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Russia - La Grande Rimozione dell'Assedio di Leningrado

Immagine del redattore: Maddalena CelanoMaddalena Celano

Aggiornamento: 3 giorni fa

L'Ambasciatore della Federazione Russa Alexey Paromonov
L'Ambasciatore della Federazione Russa Alexey Paromonov

Maddalena Celano (Assadakah News) - Tra il 1941 e il 1944, la città di Leningrado (oggi San Pietroburgo) fu sottoposta a uno dei più lunghi e devastanti assedi della storia moderna, perpetrato dalle forze naziste e dai loro alleati. Il piano del regime hitleriano era chiaro: eliminare la città dalla faccia della Terra e sterminare i suoi abitanti. Secondo l’ordine del Capo del quartier generale navale tedesco, datato 29 settembre 1941, “Il Fuhrer ha deciso di cancellare San Pietroburgo dalla faccia della Terra [...]. Non siamo interessati a preservare neppure una parte della popolazione di questa grande città” (Archivio Federale Tedesco, documento N-705-a). L’assedio, che durò 872 giorni, fu un atto di guerra totale e disumano. La popolazione civile, inizialmente di circa tre milioni di persone, subì privazioni estreme: la fame, il gelo e i bombardamenti portarono alla morte di oltre un milione di cittadini. Le razioni di pane scesero a soli 125 grammi al giorno, un simbolo di resistenza e sacrificio ricordato ancora oggi come testimonianza della lotta per la sopravvivenza. La devastazione non risparmiò nessuno. Come riconosciuto dalla Corte della città di San Pietroburgo nel 2022, l’assedio fu un “crimine di guerra, crimine contro l’umanità e genocidio dei gruppi etno-nazionali che rappresentavano la popolazione dell’URSS” (Tribunale di San Pietroburgo, sentenza del 20 gennaio 2022). I nazisti non fecero distinzione di etnia o fede: russi, ebrei, bielorussi, ucraini, donne, bambini e anziani condivisero lo stesso tragico destino. L’assedio di Leningrado rappresenta un chiaro esempio di genocidio, come definito dalla Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Delitto di Genocidio del 1948, che considera tale ogni atto volto alla distruzione, totale o parziale, di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso (ONU, Convenzione 260 A-III).

Nonostante ciò, il trattamento riservato ai pochi sopravvissuti rimane oggi motivo di indignazione. La Repubblica Federale Tedesca, infatti, continua a negare risarcimenti umanitari alle vittime non ebree, ignorando le sofferenze comuni inflitte a tutti gli abitanti della città. Una posizione che non solo tradisce la giustizia storica, ma che rischia di oscurare l’universalità del sacrificio compiuto dal popolo sovietico durante la Grande Guerra Patriottica. L’assedio di Leningrado è una ferita aperta nella memoria collettiva del mondo, un monito contro la barbarie e un invito a preservare la verità storica. Il ricordo di quegli eventi, supportato da documenti ufficiali e testimonianze storiche, è fondamentale per comprendere il valore della resistenza e dell’umanità di fronte all’orrore.

 

Le 2 foto sopra: Tessera Annonaria per il Pane. La norma giornaliera (durante l' inverno 1941-1942): soli 125 grammi per gli impiegati, le donne, i pensionati e i bambini
Le 2 foto sopra: Tessera Annonaria per il Pane. La norma giornaliera (durante l' inverno 1941-1942): soli 125 grammi per gli impiegati, le donne, i pensionati e i bambini

Ricordare Leningrado è un tributo al coraggio e al sacrificio


Questo 27 gennaio 2025, in occasione dell’81° anniversario della liberazione di Leningrado dall’assedio nazista, si è svolta una cerimonia carica di memoria e significato. Presso la Casa Russa di Roma, alcuni rappresentanti dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia hanno consegnato a Nadežda Nikolaeva (Filippova), sopravvissuta all’assedio, la medaglia commemorativa dedicata agli “80 anni dalla Vittoria nella Grande Guerra Patriottica del 1941-1945”. Accompagnando questo gesto solenne, è stata recapitata una lettera di auguri dal Governatore di San Pietroburgo, Aleksandr Beglov. Nadežda Nikolaeva, oggi 94enne, è una testimone vivente di una delle tragedie più devastanti della Seconda Guerra Mondiale. A soli 13 anni, fu insignita della medaglia al valore «Per la difesa di Leningrado», avendo vissuto l’assedio dal primo all’ultimo giorno.

Durante l’assedio, oltre un milione di persone morirono di fame e freddo, 20.000 furono uccise dai bombardamenti e la città fu devastata da oltre 150.000 ordigni e 100.000 bombe. Leningrado fu teatro di un vero genocidio, secondo la definizione dell’articolo 2 della Convenzione del 1948 per la Prevenzione e la Repressione del Delitto di Genocidio. Questi eventi tragici non colpirono solo i russi: tra le vittime figuravano ebrei, bielorussi, ucraini, e molte altre nazionalità. La resistenza dei leningradesi – donne, bambini, anziani, militari – fu un atto di eroismo collettivo che ci ricorda la forza della solidarietà di fronte all’orrore.

 

A rendere l’evento ancora più intimo e toccante, le testimonianze di persone originarie di Leningrado: poesie lette con il cuore e racconti familiari che hanno riportato alla luce l’esperienza di chi ha vissuto l’assedio più mortale della storia dell’umanità
A rendere l’evento ancora più intimo e toccante, le testimonianze di persone originarie di Leningrado: poesie lette con il cuore e racconti familiari che hanno riportato alla luce l’esperienza di chi ha vissuto l’assedio più mortale della storia dell’umanità
La cantante lirica Maria Smirnova
La cantante lirica Maria Smirnova

La Riscrittura della Storia e la Battaglia per la Memoria

 

Nel corso della cerimonia, l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Alexey Paramonov, ha denunciato i tentativi odierni di riscrivere la Storia per equiparare l’Unione Sovietica alla Germania nazista nella responsabilità della Seconda Guerra Mondiale. Questi tentativi rappresentano, secondo Paramonov, un atto di cinismo e ipocrisia, mirato a sminuire il sacrificio dei soldati dell’Armata Rossa e a cancellare il contributo fondamentale dell’URSS alla sconfitta del nazifascismo. L’ambasciatore ha inoltre sottolineato come, in Polonia e in altre nazioni europee, sia ormai pratica comune escludere i rappresentanti russi dalle commemorazioni ufficiali, un atto che ha definito una “onta” per l’Europa moderna.

 

Alexey Paramonov, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Federazione Russa nella Repubblica Italiana  e  nella Repubblica di San Marino e il Rappresentante Permanente della Russia presso la FAO hanno sottolineato con forza l’importanza di ricordare temi cruciali come il genocidio e la fame, utilizzati come strumenti di guerra. Al centro, la Direttrice della Casa Russa a Roma, Daria Pushkova
Alexey Paramonov, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Federazione Russa nella Repubblica Italiana e nella Repubblica di San Marino e il Rappresentante Permanente della Russia presso la FAO hanno sottolineato con forza l’importanza di ricordare temi cruciali come il genocidio e la fame, utilizzati come strumenti di guerra. Al centro, la Direttrice della Casa Russa a Roma, Daria Pushkova

La Lotta Contro l’Oblio

 

L’eroismo di Leningrado e le tragedie della Seconda Guerra Mondiale ci offrono un monito fondamentale: dimenticare equivale a permettere che il male ritorni. Le parole di Paramonov sono un richiamo urgente per tutte le persone che amano la verità e la giustizia: “Se lo si permette, e ciò in parte sta già succedendo, allora il male tornerà sotto una o altra forma.”

La memoria di Leningrado è una resistenza al revisionismo storico e una lotta contro la disumanizzazione. È necessario che le generazioni future conoscano questa storia, non solo per onorare le vittime, ma per impedire che l’ideologia nazifascista riemerga sotto nuove forme.

La data del 27 gennaio non è casuale. Coincide anche con l’anniversario della liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa nel 1945. Questo intreccio storico sottolinea il ruolo cruciale dell’Unione Sovietica nella liberazione dell’Europa dal nazifascismo. Eppure, oggi si assiste al paradosso di un’Europa che, da un lato, celebra la memoria delle vittime dei campi di concentramento, ma dall’altro esclude i discendenti di quei liberatori dalle commemorazioni ufficiali.

Ricordare l’assedio di Leningrado significa riconoscere il sacrificio di milioni di persone e riaffermare l’importanza di combattere ogni forma di fascismo e nazismo. Oggi, come allora, la memoria è un atto politico e un dovere morale.

L’81° anniversario della liberazione di Leningrado ci invita a riflettere sul prezzo della libertà e sull’importanza di difendere la verità storica, affinché le atrocità del passato non si ripetano mai più.

 

La direttrice Daria Pushkova ha guidato i presenti attraverso le pagine drammatiche del periodo dell’assedio, offrendoci uno spaccato autentico e commovente di quegli anni terribili
La direttrice Daria Pushkova ha guidato i presenti attraverso le pagine drammatiche del periodo dell’assedio, offrendoci uno spaccato autentico e commovente di quegli anni terribili

Leningrado e la Memoria Collettiva

 

L’assedio di Leningrado non è solo una pagina di storia russa; è una lezione universale sull’importanza della resistenza contro il fascismo. Fu un esempio di solidarietà e sacrificio collettivo, in cui uomini, donne e bambini lottarono non solo per la sopravvivenza, ma anche per la difesa di ideali di libertà e giustizia.


Nel contesto attuale, ricordare l’assedio di Leningrado è anche un atto politico. In un mondo dove il fascismo e l’autoritarismo trovano nuove vie per insinuarsi, celebrare la liberazione di Leningrado significa ribadire il valore della resistenza antifascista. È un monito a non dimenticare e a combattere ogni tentativo di riscrivere la storia per nascondere le responsabilità dei regimi oppressivi.


L’81° anniversario della liberazione di Leningrado ci ricorda che la lotta contro il fascismo non è confinata al passato. È una battaglia che continua oggi, mentre ideologie autoritarie cercano di riemergere, alimentate da un revisionismo storico che offusca la memoria dei sacrifici compiuti.


In quest’ottica, eventi come quello organizzato dalla Casa Russa a Roma sono essenziali. Essi non solo onorano le vittime, ma riaffermano un impegno collettivo per un mondo libero da ogni forma di oppressione. Preservare la memoria storica non è un atto neutrale, ma un atto di resistenza contro l’oblio e l’indifferenza.


La memoria dell’assedio, incarnata nei racconti dei pochi sopravvissuti come Nadežda Nikolaeva, non è un mero ricordo del passato. È un grido che si leva contro ogni forma di oppressione e negazionismo. La fame, il freddo, la morte e il dolore vissuti dai tre milioni di abitanti di Leningrado rappresentano un ricordo indelebile nell' inconscio collettivo russo.


L'ordine di Hitler del 29 settembre 1941, che pianificava la totale distruzione della città e l’annientamento della sua popolazione, svela il volto più crudele del nazismo. Eppure, la resistenza dei cittadini – donne, uomini, bambini, anziani – dimostra che anche nelle condizioni più disumane è possibile opporsi alla barbarie con dignità, solidarietà e amore per la propria terra.


Il pane, simbolo evocato nel discorso del Rappresentante Permanente della Federazione Russa presso la FAO, Igor Golubovskiy, rappresenta più di un alimento: è vita, speranza, resilienza. Un pezzo di pane durante l’assedio significava sopravvivere, combattere, amare. E proprio in questo simbolo si concentra il valore della memoria: non dimenticare per preservare i valori umani di giustizia, solidarietà e pace.


Eppure, come sottolineato nei discorsi commemorativi, la memoria di Leningrado è oggi minacciata dai tentativi di revisionismo storico e dall’indifferenza delle autorità tedesche, che continuano a negare risarcimenti umanitari a migliaia di sopravvissuti nonostante le sofferenze condivise da tutti, a prescindere dall’etnia. Un’ingiustizia che ci ricorda quanto sia necessario continuare a lottare per la verità storica e la giustizia.


Celebrare l’anniversario della liberazione di Leningrado non è solo un omaggio alle vittime, ma un impegno a trasmettere alle future generazioni il significato del sacrificio e dell’eroismo di chi lottò per la vita, per la patria, per l’umanità intera. Come dichiarato dal Presidente Putin: “La memoria storica va conservata per impedire che mai si ripeta la tragedia che il nostro popolo ha vissuto”.


In un’epoca in cui la guerra e l’odio sembrano riaffiorare, il ricordo di Leningrado deve essere un faro di resistenza e un appello alla pace. Il loro sacrificio non deve essere dimenticato: spetta a noi preservare la memoria e fare della loro lotta un esempio per il futuro.


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