Talal Khrais (roma) - Si è conclusa la visita in Italia e in Vaticano del vice premier e ministro degli Esteri dell'Iraq, Fuad Hussein, con una affollata conferenza stampa a Roma. L'Italia e papa Francesco hanno fornito sostegno alla mediazione tra storici rivali regionali, come Arabia Saudita e Iran, nella quale l'Iraq ha svolto un ruolo decisivo. Lo ha confermato alla conferenza il titolare del ministero degli Affari Esteri dell'Iraq, Fuad Hussein, durante un incontro con la stampa italiana, a margine della visita tenuta in questi giorni a Roma. Il ministro ha sottolineato il cambiamento registrato a livello regionale con i recenti contatti fra Teheran e Washington, incentrati in particolare sull'accordo sul nucleare iraniano stipulato a Vienna, e sono sintomatici di un cambiamento nelle politiche dell'amministrazione statunitense, con l'avvento alla presidenza di Joe Biden.
Sono in corso anche altri contatti tra diversi Stati della regione, non ancora annunciati, ha proseguito. L'Iraq ha giocato un ruolo fondamentale in questi contatti perché tali conflitti "hanno avuto un impatto sulla situazione politica irachena": per poter gestire i conflitti interni è stato necessario gestire i conflitti esterni, ha sottolineato. Questi movimenti sono "negli interessi iracheni: abbiamo bisogno di stabilità nel Paese e stabilità regionale", ha sottolineato. "L'Iraq è stato in guerra con sé stesso e con altri per 50 anni", ha aggiunto. "C’è stato un embargo internazionale, dal 1991 al 2003", ha aggiunto, le guerre e l'embargo hanno distrutto le infrastrutture" del Paese.
L'Italia può svolgere un ruolo importante nella ricostruzione dell'Iraq. Ha detto il Ministro durante l’incontro con la stampa. La politica economica irachena attualmente si basa sulla diversificazione delle risorse, vista la forte dipendenza, "per il 90 per cento", dai ricavi del petrolio, ha detto Hussein. L'Iraq era "un Paese agricolo" e la visione dell'Iraq oggi riguarda "la ricostruzione del settore". "L'Iraq era un Paese turistico, soprattutto per quanto riguarda il turismo religioso", ha sottolineato Hussein. "L'Iraq è un Paese di gas, non solo petrolifero", ha proseguito. "Molte compagnie hanno cominciato a lavorare per sfruttare il gas naturale per uso interno e, per il futuro, anche per esportarlo", ha aggiunto. "Abbiamo bisogno di industrie petrolchimiche.
L'Iraq ha bisogno di ferrovie, strade, porti, dighe, elettricità", ha detto il ministro, sottolineando che "l'economia irachena è promettente e aperta al futuro".
Il governo iracheno ha deciso di permettere ai cittadini dell'Unione europea (Ue) di ottenere i visti di ingresso in Iraq direttamente all'arrivo nel Paese. La decisione coinvolge anche i cittadini di Usa, Canada, Australia, Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud. Scopo della decisione è “incoraggiare gli investimenti e il turismo", ha proseguito. "È anche un passo in avanti per uscire dall'isolamento in cui il Paese ha vissuto per tanto tempo", ha sottolineato.
Il ministro degli Esteri dell'Iraq, Fuad Hussein, ha ringraziato il parlamento, il popolo, il governo e le istituzioni italiane per aver presentato il loro aiuto nello sconfiggere lo Stato islamico (Is). Hussein lo ha detto oggi incontrando la stampa italiana, a margine della visita tenuta in questi giorni a Roma. "Lo Stato di Daesh è crollato", ha sottolineato. Tuttavia "l'ideologia di Daesh continua a essere presente": l'Is non è infatti solo un'organizzazione terroristica, militare, strutturata, ma anche "un sistema di pensiero" che gode ancora di seguito nella società. Il pericolo di Daesh è ancora esistente ma non è comparabile a quello di qualche anno fa, ha aggiunto, citando a riprova di ciò la storica visita degli scorsi 5-8 marzo di papa Francesco, che "ha potuto visitare molti luoghi in Iraq".
Poi il Ministro ha toccato una questione non di poco conto lo sblocco di 90 milioni euro congelati in Italia e il business tra i due Paesi.
"Molte aziende italiane operano in Iraq, ci sono ampie possibilità di investimenti", ma "ci sono alcuni problemi risalenti ai tempi di Saddam: l'Iraq acquistò armi e forniture" da Leonardo e Fincantieri, "che ha pagato, ma a causa dell'embargo del 1991 non le abbiamo mai ricevute. Si tratta di 60 milioni di euro congelati nelle banche italiane con gli interessi", e di "30 milioni di conti correnti" dell'ambasciata e altri funzionari. Lo ha detto il vicepremier e il ministro degli esteri iracheno Fuad Hussein a Roma. "Sono in corso trattative" per sbloccare la situazione, "il ministro Di Maio si è impegnato a far avanzare la questione", ha aggiunto.
"Dopo il 2003 l'embargo che aveva colpito il regime di Saddam Hussein sono state tolte e l'Iraq è tornato a essere un Paese sovrano", ha spiegato l'ambasciatrice irachena in Italia, Safia Taleb al Souhail.
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