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Roberto Roggero: “Lo Stato più attivo a livello politico? Il Vaticano”

Talal Khrais (NNA Beirut) - Lotta alla povertà, giustizia, sostegno al settore educativo e medico, lotta alla violenza e arresto della corsa agli armamenti, e molto altro, fanno dello Stato più piccolo del mondo, il più attivo a livello umano, spirituale e politico.

In questo contesto, l'Incaricato d'Affari della Missione Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, monsignor John Poster, ha partecipato alla conferenza internazionale che si è tenuta a Ginevra dal 13 al 17 dicembre, per rivedere la Convenzione delle Nazioni Unite su alcune armi convenzionali.

A questo proposito, il corrispondente della Agenzia Nazionale di Informazione presso la Santa Sede, Talal Khrais, ha incontrato l'illustre scrittore, giornalista e corrispondente di guerra nonché direttore di "Assadakah News” (organo di informazione della omonima Associazione Italo-Araba) Roberto Roggero, il quale ha confermato che lo Stato Vaticano è il più piccolo ma il più attivo del mondo dal punto di vista spirituale e politico.

Roggero ha ricordato il discorso pronunciato da monsignor Poster davanti ai partecipanti alla conferenza, rilevando che "è inaccettabile che aumentino le spese per gli armamenti, in un momento in cui crisi sociali ed economiche, povertà, disuguaglianza, ingiustizia e debolezza del settore dell'istruzione e della sanità stanno aumentando, soprattutto alla luce della pandemia". A ciò si aggiungono le conseguenze negative del cambiamento climatico.

"Quante persone devono essere uccise, ferite e disabilitate prima che il mondo possa alzare la voce per condannare un comportamento militare inaccettabile?", ha affermato.

Roggero ha fatto riferimento alla posizione della Santa Sede, la quale afferma che "il disarmo, lo sviluppo e la pace sono questioni interconnesse, e che lo Stato Vaticano considera una falsa logica legare il concetto di sicurezza nazionale allo stoccaggio", spiegando che "la sicurezza e la pace globali possono essere raggiunte attraverso la promozione di una cultura del dialogo e della cooperazione." E attraverso l'educazione alla pace, non attraverso la corsa agli armamenti, tanto più che civili indifesi pagano il prezzo più alto per queste pratiche".

Roggero ha poi ricordato le parole di monsignor Poster in una recente intervista a Vatican News: "La Santa Sede esprime grave preoccupazione per la sicurezza della popolazione locale, a livello nazionale e regionale, a causa dei residuati bellici, del commercio illecito di armi leggere e leggere, nonché come armi esplosive non più convenzionali. Per non parlare dell'uso comune di armi di distruzione di massa che infliggono danni ingenti a città, scuole, ospedali, luoghi di culto e infrastrutture”. Ha poi esortato gli Stati a "continuare i loro sforzi in questo campo al fine di contribuire al raggiungimento di progressi nel campo del disarmo completo, sotto una stretta supervisione internazionale, come affermato nel preambolo del suddetto accordo internazionale".

Roggero ha proseguito: "Non c'è dubbio che Sua Santità è noto per le posizioni, appelli e scritti che chiedono l'abbandono del linguaggio delle armi e della violenza, l'adozione del linguaggio del dialogo e la promozione di una cultura dell'incontro tra le persone. Nel suo ultimo messaggio pubblico, “Fratelli Tutti”, il Papa ha scritto che la guerra è il fallimento della politica. E l'umanità, è una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Ha ripetuto più volte queste frasi dire che la guerra non porta alcun beneficio, e le armi non sono la soluzione, e l'ultima di queste chiamate è stata quella che ha detto dopo aver recitato la preghiera dell'Angelus domenica scorsa. Parallelamente, il sito "Vatican News" ha rilasciato un'intervista al coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, padre Renato Sacco, il quale ha sottolineato che "il Papa ci ricorda sempre che le armi non sono la strada da percorrere, visto il pericolo di entrare in la logica che le armi forniscono sicurezza". E si è fermato alle attese in Italia, che indicano che "la spesa militare aumenterà nel 2022 del 3% rispetto all'anno in corso, ed entro 3 anni questa percentuale raggiungerà il venti per cento. Ciò significa che nonostante la pandemia e le tragedie, gli interessi dei alcuni dei potenti prevalgono ancora sugli interessi del pubblico in generale.

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