Hakam Amhaz, Falluja – Summar Hatem, Aleppo
Talal Khrais, Beirut – Paola Angelini, Roma
Libano: duro colpo alle cellule clandestine dell’Isis. Il terrorismo non è il nostro destino
Si è svolto in Libano un interessante incontro tra il Ministro degli Affari Esteri Jubran Bassil e diversi corrispondenti stranieri, tra questi i giornalisti di Pandora TV, di Assdakah.com e di Repubblica.
Il Ministro Jubran Bassil ha espresso soddisfazione per l’attenzione dell’Unione europea nei confronti del Libano impegnato nella lotta contro il terrorismo.
Il 3 giugno l’Unione europea ha avviato un progetto per la riforma della sicurezza in Libano (Ssr), finanziando 3,6 milioni di euro. Una cifra non adeguata per le necessità libanesi. Il Ministro Jubran Bassil sostiene: “Non sono sufficienti per un Paese che accoglie 1.8 mln di profughi siriani e che vive in prima linea contro i gruppi terroristici […] l’Europa deve fare pressioni sulla Turchia e sui paesi che non cessano di sostenere i gruppi terroristici”.
Insieme all’esperto militare Amin Hoteit, il “Generale dei generali” abbiamo seguito da vicino lo straordinario lavoro dei servizi e della polizia libanese che opera instancabilmente per tentare di smantellare cellule terroristiche di estrema pericolosità. In Libano i servizi di sicurezza sono impegnati duramente per contrastare Daesh e al Nustra, le due organizzazioni terroristiche legate ad Al Qaedah.
L’intelligence dell’esercito e il suo il reparto informazioni ISP, in collaborazione con Hezbollah e la Sicurezza Generale, hanno seguito in questi ultimi giorni affiliati della cellula terroristica Daesh e un suo ramo, stavano preparando attentati terroristici contro stabilimenti balneari nella zona est di Beirut a maggioranza cristiana.
Interpellato dai giornalisti il Ministro degli Interni, Nouhad Machnouk ha sottolineato lo sforzo che i servizi di sicurezza libanesi compiono quotidianamente. Ha confermato il “contrasto di attacchi dello Stato dell’Iraq e del Levante (Isis o Da’ech)”. Resta dell’avviso che “gli sforzi dei servizi di sicurezza non hanno impedito ai terroristi di continuare a inviare i kamikaze che continuano ad agire con pressanti iniziative di convincimento e a pianificare gli attacchi al fine di seminare discordia all’interno della società libanese.”
A Beirut è iniziato da un giorno il Ramadan, la popolazione è serena, crede nell’esercito e nella polizia, la popolazione si fida del supporto dato dalla Resistenza degli Hezbollah, è un importante contributo per cittadini. Nei sobborghi meridionali di Beirut compresa la città di Sidone le misure di sicurezza sono state rafforzate.
Come reporter abbiamo potuto visitare, tra Beirut e il Sud del Libano, il centro di Ain el Helweh, un campo di profughi palestinesi collocato nella stessa zona dove transitano i militari dell’UNIFIL. La nostra visita al campo Ain el Helweh è avvenuta a pochi giorni di distanza dall’assassinio dei quattro dirigenti palestinesi di Al Fatah, al momento la situazione è relativamente calma. Purtroppo bisogna evidenziare che le organizzazioni terroristiche sono presenti e armate fino ai denti, un carissimo amico, Issam Homsi, racconta che “l’Isis si estende nel campo, attira i giovani disoccupati non più retribuiti dalle Organizzazioni legate all’OLP”.
Il 5 Giugno rientrando a Beirut, da Sidone, il nostro autista ci informa che “i servizi di intelligence dell’esercito libanese hanno fermato un attentatore libanese suicida, proveniente da Raqqa, in Siria. È stato fermato in tempo ad Akkar, nel nord del Libano. Successivamente veniamo a sapere che il terrorista ha confessato di aver partecipato ai corsi di addestramento per diventare attentatore suicida, e stava preparando un atto terroristico contro l’esercito libanese.
Il noto jihadista britannico John, ucciso secondo i media in un raid Usa, ha curato i suoi allenamenti.
L’intelligence militare ha arrestato uno studente di teologia che si stava preparando a lanciare attacchi terroristici contro i veicoli militari e contro i mezzi di trasporto pubblico, il punto prescelto è la strada che collega Beirut alla Bekaa. Secondo le fonti del Dipartimento informazioni ISP è stata smantellata una rete di terroristi che si preparavano a compiere attacchi contro i siti turistici nel centro della città. La Sicurezza Generale senza fornire ulteriori dettagli ha arrestato diversi sospetti che stavano progettando attacchi terroristici. La situazione è senza dubbio difficile ma il terrorismo non può vincere e la resistenza dei popoli continua e tutti rifiutano di negare la loro storia e di arrendersi. L’offensiva a Fallujah non si ferma, le forze governative hanno comunque stretto maggiormente l’assedio attorno a Falluja dopo aver respinto un contrattacco dei miliziani. Secondo il nostro inviato Hakam Amhaz i veri progressi si registrano nell’area meridionale di Jisr Tuffah (Ponte di Mele) che offre l’accesso al sobborgo di Shuhada (Martiri). L’Isis ha da tempo piazzato mine sulle strade e cecchini nei palazzi. Secondo Hkam Amhaz l’Isis si trova a far fronte a un attacco su più fronti, compresa la Siria, tra Aleppo e Raqqa. Le forze curde con la copertura aerea della coalizione guidata dagli Usa avanzano a ovest di Raqqa, oltre l’Eufrate, verso Manbi. Per ora l’offensiva verso la capitale dell’Isis nel nord della Siria sembra vicina a favore dell’attacco su Manbij, cittadina posta al centro di collegamenti cruciali per l’assedio di Raqqa.
“Dal lato sud-occidentale le truppe governative siriane, sostenute dall’aviazione russa, affermano di aver lanciato la loro offensiva su Tabqa, a ovest di Raqqa. Se le due offensive dovessero avere successo i governativi e i curdi potrebbero incontrarsi a metà strada” queste le parole del nostro corrispondente Sumar Hatem ad Aleppo. Le truppe siriane sostenute dall’aviazione russa hanno conquistato il villaggio strategicamente importante di Abu al-Ilyadzh, sono avanzate verso Al-Tabka, a soli 30 chilometri. Allo stesso tempo i terroristi hanno subito enormi perdite. Il sostegno della Federazione Russa, i massicci bombardamenti effettuati dai jet (russi) ha permesso all’esercito siriano di varcare il confine della provincia di Raqqa. È successo, per la prima volta in due anni, grazie ai russi. La provincia di Raqqa è stata territorio indiscusso dell’Isis.
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