Assadakah News Agency - Ad Al Jassasiya, un angolo battuto dal vento della costa nord-orientale del Qatar, gli archeologi hanno lavorato molti anni per portare alla luce uno dei più affascinanti misteri dell'antichità: i petroglifi, meglio noti come incisioni rupestri.
Tra le rocce e le dune di sabbia, ne sono stati rinvenuti circa 900 in totale, tra piccole depressioni del terreno, probabilmente usate per un gioco che andava di moda secoli fa, e strani simboli. Dei dodici siti archeologici di arte rupestre disseminati lungo le spiagge del paese arabico, quello di Al Jassasiya è il più grande, oltre a presentare le incisioni più interessanti e uniche di tutta l'area.
I popoli antichi usavano come tela dei bassi affioramenti calcarei su cui scolpire simboli, motivi e forme di oggetti che osservavano nel loro ambiente circostante. Tra tutti quelli riportati alla luce, ad affascinare gli studiosi sono state soprattutto le rappresentazioni di imbarcazioni e velieri, raffigurate da una prospettiva laterale e dall'alto: per lo più a forma di pesce, con la poppa appuntita e le file di remi ai lati.
"Queste sculture - ha spiegato alla CNN Ferhan Sakal, capo degli scavi e della gestione del sito presso i musei del Qatar - rappresentano un alto grado di creatività e di osservazione da parte di chi le ha realizzate. Anche di pensiero astratto, perché all'epoca nessuno era in grado di vedere una dhow (nave tradizionale) dall'alto".
Studiando questi petroglifi, si possono ricavare importanti informazioni sul tipo di imbarcazioni utilizzate all'epoca, che hanno permesso, per esempio, lo sviluppo del commercio del pesce e delle perle tipici del Qatar. In alcuni casi si scorge l'incisione di un'ancora tradizionale araba, triangolare e con due fori, in altri la figura appare più simile all'ancora europea, allungata e con due bracci ricurvi: risalendo alla loro datazione, si può determinare in che periodo storico sono iniziati gli scambi con le regioni vicine del mondo.
Gli esperti possono fare solo supposizioni sul perché nel sito archeologico di Al Jassasiya ci sia una così alta concentrazione di incisioni di barche.
"Avevano un ruolo importante nelle credenze dei popoli antichi: le vedevano come un mezzo simbolico di transito da un mondo all'altro", hanno scritto gli studiosi Frances Gillespie e Faisal Abdulla Al-Naimi.
"Per i babilonesi e gli egizi, l'aldilà si raggiungeva in barca. Nel mito greco è citato il traghettatore Caronte, che trasportava le anime dei morti attraverso il fiume Stige verso gli Inferi. È possibile che queste raffigurazioni siano echi di una memoria popolare preistorica”.
Circa un terzo dei 900 petroglifi rinvenuti ad Al Jassasiya sono, invece, degli incavi di diversa forma e dimensione, disposti secondo varie configurazioni: lo schema più diffuso prevede due file parallele di sette buche. Molti credono siano le tracce dell'antico gioco chiamato “mancala”, diffuso in molte parti del mondo, in cui i partecipanti devono lanciare delle pietre, in numero pari o dispari, cercando di centrare queste depressioni del terreno. Chi contesta questa teoria sottolinea il fatto che alcuni incavi siano troppo piccoli, e altri ancora difficili da sfruttare perché posizionati su pendii.
Altre ipotesi sulla funzione di queste antiche buche parlano di riti divinatori, conteggio delle perle, sistemi di calcolo temporale basati sulle maree. Risposte certe, in ogni caso, non ce ne sono, anche perché è molto difficile determinare l'età di queste raffigurazioni. Si va dal neolitico (dall'8000 a.C. al 3500 a.C. circa) – ha spiegato ancora Ferhan Sakal – al tardo periodo islamico (corrispondente all'incirca al tardo Medioevo latino). Personalmente, penso che non tutte le sculture siano state realizzate nello stesso momento".
In base ai risultati di uno studio condotto dieci anni fa su nove diversi tipi di petroglifi dell'area di Al Jassasiya, questi non dovrebbero avere più di qualche centinaio d'anni. Servono però nuove ricerche e nuove tecniche per esserne sicuri.
Al Jassasiya si trova a circa un'ora di strada a nord di Doha, la modernissima capitale del Qatar, vicino al vecchio porto petrolifero di Al Huwaila. Il sito fu scoperto la prima volta nel 1957, ma fu solo tra il 1973 e il 1974 che una squadra di archeologi danesi guidati da Holger Kapel e suo figlio Hans iniziarono a catalogare minuziosamente tutti i simboli rinvenuti. Le ore migliori per andare a far visita sono all'alba e al tramonto: non esistono aree ombreggiate, quindi sostare troppo sotto al sole per ammirare i petroglifi potrebbe rivelarsi molto difficile.
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