Assadakah News - Kimia Yousofi sapeva di non essere in grado di accedere alla finale dei 100 metri, ma il suo scopo non era la vittoria olimpica, bensì quello di portare un messaggio alla comunità internazionale riunita a Parigi per le Olimpiadi 2024, e lo ha fatto. La velocista Kimia Yousofi, una dei sei atleti che a Parigi rappresenta l'Afghanistan, ha voluto denunciare lo stato in cui versano ancora oggi le donne del suo Paese. Arrivata ultima, dopo il traguardo ha pensato a una cosa sola: si è staccata il pettorale, lo ha girato a favore di telecamere e ha mostrato tre scritte a penna in inglese con tre colori, quelli dell'Afghanistan: una in nero con la parola "Education" ("Istruzione"), una al centro in verde ("Sport"), e una in rosso con la frase "Our rights" ("I nostri diritti").
"Penso di dovermi sentire responsabile nei confronti delle ragazze afghane perché non sanno parlare", ha spiegato subito dopo nelle interviste post-gara. "Non mi sono mai occupata di politica, faccio solo ciò che ritengo sia giusto. Qui posso parlare con i media ed essere la voce delle ragazze afghane. Vi dico cosa vogliono: vogliono diritti fondamentali, istruzione e sport. La possibilità di decidere della propria vita è stata tolta loro negli ultimi due anni. Questa è la mia bandiera, questo è il mio Paese, questa è la mia terra e per questo mi batto affinché qualcosa cambi", ha concluso. Le donne in Afghanistan hanno sofferto immensamente da quando il Paese è stato conquistato nell'agosto 2021 dai talebani che riconoscono solo gli uomini. A tal punto da non trasmettere in tv le gare femminile di Parigi 2024 in quanto ritenute "scandalose e immorali". In un rapporto delle Nazioni Unite del 2023 emerge che attualmente l'Afghanistan è la nazione più repressiva al mondo con le donne, private praticamente di tutti i diritti fondamentali.
La storia di Kimia Yousofi trasuda coraggio e voglia di emergere: è nata nel 1996 a Mashhad, in Iran, da genitori fuggiti dall'Afghanistan durante il precedente governo talebano. Nel 2012, quando aveva solo 16 anni, ha vinto una selezione di talenti riservata alle ragazze immigrate afghane che vivevano in Iran. E’ tornata in Afghanistan per allenarsi sperando di avere la possibilità di partecipare alle Olimpiadi. Obiettivo centrato nel 2016 e nel 2021 in cui ha avuto l'onore di essere eletta portabandiera. Quando i talebani hanno ripreso il controllo del suo Paese, si è trasferita definitivamente in Australia con l'aiuto di funzionari locali e del Cio. Si sarebbe guadagnata un posto nella squadra olimpica dei rifugiati, pensata per gli atleti rifugiati come lei, ma ha tenuto a rappresentare l’Afghanistan per la terza volta proprio per mandare un messaggio fondamentale al mondo intero.
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