Roberto Roggero – Il 42° Gulf Cooperation Council (GCC), organismo internazionale regionale istituito nel 1981 fra Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Bahrein, Kuwait e Oman, si riunisce oggi a Riyadh, capitale del Regno di Arabia Saudita, per una fondamentale messa a punto di situazioni e programmi, prima conferenza dopo la crisi del 2017 e dopo circa un anno dalla Dichiarazione di Al-Ula, che ha posto fine a un lungo periodo di rivalità interne per accuse rivolte al Qatar circa il sostegno a gruppi terroristi.
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L’obiettivo è trovare soluzioni definitive alle sfide di carattere regionale e internazionale, il potenziamento dei meccanismi di azione congiunta, il consolidamento degli accordi di Al-Ula e, nel contempo, come affermato dal ministro degli Esteri saudita, principe Faisal bin Farhan Al Saud, affrontare il momento delicato per la regione mediorientale, caratterizzato da sfide e da opportunità. A livello geopolitico, all’ordine del giorno l’accordo sul nucleare iraniano, i colloqui di Vienna tuttora in corso, questione palestinese, situazione in Iraq e crisi in Siria, Yemen, Libia e Libano.
Non meno importante l’aspetto economico del percorso di integrazione tra i Paesi del Golfo Nello specifico, portare a termine un’unione economica entro il 2025, ma dopo avere raggiunto una piena cittadinanza economica, con una valida rete di collegamenti ferroviari e un sistema che garantisca sicurezza alimentare e idrica, incoraggiando progetti congiunti e investimenti all’interno della regione del Golfo.
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E' poi stato evidenziato come il GCC svolga un ruolo rilevante nel panorama economico globale, vista la continua crescita registrata negli ultimi dieci anni. A tal proposito, nel 2020, il Consiglio di Cooperazione si è classificato al 13esimo posto a livello internazionale in riferimento al Prodotto interno lordo (PIL), che ha raggiunto quota 1,4 trilioni di dollari. Ad ogni modo, anche i Paesi del Golfo sono stati colpiti dalla crisi pandemica scoppiata nel 2020 e dal relativo crollo dei prezzi di petrolio dello stesso anno, a cui si è cercato di porre rimedio attraverso opportune politiche economiche e finanziarie. Altra sfida è quella relativa alla transizione energetica. Nel 2020, la produzione di greggio del GCC ha raggiunto i 16,2 milioni di barili al giorno, mentre la GCC dispone delle maggiori riserve di petrolio al mondo, stimate a 500,2 miliardi di barili nel 2020, mentre è al secondo posto, dopo la Russia, in materia di riserve di gas naturale.
Circa il commercio interno, è dal 1983 che i Paesi del GCC hanno intrapreso il percorso verso l’istituzione di una zona di libero scambio. L’unione doganale, invece, risale al 2003 e il mercato comune al 2008.
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Tutti questo ha contribuito a rafforzare l’integrazione economica tra iPpaesi del CCG in vari settori.
Il commercio di merci intra-GCC è stato pari a 79,1 miliardi di dollari nel 2020, con conseguenze positive per le economie dei singoli membri.
Il meeting si tiene a pochi giorni di distanza dal tour del principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman, conclusosi in Kuwait lo scorso 10 dicembre. Anche in tale occasione è emersa l’intenzione di creare un’unica posizione all’interno del Golfo su questioni regionali e internazionali, mentre Riad ha mostrato il proprio interesse a preservare la solidarietà tra i membri del GCC e ad ampliare la portata dei partenariati strategici. Il tutto, nel rispetto della sovranità dei singoli Stati e del principio di non ingerenza in questioni interne.
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