Talal Khrais (National News Agency- NNA Beirut) - Seguire le attività del Santo Padre è una vera e propria piacevole fatica. Noi giornalisti accreditati presso la Santa Sede siamo quotidianamente bombardati da tante notizie che riguardano le frenetiche attività di Papa Francesco. Non solo, ma esiste un lavoro diplomatico su scala mondiale della Santa Sede che riguarda conflitti in atto e attiva partecipazione alle Conferenze delle Organizzazioni Internazionali. Malgrado l’enorme fatica dei colleghi stranieri presso la Santa Sede, esiste grande amore e stima del capo della chiesa cattolica.
"Grande Papa, coraggioso cristiano, instancabile apostolo". Così dicono i colleghi quando si parla del Santo Padre.
In questi giorni abbiamo riportato diversi iniziative del Santo Padre nella nostra Stampa. Tra i più importanti il Videomessaggio del Papa Francesco ai partecipanti alla 109a riunione della Conferenza Internazionale del Lavoro, al via online a Ginevra: inaccettabili le violenze contro le donne, da evitare un consumismo cieco nella ripresa post-Covid. Non esistono persone "eliminabili". "Unirsi in sindacato è un diritto". Poi invoca “una riforma profonda dell’economia” e un lavoro “veramente ed essenzialmente umano”, perché quello attuale per tanti lavoratori a giornata, per migranti e precari e soprattutto per tante donne - a cominciare da domestiche, badanti e venditrici ambulanti - è “pericoloso, sporco e degradante”. “Molti migranti e lavoratori vulnerabili, insieme alle loro famiglie normalmente restano esclusi dall’accesso a programmi nazionali di promozione della salute, prevenzione delle malattie, cura e assistenza, come pure dai piani di protezione finanziaria e dai servizi psicosociali”.
"La diminuzione delle ore di lavoro negli ultimi anni si è tradotta sia in perdita di posti di lavoro sia in una riduzione della giornata lavorativa di quanti lo hanno conservato.
Il Papa rivolge lo sguardo alle categorie sociali più vulnerabili: giovani, migranti, indigeni, poveri, che “non possono essere lasciati da parte in un dialogo che dovrebbe riunire anche governi, imprenditori e lavoratori”. Il Pontefice non dimentica i lavoratori del cosiddetto impiego “non standard”, privi di tutele sociali e quindi particolarmente vulnerabili. Per loro, come per tutti, serve un’unica, semplice, azione: “cura”. "Un lavoro che non si prende cura, che distrugge la Creazione, che mette in pericolo la sopravvivenza delle generazioni future, non è rispettoso della dignità dei lavoratori e non si può considerare dignitoso. A chiusura del videomessaggio, Papa Francesco si rivolge ad ognuno degli “attori istituzionalizzati del mondo del lavoro” che potrebbero favorire i cambiamenti già in atto: “La vostra responsabilità è grande, ma è ancora più grande il bene che potete ottenere”.
Un altro evento interessante per la nostra stampa quando incontra i diaconi della Diocesi di Roma e dice: triste vedere vescovi e preti che si pavoneggiano, il diaconato aiuta a superare la piaga del clericalismo, no alla casta sacerdotale. E poi l'invito a essere “bravi padri, mariti e nonni” perché questo darà speranza alle coppie in crisi
Non “mezzi preti” o preti di second'ordine, ma “bravi sposi e bravi padri” e soprattutto servitori "premurosi" e "umili", perché “è triste vedere un diacono che vuole mettersi al centro del mondo”. È il ritratto che Papa Francesco delinea dei diaconi, ricordando il Concilio che ha rivalutato queste figure quali ministri “dediti al servizio” del popolo di Dio. Ed è proprio il servizio il mandato che il Papa affida ai diaconi permanenti della Diocesi di Roma, ricevuti in udienza stamattina nell’Aula delle Benedizioni.
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