aree controllate dal governo di Damasco, ovvero circa il 70% del territorio nazionale, ed esclusi i milioni di siriani rifugiati all'estero e quelli che vivono nelle aree nel nordest o lungo il confine turco.

Sono le quarte consultazioni nel Paese arabo da quando nel 2011 in Siria sono esplose proteste antigovernative, sulla scia della cosiddetta Primavera Araba, presto finite nella repressione e sfociate in un lungo e sanguinoso conflitto. Come negli anni passati appare scontato che il Baath di Bashar al-Assad, al potere dal 2000 e da anni sostenuto dal leader russo Vladimir Putin, ottenga la maggioranza dei seggi.

Per gli oppositori queste elezioni sono una farsa. I dati ufficiali parlano di 8.953 candidati per 250 seggi, comprese 1.317 donne. Oltre alle tensioni interne, il voto arriva in un contesto regionale complicato dal conflitto in Medio Oriente, con la campagna militare israeliana contro Hamas avviata nella Striscia di Gaza in risposta all'attacco del 7 ottobre in Israele, e le tensioni al confine tra Israele e Libano, con gli Hezbollah. Senza contare il dossier Iran, storico sostenitore di Damasco e degli Hezbollah. Le elezioni si tengono anche dopo che il leader turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che potrebbe invitare Assad in Turchia "in qualsiasi momento", un gesto di riconciliazione dopo la spaccatura tra Ankara e Damasco - riammessa solo lo scorso anno nella Lega Araba a 12 anni dalla sua espulsione - causata dallo scoppio della guerra nel 2011. Per Assad significherebbe un ulteriore passo al di là dell'isolamento politico degli ultimi anni. Dopo aver sostenuto vari gruppi ribelli, Ankara - che conta tuttora su forze nel nordovest - si è recentemente mostrata più disposta a impedire che un "corridoio del terrore", per usare le parole di Erdogan del 2019, si apra nel nord della Siria. La Russia, oltre a essere uno dei più forti sostenitori di Assad, ha anche rapporti stretti con la Turchia, dove negli anni si sono rifugiati milioni di siriani.

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