Assadakah News Agency - “La Palestina è un microcosmo di abusi di diritti umani ben documentati”: così Francesca Albanese, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati dal 1967, ha introdotto il seminario di oggi, giovedì 16 marzo, alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, organizzato nell’ambito delle attività del Master universitario di primo livello in Diritti umani e gestione dei conflitti (Human rights and conflict managament).
L’incontro è stato introdotto da Francesca Capone, docente di Diritto internazionale dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna, per inquadrare il tema dei diritti umani nei territori occupati in Palestina, dal punto di vista giuridico e storico. Il successivo dibattito è stato moderato da Emanuele Sommario, direttore del Master in Human Rights and Conflict Managament e docente di Diritto internazionale dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna, con la partecipazione di Antonio Bultrini (Università di Firenze), e Massimo Iovane (Università di Napoli Federico II).
Durante la sua relazione Francesca Albanese ha ricordato come “da oltre 50 anni Israele ha perpetuato e continua a perpetuare sistematici abusi e violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi occupati. In un contesto così complesso, che va avanti da dal 1967, è importante un cambio di paradigma. Questo cambio vuol dire fine dell’occupazione, senza cui non ci sono i prerequisiti per dei negoziati efficaci”.
L’occupazione, secondo quanto ha detto Francesca Albanese, “viola il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, ovvero il suo diritto a essere libero e indipendente e questo è un diritto cardine delle Nazioni Unite. Dall’altra parte il cambio di paradigma rimette al centro il diritto internazionale, che deve essere più vicino alla giustizia che al potere o alla politica”. Ancora prima di questo discorso “il linguaggio da usare è fondamentale”, come ha avuto modo di ricordare Francesca Albanese: “confondere un termine con un altro, come scambiare un’occupazione per un conflitto, può avere delle ripercussioni sulla libertà delle persone e sui diritti che spettano loro”.
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