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Roma - Convegno azero sul cristianesimo alla Pontificia Università Gregoriana

Aggiornamento: 2 giorni fa

Letizia Leonardi (Assadakah News) - Dopo la mostra turca a Roma al Colosseo, in Vaticano arrivano gli azeri. Oggi 10 aprile, dalla mattina e fino alle 18, alla Pontificia Università Gregoriana della Santa Sede in Vaticano, gestita dai Padri Gesuiti, si è svolta la XII Conferenza Scientifica Internazionale dal titolo “Cristianesimo in Azerbaigian: storia e modernità” dedicata al patrimonio dell’Albania caucasica. L'evento è stato organizzato dal Baku International Multiculturalism Center, dall'A.A. Bakikhanov Institute of History and Etnology dell'Accademia Nazionale delle Scienze dell'Azerbaijan, dall'Ambasciata della Repubblica dell'Azerbaijan presso la Santa Sede e dalla comunità religiosa cristiana Alban-Udi.

Alla conferenza sono intervenuti studiosi albanologici provenienti da Turchia, Kazakistan, Uzbekistan, Corea del Sud, Russia, Polonia, Italia, Georgia, Germania, Francia, Canada, Stati Uniti e Lituania.

Una iniziativa che ha lasciato sgomenti tutti gli armeni d'Italia e sicuramente del mondo intero. Un convegno sulla cristianità organizzata da un Paese musulmano che non ha avuto pietà di attaccare il Nagorno Karabakh, di provocare una grave crisi umanitaria che ha colpito 120 mila armeni, che ha attuato una pulizia etnica in una terra ancestralmente abitata e governata da armeni che adesso è sparita dalle cartine geografiche perché presa con la forza dalla dittatura di Baku. Un Paese, l'Azerbaijan condannato per crimini dal Parlamento Europeo e non solo e che, non contento, ora minaccia l'Armenia. Un evento, quello di oggi, presentato con una locandina che riproduce una chiesa chiaramente di architettura armena ma che loro spacciano come quella dell'Albania Caucasica. Incredibile il discorso inviato dal Cardinale e Prefetto del Dicastero della Santa Sede per le Chiese Orientali Claudio Gugerotti che riportiamo integralmente.

"Grazie estimati organizzatori per aver reso possibile questo incontro, che certamente intende essere il segno eloquente dell'impegno alla valorizzazione del patrimonio spirituale e culturale, nella promozione del dialogo, della ricerca e dell'incontro tra culture e confessioni religiose.

L'Azerbaijan, crocevia di popoli e fedi, è una terra antica su cui territorio si custodiva una tradizione cristiana che affonda le sue radici nell'epoca dell'Albania caucasica.

I monumenti sacri, le chiese, i manoscritti e le memorie del tutto rappresentano non solo testimonianze artistiche, ma espressioni tangibili dell'anima di un popolo che ha saputo onorare Dio nella varietà e nelle forme e nella fedeltà della propria fede.

Questa conferenza si presenta pertanto quale un'opportunità eminente di riflessione, in cui il sapere scientifico si intreccia alla memoria e la ricerca, onesta e spensierata e spassionata, si fa ponte tra presente e futuro.

Gli interventi degli illustri relatori, provenienti da diversi contesti culturali e accademici, non solo arricchiscono l'intelletto, ma edificano altresì uno spirito di concordia e di rispetto tra le civiltà, suscitato da una riflessione su un'eminente eredità religiosa, che come sempre accade nelle diverse queiti, segna profondamente l'anima del popolo.

Quanto all'impegno promosso dall’Azerbaijan alla ripresa della multiculturalità, le parole del Santo Padre Francesco qua ci paiono particolarmente confacenti:

“Il dialogo interreligioso è una condizione necessaria per la pace nel mondo, e quindi è un dovere per i cristiani, come anche per le altre comunità religiose” (Evangelii Gaudium di Papa Francesco, al numero 250).

Non posso qui non evocare con viva commozione le due visite apostoliche che hanno segnato le relazioni tra la Santa Sede e la nazione azerbaigiana, quella di San Giovanni Paolo II nel 2002 e quella di Papa Francesco nel 2016.

In particolare, San Giovanni Paolo II, rivolgendosi alla città di Baku, affermò:

“La vostra è una terra di incontro, di scambio e di dialogo. In essa possono convivere uomini e donne appartenenti a diverse religioni e culture. Questo è un grande dono e una grande responsabilità” (Baku, 23 maggio 2002).

Questo dono e responsabilità restano oggi più che mai attuali.

Essi esigono che si custodiscano con coraggio e sapienza i segni del passato, affinché la memoria non venga violata e le nuove generazioni possano riconoscersi in un patrimonio che parla di identità nella pluralità.

Illustri Signori e Signore, che il presente simposio rappresenti una luminosa occasione di scambio, di crescita comune e di consolidamento dei valori legali, culturali e spirituali.

Auspico che i frutti di questo incontro non si limitino all’ambito accademico, ma si producano in testimonianza concreta di pace, giustizia e verità, che in un impegno veramente scientifico, certo, costituiscono a dissipare il livore e la divisione. Con tale animo e nella fiducia al futuro segnato dalla concordia, vi auguro proficuo e ispirato svolgimento dei lavori".

Un discorso sicuramente non critico, anzi. Un evento a Roma poco pubblicizzato ma che avrà gran clamore in Azerbaijan. Il Vaticano sapeva ma si è vergognato a diffondere la notizia o non sapeva? Il rettore della Pontificia Università Gregoriana, che ha dato in affitto la sala, la più grande e di rappresentanza, sapeva o non sapeva che conferenza si sarebbe tenuta? Fatto è che il Cardinale e Prefetto del Dicastero della Santa Sede per le Chiese Orientali Claudio Gugerotti ha inviato il suo messaggio. Forse sarebbe stato meglio tacere, come ha taciuto quando gli armeni sono stati attaccati e stremati dall'Azerbaijan.

Un comportamento ambiguo del Vaticano e della Pontificia Università Gregoriana che sarebbe il caso venisse chiarito. Pecunia non olet vale anche per il Vaticano visto che Baku sta finanziando, in occasione del Giubileo, il restauro della basilica di San Paolo fuori le Mura e di diversi monumenti storici e chiese?

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