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Shireen Abu Akleh: Al Jazeera denuncia Israele alla CPI

(a cura dell’ambasciata di Palestina in Italia) - L'emittente Al Jazeera ha denunciato lo Stato di Israele alla Corte Penale Internazionale dell'Aja per la morte della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh, uccisa lo scorso maggio a Jenin, in Cisgiordania, mentre svolgeva il suo lavoro. La TV con sede in Qatar possiede infatti nuove prove che dimostrano come i soldati israeliani abbiano sparato volutamente alla giornalista. "La tesi che Shireen sia stata uccisa per sbaglio durante uno scambio di colpi è completamente infondata", ha dichiarato il network, precisando che le prove acquisite si basano su nuove testimonianze di persone presenti sul posto al momento dell’uccisione, nonché sull'esame di video e alla luce di analisi forensi. Le prove presentate alla Corte - ha spiegato Al Jazeera su Twitter - ribaltano le tesi delle autorità israeliane secondo le quali la giornalista sarebbe stata uccisa in uno scontro a fuoco". Le stesse prove – ha precisato l’emittente - confermano, al di là di ogni dubbio, che nella zona dove si trovava la giornalista non vi furono colpi incrociati d'arma da fuoco ma solo quelli indirizzati direttamente a lei dalle forze di occupazione israeliane".

Non si è fatta attendere la reazione del Premier israeliano ad interim, Yair Lapid: "Nessuno interrogherà o indagherà sui soldati dell'esercito israeliano", perché "nessuno ci può fare la morale sul comportamento in guerra, tanto meno la rete televisiva Al Jazeera". Israele si è limitata ad ammettere "un'alta probabilità" che la giornalista sia stata colpita "accidentalmente" dai soldati israeliani, aggiungendo tuttavia che non è "possibile determinare in modo inequivoco il punto di partenza" dei colpi. Per questo l’ONU, dopo le indagini della CNN e del New York Times, ha richiesto un’indagine ufficiale, definendo “profondamente inquietante che le autorità israeliane non abbiano condotto un’inchiesta penale”.

Da parte sua, l’FBI ha avviato un’indagine per stabilire le responsabilità sull’uccisione della giornalista, con una decisione che il ministro della Difesa Benny Gantz ha bollato come “un errore”, spiegando di aver inviato un messaggio ai rappresentanti USA in cui dichiarava che Israele non avrebbe collaborato con un’indagine esterna, dato che “l’esercito ha condotto un’indagine professionale e indipendente che è stata presentata ai responsabili degli Stati Uniti con i quali sono stati condivisi i dettagli del caso”. Fatto sta che gli USA hanno adesso deciso di opporsi alla richiesta del media panarabo di chiedere alla Corte Penale dell’Aja di inquisire Israele e il suo esercito. A dare notizia della posizione di Washington è stato il Portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, in un briefing con la stampa durante il quale ha chiarito che da tempo gli Stati Uniti ritengono che la Corte Penale Internazionale “non abbia la competenza di indagare” sulle questioni palestinesi, anche perché Israele non ne fa parte e non ne riconosce pertanto la giurisdizione.

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