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Siria - Al-Jolani promette giustizia

(Agenzia Nova) - Abu Mohammad al Jolani, leader del gruppo Hayat Tahrir al Sham (Hts), ha dichiarato che saranno pubblicati i nomi degli alti responsabili dei crimini di tortura commessi sotto il regime di Bashar al Assad, con l'obiettivo di perseguirli legalmente. "Garantiremo giustizia alle vittime e puniremo i colpevoli", ha detto Jolani in un comunicato diffuso su Telegram. Il leader del gruppo salafita ha inoltre annunciato che saranno offerte ricompense per informazioni sui responsabili, ribadendo l'impegno a non dimenticare i diritti delle vittime innocenti. Nel frattempo, Mohammed al Bashir ha assunto formalmente l'incarico di primo ministro ad interim della Siria. Al Bashir, già capo del Governo di salvezza siriano a Idlib, guiderà il governo fino a marzo 2025. La nomina è stata decisa dopo un incontro tra Jolani, l'ex premier Mohammed Jalali e il vicepresidente Faisal Mekdad. L'obiettivo del governo transitorio sarà quello di garantire stabilità e avviare un processo di ricostruzione politica.

Le forze israeliane hanno consolidato la loro presenza nella zona cuscinetto delle Alture del Golan, prendendo il controllo di aree strategiche come il monte Hermon e diversi villaggi nella regione demilitarizzata. "Abbiamo creato una zona difensiva sterile per prevenire minacce terroristiche", ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz.

Parallelamente, la Marina israeliana ha distrutto la flotta siriana vicino al porto di Latakia. Secondo il ministro Katz, l'operazione mirava a eliminare le minacce strategiche provenienti dal mare, in particolare missili anti-nave. In questo contesto di instabilità, le forze russe sembrano iniziare a ritirarsi dalla Siria. Secondo l'emittente qatariota "Al Jazeera", alcune navi della flotta russa hanno lasciato la base di Tartous. La loro posizione attuale non e' stata confermata, ma le immagini satellitari indicano che almeno tre navi si trovano al largo della costa siriana.

Intanto a Latakia, roccaforte alawita, i ribelli hanno iniziato il regolamento dei conti e circolano video di esecuzioni sommarie e di brutalità contro i collaboratori del passato regime.

Nel nord della Siria, le forze turche e i loro alleati hanno intensificato le operazioni contro le Forze democratiche siriane (Fds), coalizione a maggioranza curda sostenuta dagli Usa. I combattimenti sembrerebbe si stiano spostando verso Kobane, città simbolo della resistenza curda contro lo Stato Islamico. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), gli scontri nel nord hanno causato decine di vittime, tra cui diversi civili. Come Israele, anche la Turchia sembra mirare a stabilire una "zona cuscinetto" lungo il confine ai danni dell'amministrazione autonoma curda.

Le Nazioni Unite stimano che fino a un milione di persone siano state sfollate dall'inizio dell'offensiva contro Assad. L'Unhcr segnala movimenti complessi, tra cui spostamenti interni e ritorni limitati nelle aree di origine. La situazione ha spinto l'Unione europea e il Regno Unito a sospendere temporaneamente le richieste d'asilo per i rifugiati siriani, citando preoccupazioni legate alla sicurezza e al rischio di infiltrazioni jihadiste. Londra sta monitorando con attenzione i jihadisti britannici detenuti nei campi curdi nel nord-est della Siria, temendo fughe e un possibile ritorno di questi combattenti in patria. La comunità internazionale segue con attenzione gli sviluppi in Siria.

Germania e Francia hanno espresso la volontà di collaborare con il nuovo governo siriano, a condizione che vengano rispettati i diritti umani e tutelate le minoranze. Nel frattempo, una bozza di dichiarazione del G7 anticipata da "Bloomberg" auspica che il processo di transizione favorisca il ritorno in patria dei rifugiati siriani. Il Qatar ha avviato un ponte aereo per fornire assistenza umanitaria alla Siria. Il primo carico di aiuti, inviato attraverso la città turca di Gaziantep, include cibo, medicinali e materiali per ripari. Questo sostegno mira ad alleviare le sofferenze della popolazione civile in una fase critica della transizione.

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