Talal Khrais - Dal 16 al 18 maggio l'Ambasciata dell'Autorità Palestinese in Italia, "nel piangere la scomparsa della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh, uccisa l’11 maggio dalle forze di occupazione israeliane mentre svolgeva il suo lavoro, ha istituito un libro di condoglianze nella sua sede di Viale Guido Baccelli 10 a Roma".
Tanti amanti della pace e della giustizia sono recati per presentare personalmente le condoglianze all’Ambasciatrice Abeer Odeh tra questi l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, e il senatore Pier Ferdinando Casini, membro della Commissione Esteri del Senato, e presidente del gruppo italiano dell'Unione Interparlamentare. Ognuno, sia personalmente che in rappresentanza, ha voluto manifestare vicinanza e condivisione, in memoria della giornalista di "Al Jazeera", Shireen Abu Akleh, deceduta lo scorso 11 maggio a Jenin, in Cisgiordania, mentre seguiva un’operazione delle forze di sicurezza israeliane in un campo profughi alla periferia di Jenin.
“L'Italia ha sempre sperato e operato per due popoli e due Stati. Pace tra loro", ha affermato Casini sul suo profilo Twitter.
"Caricare come hanno fatto i militari israeliani i partecipanti al funerale della giornalista palestinese di Al Jezeera, rischiando perfino di far cadere la bara, è un comportamento indecoroso per lo Stato di Israele. Pensano davvero che in questo modo si possa portare la pace in Medio Oriente?". Lo afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. "La comunità internazionale non può continuare a voltarsi dall'altra parte - conclude il leader di SI di fronte a quello che accade ogni giorno in Palestina."
"Mi appello al popolo italiano, al suo governo e alla stampa di questo Paese, amico della Palestina, perché si mobilitino e si facciano promotori di una iniziativa internazionale capace di far rispondere Israele delle violazioni che ha sin qui commesso impunemente, ponendo termine all'occupazione israeliana della nostra terra. Vi chiediamo di impedire il lento sterminio del nostro popolo, prevedendo un'azione condivisa di protezione dei nostri civili e in particolare dei nostri giornalisti, bersaglio dei continui crimini delle forze di occupazione israeliane": lo dichiara in una nota l'Ambasciatrice dell'Autorità Palestinese in Italia, Abeer Odeh, commentando l'uccisione della giornalista.
La diplomatica ha definito la cronista "una cara amica. Una persona genuina e una bravissima giornalista" e ha denunciato che la reporter "è stata uccisa a sangue freddo dalle forze di occupazione israeliane, che continuano a massacrare la popolazione palestinese nella totale indifferenza della comunità internazionale".
Secondo l’ambasciatrice Odeh la giornalista di Al Jazeera "era entrata nel campo profughi di Jenin per seguire la notizia di un possibile raid dell'esercito israeliano, che notoriamente prende di mira i rifugiati palestinesi. Si trovava lì con il permesso dei militari, che l'avevano lasciata passare senza dire nulla. Non vi erano scontri né disordini. Vi erano soldati israeliani e giornalisti, ovviamente disarmati - ricordiamo il collega del quotidiano Al-Quds ferito - che indossavano il giubbotto identificativo della 'stampa' e facevano il loro lavoro". Un lavoro questo, secondo l'Ambasciatrice, "che la potenza occupante soffoca ricorrendo anche alla violenza per mettere a tacere chi cerca di fare luce sui suoi crimini: sono più di 100 i giornalisti palestinesi uccisi da Israele durante l'occupazione più lunga del mondo, cominciata nel 1967".
In una riflessione su recenti episodi drammatici, la Commissione per la giustizia e la pace della Chiesa cattolica in Terra Santa afferma che "occorre ripetere con inequivocabile chiarezza: la radice principale della violenza è l'occupazione della Palestina, una occupazione che si protrae da 55 anni".
"Questa violenza - prosegue il documento - anche se è avvenuta in maniera principale nella Palestina ancora sotto occupazione israeliana, si è manifestata anche in territorio israeliano dove 15 israeliani sono morti uccisi in attacchi condotti da palestinesi, in ritorsione alla violenza israeliana". Peraltro sarebbero da tenere ben presenti gli 'Accordi di Abramo'.
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