Talal Khrais, Paola Angelini – Roma
Il blocco economico impedisce qualsiasi forma di scambio. L’Europa da quale parte sta?
L’atteggiamento dell’Occidente sembra ambiguo invece per molti osservatori attenti é ipocrita e irresponsabile. In nessun paese dell’Europa occidentale (il cosiddetto mondo libero) si riconoscono le responsabilità del disastro umanitario verso quei popoli che vivono in diverse regioni del mondo, basterebbe ricordare le guerre contro l’Iraq, la Libia e la Siria. Popoli benestanti trasformati in immigrati che muoiono sulle spiagge. Persone che scappano dalle loro case. Paesi una volta ricchi, una volta acquirenti e intenditori del made in Italy. Molti dimenticano che l’embargo è considerato dagli uomini di coscienza un “vero crimine contro l’umanità”.
La sospensione impedisce di importare i prodotti necessari alla sopravvivenza: generi alimentari, acqua potabile, elettricità, cure mediche, pezzi di ricambio.
La Siria è un paese in guerra da anni che continua a subire le conseguenze delle sanzioni. Continua la paralisi economica che tocca la vita di ogni singolo siriano.
Colpisce senza distinzione musulmani e cristiani. Oggi in Oriente i cristiani sono a rischio di estinzione, e in Siria terra del Cristianesimo, si è passati da un milione e mezzo a settecentomila.
I terroristi dell’Isis e di Al Nusra governano in vaste aree del paese con la forza, a loro arrivano fondi senza sosta e la frontiera turca sembra aperta a tutto: denaro, armi e uomini.
L’intervento della Russia in Siria ha alleviato le sofferenze di centinaia di migliaia di persone bloccate dall’Isis, mentre l’Europa non si dimostra responsabile nei confronti di un paese amico da sempre. Le operazioni militari della Federazione Russa hanno permesso allo Stato Siriano di riconquistare una grande parte del territorio e hanno offerto assistenza alla popolazione, con questi interventi lo Stato Islamico ha perso più del 25% del territorio.
Non solo esiste una guerra terroristica contro uno Stato che non è in guerra con nessuno, ma il paese è anche sistematicamente saccheggiato.
L’Esercito della Federazione russa lancia in continuazione pacchi di cibo sulle città siriane assediate. Una di queste è Deir El Zour, Izra, nel sud-ovest del paese. Nelle scatole ci sono farina, diversi tipi di cereali, conserve alimentari, biscotti e caramelle.
La nostra coscienza dovrebbe essere attiva e coraggiosa, non dovremmo permettere che in Siria siano ancora in corso pesantissime sanzioni. Nessuna nazione, comprese le europee, dovrebbe tollerare.
La Siria venne punita ingiustamente nel 2011, quando l’Unione Europea varò le sanzioni contro il paese arabo a sfavore della circolazione dei dirigenti siriani, imponendo l’embargo del petrolio, il blocco di ogni transazione finanziaria e il divieto di commerciare moltissimi beni e prodotti. Le limitazioni proseguono ancora con pretesti incomprensibili.
Cosa dovrebbe fare la Siria per ottenere la rimozione delle sanzioni? Smettere di combattere il terrorismo?
L’Esercito Arabo Siriano appoggiato dagli Hezbollah e dall’aviazione russa sta riconquistando vaste aree intorno a Damasco e il suo aeroporto, cioè il villaggio strategico di Deir al Assafir, situato nel Governatorato di Rif Dimashq, 12 chilometri a sud-est di Damasco, nell’area del Ghouta orientale (considerata una delle principali roccaforti delle bande armate nella vicinanza della capitale siriana).
I miliziani di Jaish al Islam (esercito dell’Islam) e Faylaq al Rahman sono stati sconfitti lasciando sul terreno centinaia di morti
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