Redazione Assadakah - Le condizioni in cui si trova il Libano destano sempre maggiori preoccupazioni nella comunità internazionale, soprattutto per quanto riguarda la crisi economica in atto da anni, dovuta in maggior parte alla sottrazione di risorse pubbliche e corruzione, che hanno causato una incontrollata fuga di capitali neri all’estero, soprattutto in alcune banche occidentali. Oggi, grazie a indagini e inchieste approfondite, si conoscono i responsabili di quanto avvenuto, volti, nomi e cognomi, e cifre sottratte alla popolazione libanese, per un ammontare di decine di miliardi di dollari.
I diversi governi, da molti anni a questa parte, non hanno saputo risalire la china, fino all’ultimo esecutivo, presieduto da Hassan Diab, che si è dimesso il 10 agosto 2020. Da quel giorno, il Paese dei Cedri non ha un organismo governativo stabile e regolare. Lo stesso Hassan Diab nel discorso di dimissioni, ha pronunciato queste parole: “In Libano, la corruzione è più forte dello Stato. La corruzione è un fenomeno endemico, ma i responsabili saranno portati di fronte alla giustizia e dovranno rendere conto dei crimini commessi”. Il tutto, sullo sfondo della terribile disgrazia che ha colpito la capitale, l’esplosione al porto del 4 agosto 2020, che ha devastato la città e ha causato almeno 200 morti, 5.000 feriti e oltre 300mila senza tetto.
Le dimissioni di Diab erano nell’aria, soprattutto dopo le precedenti dei ministri di Finanze, Giustizia e Comunicazioni, in seguito al rigetto della richiesta di una indagine internazionale sul disastro del porto, diventata simbolo della inettitudine e del fallimento politico e amministrativo. Troppi anni di corruzione e un malgoverno hanno trascinato il Libano in una condizione disastrosa.
Quelle tremila tonnellate di composto chimico bianco e cristallino di nitratato d’ammonio, sono state “arma di corruzione di massa’’, secondo quanto dichiarato da Farah Choucair, economista del network Al Arabiya. Per non parlare del debito pubblico, altra causa di disagio economico, con la moneta nazionale scesa dell’85% del suo valore. Quasi la metà della popolazione vive in condizioni di povertà, in un Paese che fino a non molto tempo fa era manifesto del benessere in Medio Oriente e non solo. Intanto, il ministero dell’Energia e dell’Acqua non è ancora riuscito a garantire elettricità 24 ore su 24 ai cittadini, e altri servizi essenziali sono in stato di estremo disagio, con danni calcolati in oltre 2 miliardi di dollari. Non c’è più tempo, quindi. Anche in vista della scadenza del mandato presidenziale di Michel Aoun, nell’ottobre 2022.
In questo difficile quadro agisce l’Observatoire Européen Pour l'Intégrité du Liban (OEIL), la cui presidente, avv. Anna Maria Nangano, ha incontrato S.E. Farid Elia Al Khazen, ambasciatore della Repubblica del Libano presso la Santa Sede. Scopo dell’incontro, al quale è stata invitata anche l’Associazione Italo-Araba Assadakah nella persona di Talal Khrais (responsabile Politica Estera e Relazioni Internazionali) è stata la presentazione ufficiale alle autorità libanesi. La signora Anna Maria Nangano ha commentato l’avvenimento con il seguente intervento: “Ringraziamo Sua Eccellenza, il prof. Farid Elias Al-Khazen, Ambasciatore del Libano presso La Santa Sede per averci ricevuti. La visita è finalizzata a presentare L'Osservatorio Europeo per l'Integrità del Libano (Observatoire Européen Pour l'Intégrité du Liban) ad un illustre e non discusso rappresentante del Paese che incarna i valori fondanti della Repubblica Libanese: democrazia, legalità, pluralismo. L'Osservatorio è composto da avvocati, giuristi e attivisti europei indipendenti il cui obiettivo è monitorare e combattere la corruzione nel Paese dei Cedri.
Il perseguimento dell'obiettivo sarà attuato attraverso il ripristino della legalità in un contesto politico-sociale dove ormai la corruzione è talmente endemica e radicata da compromettere lo sviluppo e il futuro della popolazione. Nel 2020, grazie alle denunce della Fondazione svizzera Accountability Now, dell'ONG francese Sherpa e dell'Associazione Collettiva delle vittime di pratiche fraudolente e criminali in Libano, costituita dai risparmiatori devastati dalla crisi post-2019, in Francia e in Svizzera sono partite indagini gemelle a carico dell'ex Governatore della Banca Centrale del Libano Riad Salameh per riciclaggio di danaro, Salameh possiede un ingente patrimonio che, a detta dei suoi critici in Patria, ha trasferito durante la rivolta del 2019 all'estero, operazione non consentita al resto della popolazione. L'Osservatorio vigilerà, su queste inchieste ma anche sulle vicende legate all'utilizzo del denaro proveniente dalla UE nell'ambito della Cooperazione e Sviluppo. Solo nel triennio 2017/2020 per i settori idrico ed energetico e per quello dei servizi quali la gestione delle acque reflue e dei rifiuti solidi sono state attivate dalla Unione Europea tre linee di credito per complessivo 44 milioni di euro. In tale contesto creano allarme e preoccupazione le notizie giornalistiche che arrivano in merito ad un'inchiesta avviata nel 2019 a carico di Nabil Jisr, Presidente per lo Sviluppo e la Ricostruzione (CDR), e dei suoi collaboratori, per la mancata esecuzione dell'infrastruttura di depurazione nell'ambito di una indagine per corruzione, spreco di fondi pubblici ed arricchimento illecito. La Comunità Europea si è contraddistinta nella lotta alla corruzione a livello globale riconoscendo nel fenomeno una calamità sociale che sta mettendo, fortemente, a rischio la produttività e la competitività delle imprese nonché la crescita economica. In questo panorama cosi inquietante, si inserisce l’attività giudiziaria della Procura Europea (EPPO, European Public Prosecutor’s Office) istituita con il Regolamento U.E. n 2017/ 1939, ufficialmente operativa dal 28 settembre 2020. Il compito precipuo di questo organismo giudiziario, secondo la ratio del Regolamento, è quella di potere individuare, perseguire e rinviare a giudizio i reati che ledono gli interessi dell’U.E., tra questi vi è anche le fattispecie di corruzione attiva e passiva. La Procura Europea è un organismo senza precedenti nell’Unione Europea che funzionerà con una struttura molto complessa. Auspichiamo che grazie a questo prestigioso Organismo e ad altre prestigiose Istituzioni Internazionali quali, UNCAC, (United Nations Convention against Corruption), OCSE, UNODC, Banca Mondiale, GAFI, FMI si possa arginare anche in Libano un fenomeno che ormai ha raggiunto dimensioni talmente vaste da non poter più essere gestito e controllato a livello nazionale. Noi faremo la nostra parte. Grazie”.
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