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Scienza – Si può ricavare energia da un buco nero?


Redazione Assadakah - Ci sono alcune - poche - cose che già sappiamo dei buchi neri: che attraggono tutto, persino la luce, e hanno una massa enorme, così enorme da poter attrarre e inglobare addirittura interi pianeti e stelle. Ciò che viene “assorbito” e oltrepassa l’orizzonte degli eventi rimane lì per sempre, senza possibilità di tornare nell’Universo che conosciamo. Ma c’è un’altra caratteristica dei buchi neri molto meno conosciuta: sono degli incredibili produttori di energia.

Il bello dell’energia prodotta dai buchi neri è che, almeno in teoria, potrebbe essere estratta e utilizzata. Si è parlato molto di cercare di sfruttare la gigantesca energia prodotta dai buchi neri soprattutto da quando è stato rilevato un raggio chiamato GRB 190114C che gli scienziati hanno definito la più grande esplosione di energia mai registrata nella storia, o anche “la più grande esplosione nell’universo dopo il Big Bang”. Parliamo di 1 TeV di energia, cioè un trilione di elettronvolt.

Il raggio, creato da un buco nero, proveniva da ben 4,5 miliardi di anni luce di distanza, e per la prima volta è stato osservato nel 2019. Se anche si trovasse un modo efficiente per intercettare e accumulare un'infinitesima frazione di quell'energia, sulla Terra alla specie umana di colpo non servirebbe nessuna altra fonte per anni.

Secondo l’astrofisico Remo Ruffini, dell'International Center for Relativistic Astrophysics Network (ICRANet) - che ha sede in Italia - questo “gamma ray burst”, cioè il raggio sprigionato da quel singolo buco nero, ha “la luminosità di tutte le stelle dell’Universo osservabile” messe insieme. E non è un modo di dire, è proprio così.

Ruffini e i suoi colleghi studiano già da tempo il processo con il quale i buchi neri producono energia in modo così potente, e di fatto la causa scatenante è sempre una: il collasso di una stella, una supernova, con una massa sufficiente a far nascere un buco nero. Cercare le cause di questi processi, però, potrebbe servire addirittura a immaginare di raccoglierla, quell’energia. E qui sta il punto.

Il team di astrofisici ha osservato il comportamento del collasso delle supernova, ha calcolato come avviene l’interazione tra gli elementi in gioco e quali sono le conseguenze delle stelle di neutroni (che, fino ad oggi, sono considerati gli oggetti spaziali più densi dell’Universo). Il team è arrivato a una conclusione estremamente interessante, e cioè che c’è un enorme quantità di materiale che vortica intorno al buco nero attivo, materiale che in parte viene assorbita, in parte invece viene incanalata e accelerata intorno all'esterno del buco nero, verso i suoi poli, dove poi viene proiettata nello spazio sotto forma di raggi di una potenza immensa.

Grazie all'osservazione di GRB 190114C, il team di ricerca è stato in grado di ricostruire la sequenza degli eventi che portano a questi raggi, cosa succede al nucleo della stella, per esempio, oppure il fatto che il collasso della supernova porta a una certa interazione tra stelle di neutroni e buchi neri. Ma l’obiettivo finale di questi studi è estremamente più ambizioso di saper ricostruire questi eventi macroscopici, è stabilire la possibilità di sfruttare quell’energia. Gli stessi eventi potrebbero essere riprodotti in misura minore, oppure potrebbero essere i satelliti ad accumulare l'energia intercettata.

"La prova che questa energia rotazionale di un buco nero può essere intercettata, e che possano essere spiegate le emissioni di energia attraverso i "gamma-ray bursts", ha spiegato Ruffini, è inequivocabile.


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