Talal Khrais - Il Centro Culturale Tommaso Moro di Gallarate tante volte ha proposto i contenuti del Meeting di Rimini attraverso mostre, presentazioni di libri e incontri. Quest’anno, nell’ambito di “Meet the Meeting”, il Centro propone tre eventi particolari.
La prima è una mostra intitolata “Francesco e il Sultano”, promossa da “Custodia di Terra Santa”, Fondazione Meeting per l’Amicizia fra i Popoli, ATS Pro Terra Sancta con percorso a cura di Maria Pia Alberzoni, Andrea Avveduto, Caterina Cappuccio, Simone Lombardo. Un appuntamento da non perdere, la straordinaria mostra sull’incontro fra San Francesco e il Sultano nel, maggio 1219. L’esposizione, iniziata a San Pietro, Gallarate, il 7 maggio, terminerà il 15 maggio, e sarà aperta tutti i giorni dalle 17 alle 19.30, sabato e domenica dalle 10 alle 12.30, e il sabato anche dalle 21 alle 22.30.
Un ricordo strico e culturale che ha evidenti richiami agli avvenimenti odierni, e che si rifà ai fatti della Quinta Crociata, quando Francesco si recò a Damietta, in Egitto, per incontrare il sultano Malek el-Kamel. Da lì farà ritorno in Italia illeso, stravolgendo le aspettative di molti e forse anche le sue.
Sulle orme del percorso tracciato dalla mostra, giovedì 12 maggio alle 21, presso l’Aula Magna della Scuola Sacro Cuore, si terrà il convegno “Incontrarsi è possibile. Capirsi anche” con Matteo Forte, consigliere comunale milanese, e Maryan Ismail, prima donna islamica italiana a ricoprire l’incarico di guida spirituale. I relatori parleranno del lavoro fatto in questi anni e dell’amicizia che si è sviluppata fra loro, all’insegna della diversità che unisce, come ha chiaramente dimostrato l’iniziativa di San Francesco, che ha superato la barriera ideologica, religiosa e culturale delle Crociate, su una via tutt’altro che facile, ma deciso a non abbandonare la via del dialogo.
L’ex Cancelliere tedesco Konrad Adenauer disse: “Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, anche se non abbiamo lo stesso orizzonte”. Una frase pronunciata in uno dei momenti più drammatici dell’esperienza tedesca ed europea, che rivela l’importanza di non escludere l’altro, sia esso ebreo, musulmano, induista, buddista, ma di dare la possibilità di esistere nella propria originalità e differenza. “Tutti nascono originali, molti muoiono come fotocopie”.
Sono trascorsi 800 anni dall’incontro fra Cristianesimo e Islam, avvenimento che, dopo otto secoli, non smette di sorprendere e di mostrare come sia realmente possibile basare i rapporti fra diverse civiltà non sul conflitto, ma sul dialogo. Il santo patrono d’Italia sfidò la sua stessa famiglia in precedenza, nel 1203, per prendere parte come soldati alla Quarta Crociata invocata da papa Innocenzo III, ma una visione di Dio lo convinse a tornare ad Assisi, dove ebbe luogo la conversione, e decise di cambiare l’armatura da combattente e vestire il saio come armatura della fede. Non a caso, la destinazione scelta era il centro nevralgico dei combattimenti, Damietta, sul delta del Nilo, considerata dai crociati la chiave per raggiungere Il Cairo e sconfiggere l’esercito musulmano, nell’impossibilità di conquistare Gerusalemme.
Il 29 agosto del 1219 l’esercito crociato subì una clamorosa sconfitta, con oltre seimila morti. È fra questo momento di lutto e la vittoria finale dei musulmani, nel novembre dello stesso anno, che Francesco si reca dal Sultano, come attestano anche alcune fonti arabe, fra cui Fakhr ad-Din al-Farisa, consigliere spirituale di Al-Kamil.
Non abbiamo, attualmente, resoconti di ciò che si dissero San Francesco e Malik al-Kamil. Con sicurezza, sappiamo solo che il Sultano accolse il frate, trascorse un certo tempo con lui e, nella generale sorpresa, lo rilasciò incolume. Dalle principali fonti dell’epoca, appare evidente comunque il coraggio che animava Francesco e la saggezza che caratterizzava il Sultano, nipote Saladino e padrone di Egitto e Palestina, un uomo di cultura, conosciuto per il profondo senso di giustizia e l’interesse verso le discussioni scientifiche e religiose. Dalle cronache cristiane sappiamo anche che non amava la guerra, anzi. la considerava una errata forma di contesa fra i popoli.
Si suppone che Francesco abbia illustrato al Sultano la propria fede in Cristo e, interrogato da Al-Kamil alla presenza dei suoi dottori, sarebbe riuscito a dimostrare la verità della fede cristiana nel corso di profonde conversazioni che durarono diversi giorni. Il Sultano sarebbe rimasto talmente colpito da chiedere a Francesco di accettare preziosi doni e restare presso la sua corte, ma ebbe in risposta un cortese quanto deciso rifiuto, suscitando la profonda ammirazione di Al-Kamil.
Solo recentemente, nel corso di moderni studi critici sulle Crociate, l’incontro fra il Sultano e Francesco ha assunto interpretazioni differenti, diventando esempio di dialogo. L’opera di Francesco diventa sempre di più quella di un uomo che ha cercato un’alternativa pacifica alla guerra, e non a caso, i frati dell’Ordine Francescano sono oggi fra i custodi della Città Santa e del Santo Sepolcro.
Da ricordare, nel solco tracciato da San Francesco, Papa Giovanni Paolo II che, il 27 ottobre 1986, ancora in clima di Guerra Fredda, si recò ad Assisi con i leader di tutte le religioni mondiali per pregare per la Pace. Un approccio particolarmente presente anche nel pontificato dell’attuale Papa Francesco, il quale ha fatto riferimento a quell’incontro e allo spirito d’Assisi in diverse occasioni. Non ultima, il suo viaggio ad Abu Dhabi.
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