Talal Khrais – Tante volte mi chiedo cosa si studia a scuola, in Italia, quando grandi personaggi della storia, i padri della Repubblica, gli eroi come giudici caduti nella lotta contro la criminalità, militari che operano per riportare la pace dove tanta gente soffre. L’anno scorso ho fatto un sondaggio per la mia agenzia, National News Agency (NNA) sulla memoria dei giovani tra 16 e 18 anni: solo uno su tre conosce il vice brigadiere dei Carabinieri Salvatore d’Aquisto che, il 23 settembre 1943, venne fucilato dai tedeschi a Torre di Palidoro. Il giovane sottufficiale si attribuì la responsabilità di un attentato contro i tedeschi (per altro mai avvenuto in quanto la tragedia era avvenuta per uno stupido gioco fra gli stessi tedeschi) per salvare 22 ostaggi tra la popolazione.
Vorrei ricordare un straordinario personaggio, un partigiano internazionalista, patriota d’eccellenza, uomo di cultura, politico di un volto umano, l’ex sindaco di Napoli, Maurizio Valenzi, che oggi non è fra noi. Ma la sua storia, il suo amore per Napoli è più presente che mai nella memoria di tantissima gente, compreso il sottoscritto. Ho lasciato il Libano nel 1979, in piena guerra, per studiare a Napoli. Fra i tanti problemi di questa città, ci fu il terremoto del 23 novembre 1980, quando ero iscritto all’Istituto Universitario Orientale alla facoltà di Scienze Politiche. Sono stato chiamato dal quotidiano “As Safir” per coprire questo triste evento. In quell’occasione ho conosciuto il sindaco Maurizio Valenzi, al proprio posto nel Municipio, in riunione con la Giunta Comunale a seduta aperta, perché aveva disposto che il Municipio fosse la casa comune e punto di riferimento di tutta la popolazione che aveva subito le conseguenze del terribile terremoto. “Mio padre da Sindaco capì subito che il Comune doveva essere il principale punto di riferimento di tutti i cittadini che avrebbero sofferto la conseguenze del terremoto. Quella sera del 23 novembre furono accese tutte le luci di Palazzo S. Giacomo” – Ha detto in una occasione la presidente della Fondazione, Lucia Valenzi.
Insomma, anche mentre la terra tremava ancora, il sindaco era al suo posto, e al municipio tutte le luci erano accese. In quella lunga notte non avevo bisogno di intervistare il sindaco, mi bastava descrivere ciò che avevo visto. Ho continuato miei servizi viaggiando fra le macerie, nelle province di Potenza, Avellino e Salerno, mi ricordo Sant’Angelo dei Lombardi, epicentro del terremoto, con tante vittime. Ho girato per dieci giorni nelle zone terremotate, ma aspettavo il momento per incontrare quello straordinario sindaco che operava in difesa della sua città.
Grazie alla mia cara amica Francesca Saviano, della segreteria del sindaco, ho avuto l’incontro a casa sua, dove ho scoperto la fonte della sua audacia, il suo credo e la sua determinazione. A casa di Maurizio Valenzi ho scoperto la nobiltà, la cultura e patriottismo del sindaco ed ex parlamentare europeo, primo cittadino di Napoli dal 1975 al 1983. Non dovevo fare tante domande perché tutto intorno parlava chiaramente. Dopo due legislature come sindaco di Napoli, Valenzi non poté più candidarsi, quindi fu candidato ed eletto al Parlamento Europeo, estraneo al ben poco nobile compromesso fra il suo partito, il PCI, e il Partito Socialista. Valenzi era stato sindaco per otto anni e dopo di lui, nei tre anni successivi, lo seguirono in sei: un commissario ex prefetto, quattro sindaci a capo di inconsistenti giunte pentapartito, e ancora un prefetto prima di un nuovo scioglimento anticipato del Consiglio Comunale.
Maurizio Valenzi nasce a Tunisi il 16 novembre 1909, da una famiglia ebrea di origine livornese. Si dedica alla pittura e a Roma apre uno studio con l’amico Antonio Corpora. Nel 1935-36 aderisce al Partito Comunista Tunisino, insieme ad altri conoscenti italiani, con l’amico Loris Gallico pubblica il settimanale “L’Italiano di Tunisi”. Nel 1937, all’epoca del governo del Fronte Popolare, è a Parigi con il gruppo del Centro Estero del PCI e lavora alla redazione della “Voce degli Italiani” di Giuseppe Di Vittorio. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, è a Tunisi con Giorgio Amendola e Velio Spano. Nel 1941 viene arrestato, è sottoposto alla tortura ma resiste agli interrogatori, quindi è condannato all’ergastolo con lavori forzati dal tribunale collaborazionista di Vichy e internato a Lambèse in Algeria. Dal luglio al novembre 1942 è in carcere anche la moglie Litza. Liberato dagli alleati nel marzo 1943, è inviato dal PCI a Napoli, per preparare l’arrivo di Palmiro Togliatti e Maurizio Valenzi, e vive in prima persona la “Svolta di Salerno”, esperienza presente nel libro “C’è Togliatti”, edito da Sellerio nel 1995. Nel 1952 è Consigliere provinciale. In quell’anno nasce la figlia Lucia. Senatore per tre legislature dal 1953 al 1968, Segretario alla Presidenza del Senato, e Segretario della Commissione Esteri. In quegli stessi anni ricopre diversi incarichi istituzionali e di partito, diventando Segretario del Gruppo Comunista al Senato, membro della Commissione Centrale di Controllo del PCI, e Consigliere Comunale di Forio d’Ischia dal 1964 al 1970.
Al tempo stesso, non trascura la passione per l’arte, in particolare pittura e disegno, Consigliere comunale di Napoli dal 1970 al ’75, è eletto Sindaco con maggioranza relativa. La Giunta rimane al governo della città per anni grazie al consenso della cittadinanza e al voto tecnico di altre forze politiche in occasione dell’approvazione del bilancio. Confermato sindaco fino al 1983, vive direttamente il periodo del terrorismo e del terremoto. In quegli anni è anche membro del Comitato Centrale del PCI. Dopo il terremoto del 1980, in qualità di sindaco, viene nominato Commissario Straordinario per la Ricostruzione e, da non dimenticare, fondatore e primo presidente dell’ANCI Campania. Nel 1984 è eletto al Parlamento Europeo dove resta fino al 1989. Il presidente francese Mitterand gli concede la Légion d’Honneur. Maurizio Valenzi è morto il 23 giugno del 2009, appena in tempo per veder nascere la Fondazione a lui dedicata, e senza dubbio amareggiato per la bassezza intellettuale mostrata dai compromessi di partito, in virtù di una distorta “ragion di Stato” che nasconde, neanche troppo bene, il mercanteggio finalizzato a conservare poltrona e poteri, e la paura che una personalità forte, autorevole e determinata come quella di Maurizio Valenzi, potesse mettere in serio imbarazzo quelli che si dimostravano null’altro che nani e burattini della politica. Questo era Maurizio Valenzi, che mi ha lasciato anche e soprattutto una gentile e affettuosa amicizia con Francesca Saviano e l’amore per una delle più belle città del mondo.
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