Assadakah News - Ci sarà anche il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, fra i responsabili della diplomazia europea e internazionali oggi a Riyadh oggi per rafforzare il coordinamento internazionale in Siria, in un momento critico per il futuro del paese, ha detto il suo dipartimento in una dichiarazione. Il Foreign Office anticipa che i colloqui nella capitale saudita si concentreranno su quelli che saranno i prossimi passi che la comunità internazionale intraprenderà per sostenere le autorità siriane ad interim, compresi i meccanismi per ritenere il regime del deposto Bashar al-Assad, responsabile dei crimini di guerra commessi contro i suoi concittadini. Durante il suo soggiorno in quel paese, il ministro degli Esteri britannico incontrerà l’omologo saudita, principe Faisal bin Farhan, nonché diversi funzionari stranieri europei e arabi, secondo la sua agenda.
L'Arabia Saudita ospita oggi i ministri degli Esteri europei e mediorientali per discutere sulla Siria, dove le capitali straniere sperano in un ritorno alla stabilità. Ci saranno due incontri. Il primo fra gli Stati arabi, il secondo fra Stati arabi e altri paesi fra cui Francia, Regno Unito, Germania, Italia, Turchia e Spagna, così come le Nazioni Unite, ha detto ieri all'AFP un funzionario saudita.
L'incontro arriva in un momento in cui le autorità di transizione guidate dal nuovo leader, Ahmad al-Sharaa, chiedono la revoca delle sanzioni internazionali contro la Siria. Le potenze occidentali, fra cui Stati Uniti e Unione Europea, avevano imposto sanzioni al governo di Bashar al-Assad a causa della repressione delle proteste popolari nel 2011, che ha scatenato la guerra civile. Dopo 14 anni di una guerra che ha ucciso più di mezzo milione di persone, devastato l'economia e costretto milioni di persone a fuggire, anche verso l'Europa, i ribelli guidati dal gruppo islamista radicale Hayat Tahrir al-Sham (HTS), l'ex ramo siriano di al-Qaeda, hanno estromesso Bashar al-Assad dal potere l'8 dicembre. Il governo di transizione che si è insediato sulla scia della crisi da allora sta spingendo per la revoca delle sanzioni internazionali, ma molte capitali, tra cui Washington, hanno detto che stanno aspettando di vedere come le nuove autorità eserciteranno il loro potere prima di prendere una decisione.
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