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Qatar – Valutazioni sulla visita dell’emiro in Italia

Roberta Adesso - La recente visita dell’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, a Roma – dove il leader del Golfo ha incontrato il presidente Sergio Mattarella ha riportato sotto i riflettori del Paese, distratto dal Festival di San Remo e preoccupato per l’esito delle elezioni regionali, il peso e l’importanza di un partner economico così essenziale per il futuro dell’Italia. Si è discusso innanzitutto della cooperazione in campo energetico tra i due Paesi e il suo sviluppo: Il Qatar è un partner energetico già importante per Italia ed Europa, e si prevede che il suo contributo alle forniture di gas tramite il Gnl aumenterà ancora nei prossimi anni.

A giugno scorso Eni è stata selezionata da QatarEnergy come nuovo partner internazionale per l’espansione del progetto North Field East. Il 19 giugno è stato firmato l’accordo: QatarEnergy deterrà una quota del 75 per cento, mentre Eni il restante 25 per cento. Con un investimento di 28,75 miliardi di dollari, il North Field East dovrebbe entrare in produzione entro la fine del 2025 e impiegherà tecnologie e processi all’avanguardia per minimizzare l’impatto ambientale, tra cui la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica.

Le esportazioni energetiche del Qatar, di cui il gas naturale è di gran lunga il più importante, sono raddoppiate quest’estate rispetto all’anno scorso raggiungendo i 9,2 miliardi di dollari in agosto.

Inoltre il Qatar è un cliente importante anche per l’industria della difesa italiana: a fine novembre 2022 si è svolta la visita di due giorni del ministro della Difesa, Crosetto, impegnato in un vertice con suo omologo e vice Primo ministro Khalid bin Mohammed Al Attiyah, durante il quale sono stati affrontati i principali temi della sicurezza internazionale: il Qatar cerca di ottenere nuove tecnologie in particolare per il settore militare navale.

Nel 2021 il valore degli scambi totale fra i due Paesi ha superato per la prima volta i 4 miliardi di euro. Nei primi undici mesi del 2022 è stato pari a circa 6,8 miliardi di euro, con un incremento del 120% rispetto allo stesso periodo del 2021: nei fatti 250 imprese italiani operano in Qatar, di cui 200 a capitale congiunto Qatar-Italia e 50 imprese a capitale e proprietà 100 per cento italiana.

Questa piccola penisola, parte della ben più grande Penisola Arabica nell’ultimo cinquantennio si è trasformata da una nazione piccola e di limitate risorse economiche (l’occupazione principale era la pesca delle perle) in uno degli Stati del Golfo più ricchi grazie allo sviluppo delle sue abbondanti risorse di petrolio e di gas: Dal 2010 ad 2018 il PIL è cresciuto ininterrottamente raggiungendo 162 miliardi di euro, mentre nel 2019 si è registrata una lieve flessione con 149 miliardi di euro. Nel 2020, nonostante la pandemia, si stima abbia superato i 129 miliardi di euro e nel 2021 si registra il PIL di 154 miliardi di euro.

Il contesto politico ed economico è stabile e il rischio Paese medio-basso (categoria Ocse 3/7 e apertura senza condizioni sui 3 rischi: sovrano, privato e bancario). Il settore bancario è ben capitalizzato e solido in termini di rischio del credito, sebbene l'eccessiva esposizione al “real estate” potrebbe rappresentare una vulnerabilità. La borsa di Doha (Qatar Exchange) è aperta agli operatori stranieri ma con significative limitazioni. L'atteggiamento verso gli investitori esteri è positivo. Il livello delle infrastrutture è adeguato e in costante potenziamento. Il Paese è membro del WTO, del Gulf Cooperation Council (GCC), del Greater Arab Free Trade Area (GAFTA). Indicatori di Business Climate (2019): Doing Business (83º su 190) e Competitività dell'economia (29° su 140). Il Governo ha effettuato nel corso degli ultimi anni ingenti investimenti nella diversificazione dell'economia qatarina, spostando l'attenzione dal settore oil&gas ai settori della produzione industriale downstream (petrolchimico, plastica, fertilizzanti, alluminio, acciaio, ecc.), alla realizzazione di grandi progetti in ambito edilizio/infrastrutturale, trasporti/logistica, al settore turistico (anche in vista dei Campionati mondiali di calcio del 2022) oltre che a quello dell'istruzione (università e parchi scientifici) e della salute (centri clinici e ospedalieri di eccellenza).

Infine uno sguardo sul settore bancario che ha subito ultimamente importanti riforme: ha affrontato con successo una serie di sfide esterne negli ultimi anni. È emerso forte e resiliente, in una posizione vantaggiosa per sfruttare la ripresa della domanda locale e internazionale. Composto da banche commerciali, islamiche, di investimento e di sviluppo, il settore beneficia del Qatar Financial Center (QFC) onshore del paese, guidato da un organismo legale e normativo indipendente, nonché di un'industria della tecnologia finanziaria (fintech) in forte crescita. Alla fine del 2020 il segmento islamico deteneva il 20,5% del totale delle attività bancarie e il segmento convenzionale il 79,5%. Le quattro banche islamiche elencate erano QIB, Masraf Al Rayan, QIIB e Qatar First Bank. Le loro controparti convenzionali erano QNB, CBQ, Doha Bank e Ahli Bank. Il Qatar ospita anche la Qatar Development Bank (QDB), un'istituzione senza scopo di lucro di proprietà del governo. Istituito con decreto Amiri nel 1997 per aiutare il Paese a diversificare l'economia, QDB finanzia e sostiene le imprese in una vasta gamma di settori, tra cui agricoltura, turismo e produzione.

Il settore bancario del Qatar è destinato all'espansione, facilitato dalla ripresa postpandemia, da una serie di grandi progetti di infrastrutture per i trasporti e l'energia e dalla Coppa del Mondo FIFA 2022. Gli investimenti nella fintech hanno posizionato il Qatar come leader sia nel segmento convenzionale che in quello islamico. Ciò è stato supportato da un ecosistema di start-up consolidato e innovativo, che beneficia di una rete attiva di acceleratori, incubatori, fondi VC e Angel Investor, nonché un quadro normativo adattato alle esigenze specifiche della comunità tecnologica.

L'industria bancaria islamica del Qatar è una delle più grandi ed esperte al mondo, dato che la sua prima entità, la Qatar Islamic Bank (QIB), è stata fondata nel 1982. Quattro decenni dopo, mentre la fiducia delle imprese e la crescita economica stanno tornando dopo due anni di pandemia Covid-19, il settore della finanza islamica è pronto per una nuova espansione e le banche che operano in Qatar devono essere convenzionali o islamiche con una separazione netta tra l'una l'altra. Gli enti governativi e semigovernativi hanno rappresentato la quota maggiore di finanziamenti delle banche islamiche nel 2020, con il 22%, seguiti dal settore immobiliare, con il 20,7% e dalla finanza personale, con il 15,7%. Murabaha (finanziamento) e musawama (vendita a contrattazione) sono le varietà più comuni di finanziamento, rappresentando il 79% del volume totale, mentre ijara (leasing) e ijara montahia bittamleek (leasing con passaggio di proprietà) hanno rappresentato il 16% nel 2020. Nel complesso, il settore bancario islamico del Qatar ha visto le sue attività espandersi dell'8,4% nel 2020, con una crescita dei depositi dell'8,7% ed entrate del 3,4%.

Mentre le banche devono essere chiaramente designate come convenzionali o islamiche, la demarcazione non è così distinta per le assicurazioni. Le compagnie possono offrire varietà di assicurazioni sia convenzionali che islamiche, ma di solito forniscono quest'ultime tramite una filiale dedicata. Doha Insurance Group, ad esempio, ha la controllata Doha Takaful per i prodotti conformi alla sharia. Ci sono anche diversi emittenti di takaful dedicati sul mercato.

Il Qatar ospita una manciata di società finanziarie islamiche, che sono sotto la regolamentazione della QCB (Qatar Central Bank): Al Jazeera Finance, nota anche come Tamweel, First Finance Company (FFC) e la Qatar Finance House (QFH).


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